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FABRIANO Verso il voto regionale, Mirella Battistoni risponde a QdMnotizie

I candidati fabrianesi sono ai blocchi di partenza, abbiamo posto alcune domande su temi che in questo momento hanno un forte impatto sulla realtà locale

FABRIANO, 8 settembre 2020Mirella Battistoni è candidata al Consiglio regionale per Fratelli d’Italiapresidente Acquaroli

Mirella Battistoni

Come sta cambiando la sua città?
«Fabriano, rispetto a come la ricordo io da adolescente, è oggi un contenitore vuoto. Ci sono molti capannoni dismessi in aree artigianali ormai deserte e non si vedono giovani in giro per la città. C’è un patrimonio architettonico importante, ristrutturato dopo il sisma del 1997, ma in gran parte inutilizzato. In questo contesto, dove anche la viabilità e la sanità rappresentano delle limitazioni, ci sono tuttavia imprese che non hanno ancora chiuso, imprese che avrebbero potuto delocalizzare e invece sono rimaste e imprese eccellenti al di sopra di ogni aspettativa. Non mi sembra che la città sia cambiata ultimamente. Ci sono segnali positivi in occasione di eventi (devo dire di livello elevato dall’Annual Meeting Unesco, al Fabriano Film Festival, al Fabrijazz, ecc. ) ma il vero cambiamento non è ancora visibile. C’è un gran fermento: dai social si avverte come tante persone, giovani e meno giovani, apprezzino sempre di più le bellezze della nostra città. Si tratta di un potenziale da far emergere e da concretizzare con progetti di sviluppo del territorio, con strategie di rete coinvolgendo tutti gli attori del territorio e una copertura finanziaria anche con Fondi Europei».

Quale sarebbe la sua prima proposta da presentare in Consiglio Regionale per Fabriano?

«In verità ne ho diverse di prime proposte per il nostro territorio fabrianese e attuabili in tempi rapidi, anche simultaneamente in quanto riguardano diversi ambiti:

Infrastrutture – Integrare il potenziamento del sistema logistico delle Marche esistente (Porto – Aeroporto Interporto) con la creazione di un interporto a servizio delle aree interne dell’Appennino (nel comprensorio fabrianese ancora fortemente industrializzato).
Incentivi Fiscali – Aprire una trattativa con i Ministeri competenti MISE e MEF per la creazione di una ZES (zona economica speciale) con incentivi fiscali e condizioni di semplificazione burocratica e amministrativa volti a favorire la crescita, l’innovazione e lo sviluppo per le aziende dell’area colpita dal sisma.
Occuprazione Giovanile – Attivare percorsi di formazione specialistica post-diploma, partendo da un progetto pilota nel fabrianese, con l’impiego delle risorse del Fondo Sociale Europeo, per ridurre la disoccupazione giovanile e fornire una risposta alla mancanza di tecnici specializzati nelle imprese. Attraverso nuove sinergie tra imprese e istituzioni sarà possibile creare nuova occupazione giovanile più radicata nel territorio e contrastare i fenomeni dello spopolamento e dell’abbandono da parte dei giovani.
Promozione Territorio – Identificare e promuovere un Distretto del Cibo nell’area del fabrianese. Si tratta di distretti rurali e agroalimentari di qualità volti alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, promossi dal Mipaaf. C’è uno svantaggio da recuperare rispetto ad altre regioni in quanto la Regione Marche, non avendo comunicato al Mipaaf i Distretti del Cibo della nostra regione, ha impedito alle imprese del nostro territorio di partecipare al bando ministeriale di giugno 2020.
Sviluppo Imprese – Utilizzare i 14,4 milioni di euro che non sono stati impiegati con il vecchio bando Legge 181/89 per la concessione di aiuti alle imprese dell’area di crisi A. Merloni. E’ urgente un rinnovamento normativo in linea con le esigenze e caratteristiche del nostro tessuto produttivo affinché queste risorse non rimangano ancora una volta inutilizzate. La Legge 181 del 1989 (vecchia di 30 anni) gestita da Invitalia è risultata inadeguata. Nel 2016 è stato emanato un bando con una dotazione di 26 milioni di euro e ne hanno fruito solo 2 imprese di Jesi per un totale di 4,9 milioni. L’attuale amministrazione regionale ha dichiarato di voler rimettere in pista 14,4 milioni di euro con un nuovo Avviso ai sensi della stessa legge 181/89. Lo ha appena fatto con un bando per il Distretto delle pelli-calzature del Maceratese aperto dal 15 ottobre 2020 e fino al 13 gennaio 2021, sempre con la Legge 181/89. Non si possono ripetere all’infinito gli stessi errori».

Quale è il gap maggiore che la città deve recuperare?

«Il gap maggiore, dal mio punto di vista è quello occupazionale che riguarda sia la riallocazione di chi ha perso lavoro che la nuova occupazione di giovani.
Negli ultimi anni sono stati impiegati molti sussidi che sono serviti più a sopravvivere che non a ripartire.
E’ il momento di attuare programmi di sviluppo a medio termine finanziando investimenti produttivi, nel capitale umano, nelle infrastrutture, nella ricerca. In questo modo sarà possibile creare valore e occupazione stabile».

Occupazione, sanità e turismo: chi ha la priorità tra questi temi?

«Il problema occupazionale direi che è quello più preoccupante. Bisogna lavorare su più fronti:

 Favorire la crescita dimensionale delle imprese così che possano creare nuova occupazione. Si devono incentivare strategie di rete tra le imprese di diverse dimensioni (micro, piccole, medie e grandi), professionisti, Università, Centri di ricerca, enti pubblici e privati. Per lo sviluppo economico della Regione è necessario diversificare verso nuovi settori rispetto alla manifattura tradizionale (ancora troppo prevalente) ed orientare le imprese verso processi più innovativi. Nelle Marche la dimensione media delle imprese è troppo piccola per sviluppare innovazioni ed esportazioni. Il 94% delle imprese ha meno di 10 addetti. La nostra regione ha la maggiore densità imprenditoriale d’Italia con un’impresa ogni 10 abitanti. Si è troppo abituati a fare da soli.
 Incentivare lo sviluppo del turismo e della cultura con strategie che coinvolgano tutti i vari operatori del territorio, dal commercio, all’artigianato, all’agricoltura di qualità.
 Incentivare il commercio al dettaglio anche attraverso la valorizzazione dei centri storici.
 Favorire la creazione di nuove imprese non solo attraverso contributi economici ma anche con incubatori e servizi di formazione e accompagnamento. Preoccupa, infatti, l’elevato tasso di mortalità delle start up nei primi anni di vita.
 Incentivare il terzo settore che, oltre ad avere una utilità sociale può generare occupazione stabile, creando centri per anziani e portatori di handicap, favorendo così anche la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne.
 Incentivare lo sport e le politiche giovanili anche al fine di una maggiore coesione sociale. A questo scopo si potrebbero introdurre contributi per la ristrutturazione e riconversione di capannoni dismessi, così da riqualificare le aree periferiche, industriali e artigianali.

Per quanto riguarda la sanità, in questi ultimi anni ci sono stati tagli e discriminazioni tra i territori. Ci sono tuttavia le strutture, le risorse, le professionalità per poter recuperare qualità, diffusione territoriale e competitività al nostro sistema sanitario per riconquistare la fiducia dei cittadini. garantendo parità di servizi e diritti alla salute in tutti i territori delle Marche.
Con una nuova amministrazione di centro destra determinata a spoliticizzare certe scelte sanitarie e che pone come priorità la meritocrazia, le competenze, la professionalità sarà possibile recuperare le inefficienze e garantire parità di servizi e diritti alla salute in tutti i territori delle Marche.

Per l’entroterra, il turismo rappresenta una sfida tutta da costruire. Alcuni esperti del settore hanno iniziato a vedere nelle Marche potenzialità che noi marchigiani ancora ignoriamo
Molte strutture ricettive hanno bisogno di interventi di adeguamento e ammodernamento strutturale.
La Regione deve destinare maggiori contributi europei per adeguare la ricettività alle crescenti potenzialità turistiche del territorio e lo deve fare in tempi rapidi (l’ultimo bando emanato dalla Regione Marche per la riqualificazione delle strutture ricettive risale al 2017).
Per lo sviluppo del turismo credo sia necessario implementare strategie di rete sia settoriali che geografiche:
– reti tra i settori della cultura, dell’enogastronomia, dell’artigianato artistico, del commercio.
– reti tra la costa e l’entroterra anche per la destagionalizzazione dei flussi turistici».

Nei mesi scorsi il passaggio di Cingoli dall’Area Vasta 2 a quella di Macerata ha visto una decisa presa di posizione anche a Fabriano. Il suo pensiero a questo proposito?

«La dimostrazione che occorre parlare con i territori e fare il possibile per ascoltarli. I sindaci conoscono, bene e meglio, le esigenze primarie soprattutto se in campo sanitario. Credo, comunque, che occorra ridisegnare il Piano Sanitario Regionale e fare in modo che si tengano nelle giuste considerazioni le aspettative locali. Non è una battaglia di campanile, ma un nuovo progetto organico da implementare».

Parliamo del “Profili” e del Punto Nascite?

«Finalmente, parliamo del Profili visto che l’uscente Amministrazione regionale non ne ha parlato per niente. Anzi, è stata solo capace di accorpare unità operative e posti letto che da provvedimenti provvisori, sono diventati strutturali. La Giunta Ceriscioli, con l’appoggio della maggioranza di centrosinistra, non si è minimamente battuta per salvaguardare il diritto di nascita a Fabriano, come invece era riuscito a fare Gian Mario Spacca. Neppure la “vicinanza” di colore politico fra l’Amministrazione comunale di Fabriano e il ministro alla Salute è stata dirimente nella questione legata al Punto Nascita, solo parole e nessun fatto. Spetterà a noi, una volta eletti, far presente che l’ospedale di Fabriano ha una capacità attrattiva importante per più Province e anche per l’Umbria, ora accade il contrario con le nostre mamme che scelgono Branca per dare alla luce i propri figli. La dimostrazione che è stata una scelta sbagliata in termini di salute, ma anche economici. Certo, quando qualcosa si chiude è difficile riaprirlo. Ma di certo, noi ci proveremo. Ci batteremo per le nostre ragioni e sapere di poter contare sull’appoggio della Regione Marche, questa volta, potrebbe anche portare a una riapertura. Sarebbe facile per me fare delle promesse, ma non è nel mio stile. Posso solo garantire che mi farò portavoce delle istanze dei cittadini del fabrianese e di tutti i residenti della Provincia di Ancona perché non ci si divida in campo sanitario, ma si faccia una battaglia comune per una sanità capillare e che tenga conto delle reali esigenze dei territori».

I giovani cercano lavoro altrove, un fenomeno che pone grossi problemi.

«Ai giovani bisogna dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale.
Per ridurre il gap tra scuola e lavoro, la Regione può intervenire incentivando la formazione specialistica post diploma. Questa può rappresentare una risposta valida:
 alla grave disoccupazione giovanile (abbiamo circa il 30% di giovani che non studiano né lavorano (“NEET – Neither in Employment nor in Education or Training” ).
 alla mancanza di tecnici specializzati nelle imprese della nostra Regione (ancora la più manifatturiera d’Italia)
Si possono utilizzare le risorse del FSE (Fondo Sociale Europeo) per sostenere ad esempio gli Istituti Tecnici Superiori. Questi istituti propongono corsi di 2 anni (gratuiti per gli studenti) con il 30% della didattica da svolgere in azienda e docenti che vengono dal mondo del lavoro. Le specializzazioni possono essere nelle nuove tecnologie, nella digitalizzazione, nel green, nel turismo, nella cultura, nella euro-progettazione, e quant’altro possa rispondere alle esigenze effettive del territorio.
Dati del MIUR attestano che, in media in Italia, l’83% degli studenti trova lavoro entro un anno dalla conclusione del corso. Questo tipo di formazione è già molto diffusa all’estero, come in Germania dove gli iscritti lo scorso anno sono stati 800.000 mentre in Italia solo 10.000 (l’1,25%)».

Intervista a cura di Daniele Gattucci e Sergio Federici

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