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JESI DETURPATA LA CHIESA DEL CORSO, WRITER INNEGGIA AL “PORNONE” SUI MURI SACRI

JESI, 20 aprile 2018 – Chi conosce il linguaggio dei writers, quella scritta che campeggia sui muri sacri della chiesa della Madonna delle Grazie la traduce immediatamente.

“Pornone” ha scritto il vandalo di turno e il termine è tutto dire. Un insulto indirizzato ovviamente alla religione cristiana.

E quella blasfemia è lì, lungo corso Matteotti da troppo tempo. Nessuno ha cancellato l’inno alla depravazione ma forse qualcuno ci penserà adesso visto che la denuncia arriva da Samuele Animali, il quale con una foto postata sul proprio profilo facebook punta il dito su una situazione alquanto imbarazzante sulla facciata della chiesa più importante che si affaccia su Corso Matteotti, appunto la chiesa delle Grazie.

Ma, ancora di più, se possibile la situazione peggiora se si pensa che “gli scarabocchi” arrivano addirittura a 20 centimetri dalla porta d’entrata della Farmacia delle Grazie. Non sappiamo se è stata la stessa mano a comporre il poco artistico disegno ma sappiamo cosa ha scritto, esattamente “Sex So” che sta per “Sòla”

“Si parla di decoro urbano” dichiara Samuele Animali (Jesi in Comune) “di fare attenzione alle piccole cose, è da lì che si parte per ridare un maggiore valore a Corso Matteotti. I commercianti possono e fanno di tutto   per qualificare il centro ma se gli amministratori non fanno in modo che la zona sia decorosa gli sforzi sono inutili. Qui si può parlare della Teoria del vetro rotto che consiglia di mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi; la teoria di James Wilson e George Kelling dimostra che l’esistenza di una finestra rotta  potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale. Questo sarebbe da evitare, ripulendo da subito le mura tanto più se parliamo di un luogo di culto o di una farmacia, punti di riferimento per l’intera città.”

(c. ade.)

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