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JESI CON FIGARO NOTTE DI FESTEGGIAMENTI PER I NEO CINQUANTENNI

Il “Mucchio del ’68” si ritrova a cena alla Bocciofila Jesina sabato 24 novembre

JESI, 23 novembre 2018Cinquantenni in vetrina anche quest’anno grazie all’ormai consolidato appuntamento Un mucchio del… ’68 organizzato, come da tradizione, da quell’uomo dal multiforme ingegno al secolo conosciuto come Graziano Figaro Fabrizi (foto in primo piano).

Il mezzo secolo – che lui ha travalicato trionfante, con somma soddisfazione, da un bel pezzo – sarà festeggiato alla Bocciofila Jesina di via La Malfa da chi quest’anno 2018 ha già spento o spegnerà le fatidiche 50 candeline.

Sono sempre in tanti ad aderire alla cena, in programma domani, sabato 24 novembre alle 20.30 (per i pochi rimasti, info e prenotazioni a 338 8809493 e “chi se prenoda magna l’altri ‘rmane a bocca ‘sciutta“) e anche stavolta le prenotazioni vanno a gonfie vele. Fioccano.

Figaro promette una serata di bagordi che allieteranno sia la gola che il desiderio di passare un momento in allegria, divertendosi anche a guardare “le fodo de quanno eravamo munelli” in virtù del supporto indispensabile che risulta essere l’archivio di Jesi e la sua Valle. Con qualche nostalgica lacrimuccia che certo scorrerà ricordando i tempi belli della prima gioventù.

E ci saranno anche premi a sorpresa oltre alla maglietta commemorativa del cinquantesimo di ognuno, coronata d’alloro e griffata con il leone che campeggia in piazza Indipendenza, ora in fase di restauro conservativo. Senza allusioni, ovviamente.

Insomma, “a la faccia de chi ce vole male” anche se fra tanta frenesia alimentare e non, un pensiero va pure – come sempre per questo evento – a chi non può permettersi festeggiamenti, in quanto “sci ‘vvanza qualche soldo judamo a chi sta peggio“.

Figaro è impegnato, tra un taglio di capelli e l’altro, a dare gli ultimi ritocchi, e ai neo cinquantenni continua a ripetere: “L’importante è che capisci che il mejo viene adesso“. Come dargli torto, basta vederlo.

Serata a tutta birra, dunque, da non perdere. E “quanno sede stracchi tutti a dormì“. Felici di aver rivisto magari il compagno di scuola del quale si erano perse le tracce da una vita o lei, proprio lei, che ti metteva l’arcobaleno nel cuore e tu non capivi più niente.

Pino Nardella

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