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Convegno “Sport, dimensione sociale” non solo risultati  

L’appuntamento di San Benedetto del Tronto organizzato dalla Scuola regionale dello Sport del Coni in collaborazione con Cip e Miur Marche, Ordine dei Giornalisti – Unione stampa sportiva Marche, Fondazione “Gabriele Cardinaletti”

San Benedetto del Tronto, 21 aprile 2023 – L’auditorium Tebaldini ha ospitato, mercoledì, il penultimo della serie di convegni – in precedenza si erano svolti a Fano, Fermo, Civitanova Marche – dal titolo generale “Marche, Sport e Società – Ieri, oggi… E domani?”, appuntamenti organizzati dalla Scuola regionale dello Sport del Coni, in collaborazione con Cip (Comitato italiano paralimpico) regionale, Miur (Ministero istruzione e del merito) Marche, Ordine dei Giornalisti – Unione stampa sportiva Marche, Fondazione “Gabriele Cardinaletti”.

Stavolta si è parlato di “Sport, dimensione sociale”,  un altro argomento da sviluppare relativo al focus che è stato il tema sotteso a tutti gli incontri in calendario, l’inclusione.

Inclusione come vocazione dello sport marchigiano che opera e guarda non solo al mondo paralimpico ma anche  alle necessità emergenti di pari opportunità riguardanti il genere, la cultura, l’estrazione sociale, situazioni che connotano anche le relazioni di ogni giorno nella nostra dimensione all’interno della società.

A coordinare gli interventi il presidente dell’Ussi Marche, Andrea Carloni, con i saluti del vice sindaco del Comune di San Benedetto del Tronto – che ha patrocinato il convegno – Antonio Capriotti, il quale ha portato soprattutto la sua esperienza di genitore di una ragazza sorda che fa parte della nazionale paralimpica di volley, ricordando come «lo sport è già fenomeno sociale inclusivo ed educativo e nel pensare a una struttura demandata a ospitarlo dobbiamo fare in modo che sia per tutti. Quando mia figlia è stata convocata si è sentita apprezzata e amata e quel momento è stato e continua a essere una gioia per tutta la famiglia».

Andrea Carloni

Saluti ai quali si è unito anche Fabio Luna, presidente Coni Marche,  per il quale «lo sport non è solo quello dei risultati, le testimonianze che abbiamo ascoltato rappresentano un momento importante per analizzare quanto si sta facendo, anche in un’ottica futura, in fatto di inclusione. Ringrazio la Fondazione Andrea Cardinaletti che ci ha sollecitato a intraprendere questa iniziativa di riflessione molto importante e il vice presidente del Cip Marche, Roberto Novelli».

Quest’ultimo ha a sua volta voluto ringraziare il mondo della scuola «che lavora con noi e ci è vicino», mentre la vice presidente della Fondazione – presente anche il presidente, Andrea Cardinaletti – , prof.ssa Michelangela Ionna, ha ribadito come «il ruolo della Fondazione Andrea Cardinaletti  è quello di svolgere progetti volti all’inclusione delle diversità, che siano territoriali, culturali, fisiche».

Il prof, Marco Petrini, coordinatore Ufficio scolastico regionale per l’educazione fisica  e sportiva, dal canto suo, ha parlato delle tre grandi iniziative in atto, “Tutti al campo” dove si confrontano rappresentative formate dalle classi, “Pe4move” (Phisical education for moving), progetto che promuove l’educazione fisica di qualità, e i Campionati studenteschi «che qualche problema dal punto di vista dell’inclusione sociale lo denotano. Le cifre, infatti, parlano del fatto che il 90% dei partecipanti è costituito da ragazzi che già fanno sport mentre se confrontiamo l’intera popolazione scolastica il numero dei partecipanti è del 30%. Ecco, il nostro compito è quello di andare a prenderli tutti per farli partecipare».

La prof.ssa Daniela Testa, docente del’Istituto comprensivo Centro di San Benedetto del Tronto ha rappresentato il progetto in rete realizzato in collaborazione con la locale associazione sportiva “Il Faro” e sostenuto dal Cip, attraverso l’iniziativa “Lo sport paralimpico va a scuola – Pedalare con il cuore” e il progetto “I sensi per vedere oltre”.

Daniela Testa

La finalità «quella di sensibilizzare gli alunni in merito alla disabilità anche attraverso esperienze sensoriali di vario genere e, attraverso l’incontro con Davide Valacchi, far loro conoscere come si possono superare i limiti della stessa disabilità facendo emergere le proprie potenzialità al fine di poterle sfruttare».

Davide Valacchi, 32 anni, cieco dall’età di 14 anni, ascolano da anni residente a Bologna, laureato in psicologia clinica, ha raggiunto il Kazakistan in tandem. Con lui un collegamento audio nel quale ha spiegato come «il tandem mi ha aiutato a socializzare, poi mi sono appassionato al racconto di un mio amico che aveva viaggiato per l’Europa in bici e ci venne di farlo insieme in tandem».  

Un viaggio che è stato anche occasione per promuoverlo «come mezzo di integrazione per quanti come me sono in condizione di disabilità visiva».

La prof.ssa Fiammetta Silvi, docente del locale Comprensivo “Capriotti”  ha, invece, spaziato sul progetto baskin a scuola  – nato nel 2017 – «molto inclusivo e trasversale, nel genere e nelle fasce d’età».

«Abbiamo attivato collaborazione – ha spiegato – e sinergie, a livello sociale, con altri enti del territorio, realtà fuori dalla scuola, e questo ci ha permesso di portare il baskin nella zona sud delle Marche dove era assente». 

L’uscire dall’ambito scolastico interno ha significato, «il potersi aprire alla partecipazione di altre scuole e, nel post pandemia, poter disporre di una sezione baskin nell’associazione sportiva “Il Faro”. Quest’anno abbiamo partecipato al campionato regionale esordienti con buoni risultati. Si è attivata una grande partecipazione, in quanto alunni, ex alunni, ragazzi con disabilità, si sono ritrovati, anche con la presenza degli stessi genitori. Quello che manca, comunque, sono le energie umane e le risorse finanziarie per dare la possibilità a più ragazzi possibile di potersi inserire».

L’avv. Barbara De Agostinis, docente di diritto sportivo e Scuola regionale Coni, già presente a Fano, ha delineato come «la dimensione sociale nello sport racchiude un po’ tutto, in fatto di integrazione, inclusione e parità di genere. E’ un’attività umana che si fonda su valori sociali, educativi e culturali essenziali e deve essere accessibile a tutti, così come riportato dalla normativa europea».

L’Europa ci ha consegnato il Libro Bianco, primo documento relativo allo sport «che si concentra sul suo ruolo sociale, garantendo l’inclusione dalla base, l’integrazione e la parità di genere. Vanno tenute presenti le esigenze dei gruppi più svantaggiati (immigrati, disabili) per poter riuscire a superare le barriere linguistiche e culturali».

Alla base, comunque, la forte partecipazione pubblica perché «è importante che siano messi a disposizione gli spazi necessari sostenendo al contempo economicamente le attività».

Nelle Marche ci si riconduce alla legge del 2012 dove in prevalenza emergono attenzioni sulla «funzione sanitaria dello sport e sull’impiantistica.  Non c’è nulla sulla parità di genere, anziani e soggetti svantaggiati sono al momento gli unici riferimenti».

Con Luigi Innocenzi, consigliere internazionale Panathlon Club, associazione a connotazione prevalentemente sportiva, si è spaziato sul fatto che «oggi lo sport è tutto. Investe la popolazione nel suo complesso. Ognuno di noi è attraversato dalle problematiche dello sport: istituzioni, chi lo pratica a tutti i livelli, i giudici e gli arbitri, i dirigenti, gli sponsor, i volontari, gli investitori, i tifosi».

«Noi come Panathlon abbiamo come obiettivo il miglioramento della società attraverso lo sport, pulito ed eticamente valido. Tante le iniziative a livello nazionale e locale che coinvolgono soprattutto la scuola da dove si deve cominciare. Facciamo questo per restituire quello che in soddisfazioni abbiamo ricevuto dalla nostra attivià sportiva».

«”Voglio essere parte del mondo e non un mondo a parte” è il motto dell’associazione “Tangoteca”  di San Benedetto del Tronto e la presidente Patrizia Cosentino ha spiegato che «ci occupiamo di tangoterapia, applicando questo ballo (unico ad essere stato riconosciuto nel 2009 dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità) alle varie terapie, tanto che diviene uno strumento di riabilitazione, apportando benefici».

«Non è una danza, ma un’esperienza di vita, di relazione con gli altri e ci permette di ritrovare noi stessi, abbatte tabù. E’ un dialogo attraverso un ballo nato in Argentina proprio come strumento di integrazione sociale. Un non vedente danza insieme a chi ha un altro tipo di disabilità, motoria o intellettiva, e unendo la varie difficoltà si apre un mondo. Riescono a tirar fuori la loro voglia di vivere, quello che hanno dentro».

Voglia di vivere portata con tutta la sua esuberanza e la sua forza, in carrozzina, da una testimonial d’eccezione, la campionessa jesina Alessia Polita. Lei ha ripercorso la sua storia – nota – impressa nella passione per le moto trasmessale dal padre.

Il giugno 2013 segna la sua vita, durante le qualifiche, un brutto incidente che la renderà paraplegica.

Alessia Polita

«Ma non l’ho mai visto come un giorno di dolore – ha affermato incalzata da Andrea Carloni – il rischio c’era, sono stata sempre fatalista. Più  che altro mi dispiaceva aver perso cose che avevo ma poi nel tempo ne ho acquistate altre, anche se è stato un percorso di sofferenza».

Non si è mai arresa, comunque, anche perché la forza le è venuta e le viene «dalla testa dello sportivo».

«La vita, ora, la vivo tutta, prima era più superficiale, ora vado a 300 all’ora, metto benzina fino a che ne avrò bisogno per vincere la mia serenità. Lo sport ti fa prendere batoste ma ti aiuta a reagire e quando ho toccato il fondo ho capito quanto amassi la vita. La disabilità non la dice tutta perché faccio più io di alcune amiche che hanno ogni cosa a posto».

E in quel fare, ovviamente, lo sport c’entra, nel “dopo” ne ha attraversati diversi Alessia, per poi soffermarsi su handbike – grazie ad Alex Zanardi – e monosci. Discipline che potrebbero portarla verso le prove olimpiche.

«Ma debbo dire che in questo senso lo sport non è per le tasche di tutti, ci sono costi elevati, eccessivi, specialmente per le carrozzine».

«E non è tutto perché i problemi quotidiani ci sono, nella mia città e non solo. Barriere architettoniche e difficoltà oggettive di ogni genere, vedi i parcheggi, sempre difficile usufruirne. Molto è demandato al privato, alle associazioni, come la “Fattoria dei Sogni” di Selena Abatelli, una fattoria estremamente inclusiva. Quello che si predica poi va messo in pratica…».

L’evento conclusivo, nel quale si tireranno le somme,  sabato 6 maggio – Ore 10 – Ancona – Sala Figc – via Schiavoni snc (500 posti) 

La sintesi – “Marche, Sport e Società – Ieri, oggi… E domani?” – coordina: Andrea Carloni

Andrea Abodi – Ministro per lo Sport e i Giovani

Francesco Acquaroli – Presidente Regione Marche

Valeria Mancinelli – Sindaco di Ancona

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