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Cronaca

CUPRA MONTANA, LA RUBRICA “SOTTO ‘E LOGGE”, IL RACCONTO DI UN PAESE

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Più giorni passano e più mi riempio di ricordi, non tutti belli ovviamente ma sicuramente importanti perché riguardanti proprio il mio paese e cioè Cupra Montana.
Lo ritrovo testimone muto dei miei primi amori, complice in certe scelte della vita, ci fumiamo insieme la prima sigaretta maledetta e quasi graffiante in gola, turbamenti ed ansie vissute quasi mano nella mano: incertezze contrastate con sfacciataggini assolute proprie dell’incoscienza della giovane età e sullo sfondo sempre te paese caro, non sempre indifferente perché facevi sentire con la tua presenza le voci ed i richiami che risuonavano assillanti nell’ambito familiare.
Ti ho sempre amato. Paese, ho sempre amato il calore delle tue pietre alle quali mi accostavo quasi come ad una guancia materna.
Ho sempre amato i tuoi mille angoli segreti ed intimi in cui consumavo a volte le mie delusioni e le mie voglie; tu ed io da soli, senza altri testimoni, ti ho sentito amico sincero, ho ascoltato la tua forte voce fatta di campane, ho sentito il crepitio dell’acqua sui tuoi tetti, sul selciato non più polveroso soltanto da pochi anni.
Ti ho visto spesso diventare fantasma candido e silente per il gran manto di neve con cui ti ricoprivi nella brutta stagione.
Riconosco il rumore delle mie scarpe quando percorro le tue vie, i tuoi vicoli così intimi al punto che ci si può quasi abbracciare da una finestra all’altra e il suono familiare mi da sicurezza, mi tranquillizza come può fare la voce di una madre, come può fare il suono della famiglia riunita magari accanto il fuoco!
Caro paese, dolce paese, nonostante le tue tante piaghe; evochi ricordi che sovente fungono da balsamo per il mio animo agitato.329 Panorama 1

Ti percorro con il pensiero che evoca tutto ciò che sei stato nel tempo: ansia per la scuola, per un amico perduto, per un amore smarrito senza colpe plausibili.
Ho cercato di inculcare anche ai miei figli il rispetto per i tuoi campanili, per la tua storia assai antica, per il tuo voler essere sempre di più di quello che sei.
Nella tua storia di cui andar fieri ci sono momenti di buio e momenti di luce, c’è cultura che si respira nelle tue strade, nelle tracce di monumenti antichi, c’è la bellezza del tuo dolce colle, benedetto per le messi e per le vigne che i tuoi sacerdoti rurali elevano ogni giorno a ringraziamento al cielo.
Fra qualche giorno parlerò in dettaglio dei tuoi luoghi significativi come la fonte della Capriola, la Romita, il Beato Angelo, la Macchia del Turco, l’Esinante, la Cesola e le Pievi Rurali di San Marco, San Michele, San Bartolomeo, il bosco dei Frati Bianchi che circonda, scarsa protezione, ciò che resta dell’antico Monastero Camaldolese, disperatamente abbarbicato alla rupe di sabbione!
(Pietro Anderlucci)

(le immagini sono tratte da cartoline di proprietà di Settimio Bonci)

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