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Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

LASCIATE OGNI SPERANZA OH VOI CHE ENTRATE

 

gioia1La visita ginecologica: parliamone. Dice ohibò…oggi spigni forte già dalla prima riga! Sì, oggi je do subito giù a rotta de collo con tracotanza e sfacciataggine. Lo faccio perché voglio che il maschio all’ascolto si renda conto di quello che io, donna, devo subire in vita mia. E lo faccio soprattutto per “vendicare” tutte le femmine mie simili, come una specie di Giovanna d’Arco della patonza, in modo che una volta per tutte si senta forte e chiaro il nostro grido di dolore e si ponga fine a questo scempio. Questo scempio della dignità, questo scempio del pudore, questo scempio della sensibilità. Amici, romani, concittadini, prestatemi le vostre orecchie: sono venuta a seppellire la mancanza di tatto di questa figura estranea in camice bianco che ci sfruguglia l’intimità senza il minimo riguardo…come se lì sotto ci fosse una sala giochi in cui si può entrare e uscire a piacimento, un’acquasantiera dove immergere qualunque cosa, come se quel pertugio non fosse la parte di un corpo con una testa e un’anima, ma la porta di una casa che non è neanche la nostra. Toc toc…Chi è? Salve, sono lo speleologo, da quanto tempo non organizza una visitina guidata alla Grotte di Frasassi? Beh, guardi…a occhio e croce…a giudicare dal muschio sulle stalattiti…almeno tremila anni. Beh, ma non va bene, cara mia, l’antro di Polifemo va tenuto sotto controllo, ripulito, investigato, esplorato, custodito…deve venire più spesso. See, più spesso, qui mica facciamo un aperitivo al tramonto: tu mi scandagli i fondali con brutalità, senza due preliminari due, senza una parolina dolce, un sussurro, una rassicurazione. Ma non è vero…io le parlo! Sì e sei ridicolo, perché mi parli come se stessimo prendendo il thè delle cinque. Peccato che in questo salotto non mi sento per niente a mio agio, noi non abbiamo la minima confidenza e tu sei tutto fuorché il sosia di Richard Gere. Come potrei dialogare con te con la disinvoltura che pretendi, eh? Sto seduta su una poltrona ribaltabile con le gambe aperte come una quaglia disossata, ho la tua faccia dentro la notizia e il faro del commissariato che m’illumina fino alla laringe: ma cosa vuoi trovare con tutta ‘sta luce in otto centimetri quadrati, il tesoro dei pirati?? Non c’è niente in fondo al tunnel…ni-eee-nte! Vabe’, Gioia, stai calma, che qui siamo solo all’inizio: Indiana Jones s’è appena infilato il guanto della sfida: tutto me pare, tranne che vòle lava’ i piatti! Sì sì…in effetti c’è un’afa terribile in città in questi giorni, ma dicono che tra poco il tempo cambi e arrivi un gran temporale: fingo spudoratamente indifferenza per non dargliela vinta, ma in realtà vorrei spezzargli il polso, staccargli l’arto con cui mi sta scannerizzando senza chiedermi il permesso e schiaffeggiarlo con la sua stessa mano. Lui parlotta con non-chalance, mentre si immerge tipo Enzo Maiorca…boh…ritornerà in superficie, prima o poi, spero. Sì, ritorna. Ma purtroppo per trafficare in un angolo buio fuori dal raggio visivo che alle mie pupille, inchiodate con preoccupazione al soffitto, non è dato scorgere. Poi, ecco, netto e inconfondibile, il rumore di un involucro di plastica che viene aperto. Sai che succede quando si apre la plastica? Che mi si chiude qualcos’altro. Oh-oh – dice la mia riservata e vulnerabile vocina interiore – la plastica nooo. E invece LA PLASTICA SÌ. Come il tedoforo delle Olimpiadi, il dottor Falloppio mi mostra con orgoglio (e una punta di sadismo) questa fiaccolona di 35 metri per 20 che serve per perlustrare dall’interno la Pantagonia e poi pronuncia la frasetta di rito. Tre, due, uno (siete pronti??): ……………………………………….

SI RILASSI.

Dunque, carissimo gemello diverso di Freud, tu adesso mi devi spiegare come cazzo faccio a rilassarmi di fronte a un giavellotto di marmo che stai per infilarmi (non so per altro come, visto che mi si è appena auto-cucito tutto a punto croce) nell’apposita vaschetta. Ma cosa vuoi che mi rilassi co’ sto missile puntato contro?? Eh, ma, signora, se non si rilassa poi sentirà dolore. Aaah, bene!! Complimentoni! Adesso sì che sono rilassata!! Ho capito, ma allora cosa dovrei dirle?? FARÒ IL PRIMA POSSIBILE. Questa è l’unica cosa che adesso voglio sentirmi dire. E tu, come un gommista della Ferrari, devi impiegarci 15 secondi netti ad andare e tornare, intesi? Non un secondo di più. Ma tanto, ndo vai, razza d’uno zotico che non sei altro, prima o poi te verrà la prostata…e allora ti auguro visite urologiche come se piovesse e un medico senza pietà con gli occhi di Hannibal Lecter e un ditone della stazza di Hulk. Così finalmente capirai, egregio trafficatore dei fori imperiali, che un po’ di GRAZIA bisogna mettercela con la ciccia baffetta, capito?? I modi sono importanti. Anzi, fondamentali. Perché, come disse quella contadina a cui era stato chiesto a brutto muso “Aho, me la dai??”: “Per dartela, te la do…MA CERTO QUESTO NON È ‘L MODO DE DOMANDALLA!”.indi

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