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Cronaca

Jesi Carenza personale pronto soccorso: ci vanno i medici di reparto, «già stremati»

Critici Tribunale del Malato e Comitato difesa ospedale: «Non si risolve così la problematica dell’organico, occorre fare accordi con le Università»

Jesi, 25 giugno 2022 – Il primo provvedimento sulle misure di potenziamento del pronto soccorso annunciato nei giorni scorsi dalla Regione «è stato messo in atto per luglio:
dermatologi, otorini, reumatologi, chirurghi messi in turno al pronto soccorso».

A renderlo noto sono il Tribunale per i diritti del Malato con il coordinatore Pasquale Liguori e il Comitato a difesa dell’ospedale “Carlo Urbani” con Franco Iantosca.

«Non si può pensare di affrontare la carenza di organico di anni del pronto soccorso spostando medici di reparto già stremati da due anni di pandemia – sottolineano – . Peraltro, anche loro con un organico sempre più ridotto e con un taglio dei posti letto… Così facendo si ridurranno ulteriormente attività ambulatoriali, interventi chirurgici, che già oggi fanno registrare tempi di attesa “biblici”, mettendo in ginocchio l’attività del nostro ospedale».

Espressa ancora una volta, perciò, preoccupazione.

«Se è vero che i medici delle Unità operative si occuperanno prevalentemente dei codici azzurri, verdi e bianchi è pur vero che essi si troveranno a fronteggiare patologie come coliche renali, dolori addominali e simili, patologie, queste, che non rientrano nella specifica competenza di quel medico di turno al pronto soccorso. Ma dobbiamo pensare anche a casi estremi dove potrebbero arrivare due codici rossi contemporaneamente: in quel caso il medico del reparto che fa? Si mette da parte e attende? Pensiamo, poi, che tale situazione potrebbe durare per mesi in quanto l’organico del pronto soccorso potrebbe perdere un ulteriore medico nel mese di settembre».

Un messaggio, quindi, alle istituzioni regionali.

«Durante la pandemia, in una Asl romana alcuni medici di reparto furono spostati in attività che esulavano dalla loro specializzazione. Essi fecero ricorso e il Consiglio di Stato gli dette ragione con una pronuncia che oggi fa giurisprudenza: è da considerare illegittimo adibire con atti deliberativi /ordini di servizio il professionista a prestazioni che possano essere diverse dalle sue specializzazioni anche in una situazione di emergenza, in quanto ciò pregiudicherebbe la sicurezza della cura e la responsabilità professionale del medico».

«Noi ribadiamo ancora una volta che la carenza di organico al pronto soccorso si affronta oggi in un solo modo: accordi con le Università, per assumere con contratti di libera professione, medici specializzandi al primo anno, ma anche medici neo laureati».

(Redazione)

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