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Cronaca

JESI A San Massimiliano Kolbe l’ultimo abbraccio a Marcello Diomedi

I funerali questa mattina, commossa partecipazione anche di tanti associati all’Unitalsi

JESI, 28 settembre 2021 – Il feretro avvolto nella bandiera biancorossa del Bari, una sciarpa La Bari siamo noi, una maglietta del Camerano Calcio.

Aveva giocato praticamente ovunque Marcello Diomedi, deceduto sabato scorso, 25 settembre, all’età di 79 anni, e quei simboli erano lì a ricordarlo, insieme alla foto appoggiata che lo ritrae mentre palleggia. Una passione che era diventata anche professione, dai campi di serie A alla Terza categoria, unico calciatore ad aver militato in ognuno dei campionati di calcio.

Nella chiesa di San Massimiliano Kolbe stamattina il rito funebre, davanti a tanta gente presente per l’ultimo saluto e per stringersi attorno ai familiari, rito concelebrato dal parroco don Gerardo Diglio e dal vice don Paolo Tomasetti.

Marcello Diomedi era anche un uomo impegnato nel sociale, con l’Unitalsi (Unione nazionale trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali), della quale proprio don Gerardo è assistente spirituale della sottosezione di Jesi e gli unitalsiani, in divisa, non sono mancati all’ultimo appuntamento con il loro Marcello, anche lui vestito per l’ultima volta con la stessa divisa.

Lui che, come ha ricordato don Gerardo nell’omelia, «aveva fatto suo il Vangelo nel prendersi cura degli altri, incarnando le parole di Cristo, lui costante nel suo impegno, nella sua disponibilità, punto di riferimento dell‘Unitalsi, che dava forza e si dava forza, pur essendo cosciente, nell’ultimo periodo, che le cose non andassero bene».

«La morte è un mistero difficile da accettare, la consolazione ce la deve dare il Signore e alla moglie Rita dico di essere forte e fiera, fiera di Marcello».

Le ultime commosse parole del vice presidente Unitalsi, Olivio Togni, che ha salutato con affetto l’amico e il compagno di tanti giorni.

Mentre proprio stamattina è partito il pellegrinaggio unitalsiano a Lourdes «e Marcello è lì ancora una volta con loro», ha ricordato don Gerardo.

(p.n.)

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