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Jesi Al Pergolesi con “Addio fantasmi” si fanno i conti con il passato

Stagione di prosa che ha proposto Anna Bonaiuto e Valentina Cervi nel ruolo di madre e figlia alle prese con i propri ieri irrisolti

di Giovanni Filosa

Jesi, 23 febbraio 2023 – La scrittrice Nadia Terranova ha avuto un ottimo successo col suo romanzo “Addio fantasmi”, diventato oggi una pièce teatrale, alla quale abbiamo assistito al Pergolesi nell’ambito della stagione di prosa.

La storia è semplice, ruota intorno a due donne, una figlia (Valentina Cervi) e una madre (Anna Bonaiuto). Quando si alza il sipario, ci troviamo una scena piena dell’essenziale. Al centro, due poltrone e un tavolino sul quale è poggiato un telefono. La storia che si dipana da quella stanza, che significa casa, che significa famiglia più o meno carica di ex affetti ormai abortiti, parte da qui. 

Valentina Cervi e Anna Bonaiuto

«In vista della ristrutturazione e forse alla vendita della casa di famiglia nella quale ha sempre vissuto prima del trasferimento a Roma, Ida (la Cervi) arriva a Messina dove si ricongiunge con la madre (la Bonaiuto), che non vede e non sente da tempo. Qui, nelle quattro mura del suo passato, Ida dovrà fare i conti con il rimosso, con l’incapacità di vivere la sua vita di donna con un compagno e, chissà, di futura madre; dovrà scendere a patti con la perdita del padre che ha abbandonato la famiglia quando era molto piccola. Quella ferita inferta dall’abbandono del tetto coniugale che non è mai riuscita a rimarginarsi e che ha turbato anche l’esistenza della madre, inabile a vivere una relazione sana con la figlia».

Lo spettacolo, in cui le azioni e i movimenti teatrali sono volutamente spiazzanti, in un incessante andirivieni di entrate e uscite che non sempre riportano, alla scena successiva, un collegamento coordinato con quella precedente, appare sin dalle prime battute morbido, forse freddo e apatico nella dimostrazione dei sentimenti intimi e personali, quasi astratti, figure senza regole, puri segni simbolici, sospesi tra forme e linee magrittiane.

Le relazioni che prendono il via fra figlia e madre ripetono, con impalpabile vivacità, sempre la medesima dinamica. I tendaggi bianchi si muovono al vento come fossero i fantasmi che riaffiorano dopo ogni ricordo che diventa sempre più triste ma purtroppo anche vuoto e depresso.

Nessuno discute la grandezza della Bonaiuto, che in scena può sembrare sin dall’inizio fragile ma mai arida, dura come una donna, padrona della sua casa e dei suoi ieri, alla quale i ricordi premono come molecole impazzite, toccata dai suoi fantasmi che le fanno il vuoto attorno.

La Cervi si raccoglie fra le sue poltrone che forse le fanno da grembo, e dovrà, con la madre, convivere ancora con le voci di fuori degli operai che ristrutturano la casa, in un bisbiglio fastidioso ed estraniante.  

E’ una casa in cui i ricordi del passato attraversano un’atmosfera immobile, quasi ieratica, scandita da tendaggi che misurano anche il tempo dei ricordi e da una musica di Emanuele Wiltsch Barberio.

La regia di Luigi De Angelis segue una sua linea essenziale nei toni e nella drammaturgia. Gestualità, una freddezza voluta, una dimensione statica e bizzarra, che non sempre riesce a coinvolgere completamente il sentimento dello spettatore.

Valentina Cervi

Preso, ovvio, dalle prove d’attrici di calibro come la Bonaiuto e la Cervi. In coda, una chiacchierata sul proscenio ha approfondito il lavoro.

Presenti l’assessore alla cultura Luca Brecciaroli e il professor Pierfrancesco Giannangeli (foto in primo piano).

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