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Cronaca

FABRIANO «La goccia Indelfab (ex JP) ha fatto traboccare il vaso»

Dai commenti sui social alla questione occupazionale, ecco come vede il problema Olindo Stroppa: «La crisi mette a rischio la città»

Olindo Stroppa

FABRIANO, 29 agosto 2020 – Sono giorni di fuoco per Indelfab (ex JP), questione per il quale i commenti e le opinioni sui social si sprecano, molti dei quali negativi e accusatori anche nei confronti dei lavoratori messi in mobilità e che stanno vivendo questa situazione di stallo. A farne un’analisi è Olindo Stroppa, consigliere comunale di minoranza del gruppo Forza Italia.

Ci sono molti commenti negativi nei confronti di questa situazione, il che porta a un ragionamento sul problema “dell’odio” sui social. Cosa dire in proposito?

«La questione è che non si possono esprimere opinioni su persone che soffrono questa condizione lavorativa. Il problema non è che siano stati o meno in cassa integrazione per più di dieci anni, perché se ci sono stati significa che c’erano le condizioni per farlo. La cosa che rattrista è che alcuni cittadini non fanno comunità nei confronti di queste persone, che comunque vivono uno stato di difficoltà. Gli articoli che escono sulla questione dovrebbero essere comunque di solidarietà».

Una delle polemiche che si sono alzate riguarda il fatto che alcuni di questi dipendenti possano lavorare in nero, pur percependo la cassa integrazione. È un problema davvero esistente?

«Chi è convinto di questo, e ne ha le prove dovrebbe metterci la faccia e denunciare il fatto. È facile fare accuse senza avere prove. La questiono è probabile, ma andrebbe controllata, senza commenti su facebook o altro, ricordando sempre che si tratta di persone in difficoltà».

Perché questa situazione produce questo genere di reazioni?

«È difficile capirlo. Molto probabilmente il continuo dilungarsi della cassa integrazione ha innescato un meccanismo di astio da parte dei lavoratori nei confronti di chi invece percepisce lo stipendio, anche se non nella sua interezza, senza lavorare. Molti non riescono a comprendere lo stato d’animo che hanno questi dipendenti: non è sicuramente la cassa integrazione a dare tranquillità. Dobbiamo metterci nei panni di persone non più giovanissime, il cui futuro nel mondo del lavoro comincia a diventare seriamente incerto».

La questione però non riguarda solo queste persone in cassa integrazione ma è un problema più esteso…

«Esatto. Qui non si tratta solo della Indelfab, ma di 6000 persone che non lavorano più, quasi una città. Rientra tutto in un circuito di crisi del lavoro che mette seriamente a rischio Fabriano. Bisogna ragionare su questo, non sul fatto che magari qualcuno per portare a casa qualcosa faccia dei lavoretti non pagati regolarmente. è come una medaglia, si può vedere da una faccia o dall’altra».

In ogni caso, come può una cassa integrazione durare così tanto?

«La situazione di Indelfab rientrata nella legge Marzano, con cui si è riusciti a prolungare per così tanto questo stato di stallo, anche se secondo me è un errore. Sarebbe meglio dare degli incentivi alle aziende per assumere e compensare la differenza di stipendio, anche per non far perdere la propria professionalità ai dipendenti. Invece qui ci troviamo di fronte a persone che non hanno lavorato per più di dieci anni e che quindi non sono più facilmente inseribili nel mondo del lavoro. Questo è un assistenzialismo che però distrugge l’individuo. Il sistema è sicuramente da rivedere, ma a livello nazionale e governativo».

Quindi questo è anche un problema politico…

«Certo, è anche una questione politica. La politica decide come far funzionare gli ammortizzatori sociali: il Reddito di Cittadinanza, la Quota Cento, la cassa integrazione, le pensioni a 67 anni, sono tutte decisioni politiche. Se c’è qualcosa da correggere è la politica che deve muoversi. Ripeto che però il  problema è più vasto: quella di Indelfab è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma la faccenda è estesa a quelle 6000 persone di cui parlavo prima, che non hanno lavoro».

Sara Marinucci

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