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FABRIANO Riapre a Gubbio il Museo dei mestieri in bicicletta


La raccolta di 94 esemplari è una testimonianza unica in Italia, per anni punto forte di attrazione del centro storico fabrianese

FABRIANO, 12 agosto 2020 – La raccolta di novantaquattro biciclette, unica in Italia, ma crediamo di poter dire esclusiva e rarissima nel resto del mondo, usate per svolgere mestieri ed attività commerciali nei primi decenni del secolo, vero o proprio spaccato di storia italiana che abbraccia un periodo che dagli anni Venti raggiunge gli anni Sessanta da Fabriano è stata trasferita a Gubbio.

Da sabato 8 agosto, nonostante le lungaggini burocratiche e la scarsa e incomprensibile disattenzione dell’Amministrazione egubina, oltre al lockdown dovuto al Covid 19, l’imprenditore Giuliano Trippetta e il collezionista Luciano Pellegrini, hanno ricevuto, in poco più di 48 ore e nonostante la notizia dell’apertura  sia quasi del tutto sconosciuta, oltre sessanta ingressi con tanti di visitatori che hanno apprezzato moltissimo l’ingresso al museo, con vista guidata e la degustazione con prodotti  tipici e vini doc a 14 euro.

Il libro delle presenze ha già esaurito cinque pagine, con commenti oltre modo gratificanti: “è proprio una vera chicca, lascia a bocca aperta”; “bellissimo scorcio sul passato, un continua scoperta”; “una struttura dove tornare indietro nel tempo”; “Originalità della Mostra”, “cura espositiva”, “itinerario di storia e di vita” e sono stati tantissimi i bambini, oltre agli adulti che hanno curiosato all’ingresso di una realtà museale sita in un palazzo signorile del ‘700 con una superfice di oltre 500 metri quadri, a soli 20 metri dal palazzo dei Consoli-Museo civico, dislocati su tre livelli: l’ingresso al piano terra, al -uno (servito da ascensore) il museo vero e proprio distribuito su sette stanze e al -due la sala osteria con tanto di giardino all’aperto che guarda alle splendide vestigia del Palazzo Comunale. Una Mostra che come noto “rivela in tutta la sua drammaticità lo sforzo, la fatica della vita quotidiana in quel periodo quando gli italiani ricominciavano a vivere, con il sudore del proprio lavoro, una vita dignitosa dopo gli eventi difficili del dopoguerra della prima e della seconda guerra mondiale”.

Sforzo, fatica e passione posta da Luciano Pellegrini nella raccolta di questi pezzi unici in ogni parte d’Italia, una vita spesa a scovare rarità da Nord a Sud del Bel Paese Italia, profondendo risorse a iosa per venirne in possesso.

Solo qualche esempio senza andare tanto lontano, il noto personaggio fabrianese, ex campione di pugilato e commerciante, per acquistare il mezzo del bombolaio ha raggiunto San Benedetto del Tronto più volte, perché in questo comune di mare aveva scoperto la bici risalenti al periodo del dopoguerra quando ancora il metano non era arrivato nelle case e le bombole erano il mezzo insostituibile per cucinare. La necessità aguzza l’ingegno e di conseguenza prima dell’avvento dell’Ape Piaggio, i fornitori dei contenitori di gas si erano opportunamente attrezzati con le due ruote.

Stesso discorso per il venditore di pesce ambulante, fautore di un banco da portare in vie e piazze. I visitatori d’oggi possono quindi ammirare le biciclette da lavoro del prete, dei venditori di piadina romagnola, dei giocattoli, di mercerie, del cinema, del teatrino siciliano, dello smielatore, dal calderaio, del portapacchi delle poste, del teatro dei burattini, dei pompieri, del barbiere, del burattinaio, del fabbro-maniscalco (ha più di cento anni) del Medico Condotto dotato addirittura di un motore di supporto Mosquito, del Cantastorie dotata di grammofono e pensate del contenitore per offrire le noccioline, del castagnaro, del sarto e del falegname e tanto, tanto altro ancora. Come sappiamo è stata vagliata ogni soluzione per evitare il dislocamento dalla bella e funzionale sede della Galleria delle Arti in via Gioberti, ma non è stata trovata nessuna soluzione. Così, Pellegrini, ha preferito concedere questi reperti storici, molti dei quali pezzi esclusivi, all’imprenditore Giuliano Trippetta che, crediamo di poter dire, viste le sue doti saprà ben valorizzare questi beni, non fosse altro per come recentemente, ha trasformato, quando le suore lo hanno lasciato, in una risorsa il monastero delle Clarisse Cappuccine di via Cavour.

Lungo il percorso del Museo degli antichi Mestieri iniziato a Fabriano nel 2006 per realizzare questa struttura e trasformarla in mostra permanente e altrettanto interminabile la decisione di portarla in terra umbra. Da sabato 29 febbraio 2020, comunque, questo punto di forte attrazione turistica del centro storico è stato trasferito a Gubbio dove è iniziata la lunga e complessa fase di riallestimento.

Questo dunque l’epilogo, di una odissea che è andata avanti per mesi, attraversando diverse Amministrazioni da Sorci a Sagramola, fino all’attuale sindaco. Certo è che un valore aggiunto per il turismo cittadino, come il Museo dei Mestieri in Bicicletta, è andato perso, eppure queste testimonianze di vita quotidiana del 1900, hanno raccolto non soltanto migliaia di visitatori ma, tanto per fare alcuni esempi, 7 esemplari sui 94 esposti nel Museo, hanno ricevuto l’onore di salire alla ribalta nazionale, la prima nel 2006, partecipando alla trasmissione televisiva “I Fatti Vostri” per ben due volte. Nella “Piazza” ricostruita nello Studio Uno di Via Teulada, Luciano Pellegrini, ideatore, fautore e finanziatore di questa collezione, ripeto, unica in Italia, condusse per mano Giancarlo Magalli, nella illustrazione di queste rarità: la bici usata dal pompiere risalente al 1905, dal prete scovata in Emilia Romagna, dal barbiere, dal giornalaio, dal fotografo, dallo spazzacamino e regalandogli il libro scritto da Terenzio Baldoni, “Mestieri in Bicicletta”, dedicato all’omonimo museo, per altro piacevolissimo fu l’auspicio,  lanciato in diretta da Pellegrini, che chiese ad un possessore della bicicletta del cocomeraio, scovata girando in lungo e largo per le campagne, i mercati e rioni delle città d’Italia, forse tra le pochissime non in suo possesso, si decidesse a vendergliela.

Messaggi di attualità, cultura e intrattenimento, lanciati nei dieci minuti di promozione per un uomo, l’ha ben rilevato Magalli “che ha raggiunto privati cittadini e mercatini d’epoca in tutta la nostra Penisola, per acquistare a suon di milioni di lire in passato e di euro oggi, questi indispensabili strumenti di lavoro usati decenni fa: un’importante riconoscimento per quanto realizzato nel corso del tempo e per il lustro che ora riesce a regalare alla sua città.”

Inoltre, non possono essere dimenticati lo sbarco in America della collezione di Bici d’epoca, favorito dell’allora assessore al Turismo e Sviluppo economico del Comune di Fabriano, Leandro Mariani, oltre al supporto economico ricevuto della Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, così come, per due mesi, l’ospitalità di questi rari cimeli curati in ogni dettaglio, nella sala mostre di Palazzo Refi, nel centro storico di Cerreto d’Esi.

Il sindaco David Alessandroni, per l’occasione chiese considerata l’opportunità data ai bambini e ragazzi delle scuole in particolare di visitare questa originale Rassegna, di prolungare il prestito e magari studiare una soluzione per rendere permanente il museo dei mezzi a pedali storici a Cerreto.

Anche in quel caso, determinato nel far rimanere la Mostra a Fabriano, Pellegrini, declinò l’invito, per altro già avvenuto in più circostanze, una dopo l’ultima edizione della Mostra Mercato dell’Artigianato, durante la quale, nell’atrio del Teatro Gentile, dove erano stati portati solo alcuni esemplari della collezione, una grande città, produttrice nota di biciclette, gli propose la stessa cosa e mi fermo qui perché altrimenti è ben più lunga, articolata e ricca di successi questa storia. In definitiva, sin dagli esordi (la prima sede nei locali su due piani in via Cialdini) e senza mai omettere il lavoro organizzativo volontario offerto dai soci del Comitato Uisp di Fabriano, il problema di fondo era, è, ed è stato quello di trovare un luogo dove poter mostrare con continuità in tutta la singolare bellezza di questa sorta di reliquie uniche nel loro genere: per un lungo periodo la Galleria dell’Arti n’è ha rappresentato una splendida ed adeguata sede, oggi non è più così.

Non va dimenticato che è venuta meno l’offerta turistica per chi arriva in città anche per il Museo del Pianoforte Storico e del Suono al San Benedetto, collezione di Claudio e Valerio Veneri. In conclusione si può dunque dire che il primo regalo al comprensorio montano e a diversi milioni d’italiani di Luciano è quello di poter vivere in diretta momenti di svago, d’interesse e stupore per gli occhi e la mente. Il secondo, se vogliamo ancor più qualificante, è l’aspetto culturale. Pellegrini, da innamorato della vita, pieno di passioni ed istinto, ha portato a termine un percorso di ricerca virtuoso e potente che informa sull’attività economiche dei nostri avi, contestualizzandole in uno straordinario mosaico di ben ottantadue reperti storici di gran valore sociale che ci aiutano a capire chi siamo e da dove veniamo, oggi grazie Ad un imprenditore dell’enogastronomia come Giulino Trippetta, questa unica ed esclusiva realtà è tornata a vivere e far bella mostra di se nel cuore del centro storico di Gubbio.

(d. g.)

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Esterno -Ingresso Luciani Pellegrini in una sala espositva sala Espositiva altra sala espositiva Uno dei rari reperti della collezione Ingresso Museo el centro Giuliano Trippetta
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