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Cronaca

FABRIANO Sbocciano piccole attività, Cna: «La città cambia pelle»

Analisi severa ma propositiva dell’associazione di categoria: «Occorre partire dai giovani e dare un futuro all’entroterra» 

 

FABRIANO, 8 settembre 2020 – Sono molte di più le attività chiuse che quelle aperte, oggi anche per i traumi legati alla pandemia in corso. La Camera di Commercio ha infatti segnato recentemente un dato negativo, in particolare dei settori tradizionali dell’artigianato – dal trasporto all’edilizia, alla carrozzeria, alla piccola produzione e fornitura della meccanica – settori già fortemente in tensione dalla crisi del decennio precedente e oggi colpiti appunto dal Covid. 

Di contro al dato drammatico, ci sono alcuni settori che stanno emergendo, perché legati alle dinamiche socio culturali come il benessere, la comunicazione, il digitale, creando quindi un certo parallelismo tra il calo dell’industria e la crescita di questi nuovi settori. 

«Fabriano è una città che sta cambiando pelle e lo sta facendo con grande fatica perché l’industria riveste un ruolo primario – spiega spiega Massimiliano Santini, segretario Cna – molti i temi che preoccupano, tra i quali il recente legato alla ex JP, quello della Whirpool, la perdita definitiva di tutto il filone che lavorava nell’ambito delle cappe, dalla Faber all’Elica, che rimangono marchi locali quando non sono stati acquisiti e nell’ambito di decisioni che non appartengono più al territorio, ma di circuiti internazionali che non ne garantiscono il futuro». 

Di contro ci sono piccole attività artigianali, che nel tempo sono sbocciate, quei terzisti che operavano nei primi anni 2000 – tra tutti il gruppo Metaldesi, azienda storicamente associata a Cna che rappresenta un buon esempio aziendale, un modello nuovo in un territorio sicuramente depresso. 

Per quanto riguarda le artigianalità antiche, come può essere quella del legno o della pelle, stanno scomparendo. «A Fabriano c’era il filone della lavorazione del ferro – spiega ancora Santini – in quel caso si è passati dalla lavorazione a mano con pochi strumenti meccanici a quella massificata, con la conseguenza di essere travolti quasi per primi dalla crisi dell’industria». 

Difficilmente chi si è industrializzato riesce infatti a tornare indietro, con il rischio che si perda poi competenza, storia e tradizione. 

Nonostante questo Fabriano è ancora in grado di uscire da questa situazione di stallo: «Da un lato c’è bisogno di risolvere le questioni contingenti, ma dall’altro è necessario mettersi intorno a un tavolo – conclude Santini – tutti coloro che rappresentano gli interessi socio economici del territorio insieme per costruire un grande progetto che veda Fabriano riproporsi in chiave diversa, non più strettamente industriale. Per fare questo è necessario un salto culturale: dobbiamo partire dai giovani e dobbiamo credere nell’entroterra combattendo lo spopolamento».

Sara Marinucci

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