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Cronaca

FABRIANO INCASTRATA DALLE TELECAMERE (IL VIDEO), MAESTRA SOSPESA: INDAGINI AVVIATE DOPO LE PREOCCUPAZIONI DEI GENITORI

FABRIANO, 25 ottobre 2016 – (guarda il video) “Stai fermo lì, imbecille”. “Sei un perdente, un disgraziato”. “Stronzo”. “Topolino che fa la cacca”. Il tutto, con aggiunta, di schiaffi, messe in castigo, umiliazioni psicologiche. Non si tratta dell’incipit di un film dell’orrore di un B-movie, ma purtroppo di una realtà che hanno dovuto subire alcuni bambini, circa una ventina, di età compresa fra i 3 e i 5 anni, di una scuola materna a Fabriano. A rendersi protagonista di queste vessazioni fisiche e verbali, una maestra – 50enne non fabrianese – che è stata sospesa dall’esercizio della professione di insegnante a seguito di una meticolosa attività di indagine messa in piedi dagli agenti del commissariato di Pubblica di Stato, agli ordini del vicequestore Michele Morra.

È, dunque, finito questa mattina, 25 ottobre, un incubo per tanti bambini. Gli agenti del Commissariato hanno eseguito la misura cautelare della sospensione dall’esercizio della professione, emesso dal Gip del Tribunale di Ancona, nei confronti di una maestra di una scuola materna di Fabriano per maltrattamenti nei confronti dei piccoli a lei affidati.

La complessa e delicata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona nella persona del sostituto Procuratore dr. Ruggiero Dicuonzo, confidenze è nata dalle e perplessità di una mamma di un alunno frequentante l’istituto in questione che aveva notato un cambiamento nel comportamento del proprio bimbo che faceva qualche capriccio per recarsi a scuola. La donna aveva confidato le proprie perplessità ai poliziotti, i quali avevano consigliato alla mamma di osservare ed annotare i comportamenti del figlio.

La donna ha seguito i consigli della polizia ed ha iniziato a notare dei cambiamenti nelle modalità di gioco del figlio. In particolare, il bimbo durante dei risvegli notturni, afferrava il proprio peluche e lo apostrofava con espressioni del tipo: “Non lo fare più! Hai capito? Non te lo dico più! In castigo subito! Vai a riflettere seduto lì! E basta!”. La donna ha riferito tutto ciò. I contorni dell’incubo, in pratica, iniziavano a delinearsi.

Gli agenti, su disposizione del Pubblico Ministero, hanno iniziato – con il massimo riserbo e circospezione, a convocare ed ascoltare anche altri genitori. Man mano che le audizioni andavano avanti, il quadro ha iniziato a divenire più chiaro nella sua tragicità. Altri genitori, infatti, hanno riferito di aver notato alcuni cambiamenti nei comportamenti dei propri figli. Sempre più frequenti risvegli notturni, accompagnati da urla e pianti. Non senza molte difficoltà e grazie al buon rapporto costruito in famiglia, alcuni bambini hanno iniziato – fra i singhiozzi – a rompere questo cerchio di vessazione psicologica. Ed hanno riferito ai genitori che la maestra li chiamava con le parole quali: “Imbecille”, “stronzo”, “perdente”, “disgraziato”, “topolino che fa la cacca”.

Gli elementi iniziavano ad essere molti e gli agenti hanno proseguito e dato maggior impulso all’attività investigativa, utilizzando la massima delicatezza visto l’età delle piccole vittime. Si è deciso di installare alcune telecamere nascoste nell’aula degli orrori. Le immagini impresse sui video erano inequivocabili, mettendo in luce il comportamento vessatorio della maestra nei confronti dei piccoli alunni. Violenza fisica e psicologica, infliggendo loro penosissime condizioni di vita scolastica e determinando un alterazione nel loro equilibrio e nella serenità di crescita. Strattonamenti, schiaffi, colpi vari, rimproveri aspri, derisione per i loro comportamenti, mortificazioni ed offese verbali. I bambini, considerati cattivi, con urla e spintoni venivano costretti a sedersi, causando loro disperazione e pianti a dirotto, in un punto prestabilito della stanza. Ovviamente, tutti i bambini venivano anche minacciati di gravi ritorsioni nel caso in cui avessero rilevato ai genitori le offese e le botte ricevute, venendo accusati – con disprezzo – di “mammite”.

Un incubo che grazie alla umanità e professionalità, del Pubblico Ministero e della Polizia del Commissariato di Fabriano, ha avuto finalmente fine.

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