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JESI «CARO COR MIO ADORATO…», GLI AMORI DEI PIANETTI RIVIVONO IN UNA SERATA A PALAZZO

JESI, 12 febbraio 2017 – “Caro cor mio adorato già sono mille secoli che vi ho più veduto, e vivo con una malinconia da non potersi credere trovandomi lontana da voi che vuol dire dal cuore mio, che non ho altro al mondo…“.

Così scriveva in una sua lettera dei primi del ‘700 – contenuta nell’archivio Pianetti conservato nella biblioteca civica – la contessa Susanna Mannelli, indirizzandola al marito, conte Cardolo Maria Pianetti, cinque anni dopo il loro osteggiato matrimonio. Un amore che durò tutta la vita, e anche oltre. Tanto che Cardolo, rimasto vedovo, non volle più risposarsi.

Una anticipazione della Festa di San Valentino vissuta a Palazzo Pianetti con il racconto degli amori della nobile famiglia tra le suggestive stanze dell’attuale pinacoteca e la splendida Galleria, al primo piano, e gli appartamenti del piano superiore.

L’iniziativa, dell’Assessorato alla Cultura e di Italia Nostra, guidata da Simona Cardinali e Maria Cristina Zanotti, in collaborazione con Marche 800 e i suoi abiti d’epoca, ha riscosso un grande successo di partecipazione con 160 presenze che si è stati costretti a suddividere in due turni e in diversi non hanno trovato posto.

Due le coppie sotto i riflettori: Susanna e Cardolo, raccontati da Maria Cristina Zanotti, che, però, vissero i loro giorni a Jesi nel palazzo di via Valle, e Vincenzo Pianetti con Virginia Azzolino – si sposarono nel 1859 e dei quali ne ha ripercorso la storia Simona Cardinali -, e siamo nella seconda metà dell‘800, quando il palazzo raggiunge l’attuale splendore grazie all’intervento dell’architetto Angelo Angelucci il quale sistemò tutto il secondo piano, fece il terzo per la servitù, e realizzò anche lo scalone monumentale.

Vincenzo Pianetti voleva accogliere la sua sposa, erede di una prestigiosa famiglia di origine fermana ma educata a Firenze, in una dimora che fosse all’altezza dei palazzi fiorentini, lei che sapeva l’inglese, il francese e un po’ di tedesco, lei che conosceva la storia, lei che sapeva disegnare e che “sembra una rosa sul volto…“.

Anche se, poi, le ingenti spese sostenute portarono alla rovina economica e i Pianetti furono costretti a vendere, ai primi del ‘900, alla famiglia Tesei, per 75 mila lire, tutto il palazzo.

La serata è iniziata con la lettura, nella sala della pinacoteca dove ci sono le due pale della chiesa di San Bernardo annessa a Palazzo Pianetti Vecchio di via Valle, di estratti di alcune lettere di Susanna, impersonata dalle figuranti di Marche 800, che hanno fatto rivivere gli inizi e i tormenti del suo amore nell’attesa che Cardolo giungesse a Jesi per sposarla.

Una attesa resa ancor più sofferta dalla permanenza nel Convento di Sant’Anna “per sottrarmi dai continui travagli“, riferendosi alla matrigna Sanzia Ghislieri e al padre Cesare Mannelli, che mai darà il suo consenso alle nozze. Stemperata, però, dopo pochi giorni, dal prezioso dono di “una gemma ligata” – un anello – che le incatena l’anima allo sposo e che lei ringrazia, in una missiva, con i suoi “malcomposti caratteri“.

La tappa successiva al piano superiore, gli ambienti privati, con l’introduzione in Galleria affidata a una lettera di Vincenzo Pianetti che descrive con grande stupore la donna che diventerà sua moglie e che ha visto per la prima volta.

Due amori che hanno attraversato due secoli, giunti sino a noi anche perché sullo sfondo hanno agito sapienti politiche matrimoniali volte a incrementare prestigio e patrimonio della famiglia.

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