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Cronaca

JESI DECEDUTO IL M° MAURO PORFIRI, SOTTO LA SUA DIREZIONE LA BANDA “G.B. PERGOLESI” VISSE UN PERIODO MAGICO

JESI, 12 marzo 2016 – “Vorrei chiedere scusa a tutti coloro con i quali ho avuto contatto”. Sono queste le parole che il M° Mauro Porfiri ha riferito al parroco della Collegiata di San Francesco di Corinaldo, don Giuseppe Bartera, mercoledì sera, 9 marzo, il giorno prima della sua morte, avvenuta 8 giorni prima del compimento dei 92 anni. Quel pomeriggio il M° Mauro, così come lo ha sempre chiamato il sacerdote e non solo, ha telefonato in parrocchia invitando il sacerdote a casa sua per una chiacchierata; forse si era reso conto che stava per arrivare al traguardo di una vita “spesa per l’armonia”, come è stato detto in chiesa; un’esistenza poggiata  su tre robusti pilastri: la fede, che in Porfiri non è mai venuta meno e che è testimoniata dalla vicinanza alla Chiesa e dal suo impegno, la famiglia, con particolare riferimento alla moglie Vittoria che le è stata sempre vicino, alle figlie Lucia e Alessia, ai generi ed ai nipoti. Infine la musica che al Maestro Porfiri ha offerto l’opportunità di educare tantissimi giovani, di gratificare la sensibilità degli appassionati, di arricchire il già consistente patrimonio musicale esistente con le sue composizioni sacre e profane.

Nella sua lunga vita Porfiri ha incontrato tanti personaggio delle sette note, a cominciare dal M° Piero Giorgi al quale è intitolato il Coro; ha avuto contatti con tanti gruppi corali e corpi bandistici. Oltre ai due complessi – vocale e strumentali – di Corinaldo Porfiri ha profuso il suo sapere in fatto di musica anche in altre città; tra queste anche Jesi. Arrivò nella città di Pergolesi agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso quando la Banda Musicale “G.B. Pergolesi” era stata appena ricostituita dopo alcuni anni di abbandono conseguente la morte dell’indimenticato M° Aurelio Cori. Di fronte a lui un nutrito gruppo di musicisti ai quali non mancava certo la voglia di suonare. Con passione e tanta professionalità, Porfiri riuscì a trasformare quel gruppo di appassionati in un apprezzabilissimo insieme che col passare degli anni si impose all’attenzione del pubblico locale e non solo. A tale proposito voglio ricordare una esperienza da me vissuta assieme al M° Porfiri ed alla Banda cittadina. Alcuni anni dopo la ricostituzione della banda si celebrò a Roma un anniversario importante dell’Anbima, l’associazione che raduna le bande musicali italiane. Come richiesto ad altre bande anche quella jesina fu invitata a tenere un concerto all’aperto; il luogo prescelto fu la terrazza mediana della scalinata di Trinità dei Monti, uno scenario stupendo ed un luogo acusticamente idoneo per le sette note. I “ragazzi” del M° Porfiri assolsero l’impegno artistico offrendo al pubblico un concerto memorabile, mano a mano che l’esecuzione andava avanti lo sparuto gruppo iniziale di ascoltatori  si andava infittendo fino al punto che  molti dovettero prendere posto sui gradini inferiori e sulla balconata della scalinata. E non è tutto. Terminato il concerto la Banda si mise in colonna per raggiungere il posto del raduno, procedeva al suono degli strumenti. E’ stato in questa occasione che alcuni Direttori di altre bande, tra i quali quello della mitica Banda dei Carabinieri, hanno fermato il Maestro per complimentarsi per la bellissima esecuzione musicale fatta in precedenza.  La collaborazione di Porfiri con la Banda jesina è proseguita per molti anni, fino a quando il professionista non ha cominciato ad accusare il peso degli anni che ostacolava il suo continua spostarsi dalla sua Corinaldo a Jesi.

Al termine della cerimonia religiosa di commiato, animata dalla locale corale diretta dal M° Piercarlo Fontemagi e prima della benedizione conclusiva da parte di Don Giuseppe, alcune persone hanno voluto testimoniare la loro vicinanza alla famiglia: lo ha fatto il nipote del M° Giorgi, il Presdiente del Coro “Piero Giorgi”, un rappresentante dell’Anbima e, per la banda “G. B. Pergolesi” il suo presidente, Remo Uncini che, tra l’altro, ha evidenziato “il senso paterno” dello scomparso e, al tempo stesso “la sua autorevolezza” nei rapporti coi musicisti. Ultime a prendere la parola anche a nome della loro mamma, sono state le figlie Lucia e Alessia; la prima ha esordito con “non volevo dire nulla, per babbo ha parlato la sua musica”, poi ha ringraziato i “figli” di quel babbo, “genitore” per mezzo della musica intervenuti al funerale. A questa affermazione ha fatto riferimento Alessia che ha detto: “non sapevo di avere tante sorelle e tanti fratelli”. Mentre i presenti uscivano dalla chiesa, sul sagrato hanno trovato un piccolo complesso bandistico che ha salutato il loro vecchio Maestro con una breve esecuzione musicale.

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