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Cronaca

Jesi Ex Cascamificio: recupero e rilancio guardando al futuro

Il workshop organizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini: spazio multifunzionale con magazzini di scene e costumi di repertorio, attività del laboratorio di scenografia e sartoria, sala montaggio ma anche appartamenti

Jesi, 29 luglio 2022 – Interessante (per mille motivi, poi vedrete) il workshop “Ex Cascamificio: Un nuovo modello di business e governance per la Fondazione Pergolesi Spontini”, che si è svolto ieri presso le Sale Pergolesiane del Massimo jesino.

Organizzata dalla Fondazione Pergolesi Spontini la giornata, alla quale hanno partecipato anche esperti di sviluppo locale e non, progettazione e rigenerazione urbana, è stata l’occasione per presentare il progetto di riqualificazione culturale dell’ex Cascamificio – una delle più rilevanti strutture archeologiche industriali jesine, acquistata all’asta nel 2021 dall’ente teatrale – e per riflettere insieme sui diversi modelli di governance e di sostenibilità economica

L’ex Cascamificio acquistato all’asta dalla Fondazione Pergolesi Spontini per essere recuperato e riqualificato

Ricordiamo, in primis, come si legge in una nota, «che il progetto di recupero e di riqualificazione dell’ex Cascamificio, (da completarsi entro il 2026), sarà possibile grazie al Programma nazionale della Qualità dell’abitare (PinQua) del Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili che finanzierà il progetto di riqualificazione urbana presentato dai Comuni di Jesi, Maiolati Spontini, Monte Roberto e Castelbellino, per il tramite della Regione Marche, e di cui la Fondazione Pergolesi Spontini è partner privato. Con una superficie totale di circa 18.000 mq, di cui quasi 10.000 coperti, l’ex Cascamificio sarà destinato ad ospitare i magazzini di scene e costumi di repertorio e le attività del laboratorio di scenografia e sartoria. L’immobile, una volta completamente ristrutturato, potrà diventare uno spazio multifunzionale con sala di montaggio, sala di posa, sala prova, spazi performativi, espositivi e sala conferenze, oltre a unità abitative, spazi per servizi di prossimità, attività sociali per l’inclusione e la lotta al disagio giovanile». 

Il workshop alle Sale Pergolesiane

L’assessore alla cultura del Comune di Jesi, Luca Brecciaroli, ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale. 

«Quella che seguirete è la genesi di un progetto impegnativo – ha detto – che avrà la nostra massima collaborazione. Coinvolgerà tutta la città, la nostra vallata e l’intero comprensorio. Recuperare per ricostruire e rilanciare, è un’idea che ci piace e ci appartiene». 

Il direttore della Fondazione Pergolesi Spontini Lucia Chiatti ha ricordato come, da qualche anno, si cercasse con caparbietà «spazio per sostituire, ad esempio, il nostro importante laboratorio teatrale, che non rispondeva più alle domande crescenti di attività e di allestimenti da creare, costruire, non solo per il Pergolesi. E’ un percorso, quello che ci si presenta di fronte, che richiederà pazienza ma sappiamo con certezza che tale progetto diventerà un momento di arrivo e di crescita per tutta la comunità». 

Damiano Aliprandi

Sulla stessa linea Benito Leonori, direttore tecnico e scenografo, che definisce il progetto Cascamificio «una struttura, nel suo complesso, che mette in relazione una serie di funzioni importantissime per la messa in scena dei lavori, ad esempio, anche per rendere più snella la quotidianità del Pergolesi».  

E’ poi intervenuto Luca Piermattei, presidente e direttore tecnico Plan Ingegneria Soc. Coop, su “La città contemporanea oltre le mura e tra le reti: un’ipotesi per la Media Vallesina: progetto finanziato nell’ambito del Bando PinQua (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare)”, che ha sottolineato l’importanza del rilancio della zona con interventi qualificanti sotto il profilo della realizzazione di nuovi alloggi – saranno 16 a edilizia convenzionata – e alla istituzione di un importante centro di attività, produzione, offerta di servizi culturali e sociali di primario livello. 

Marilù Manta, Projectmanager di cheFare, Agenzia per la trasformazione culturale, ha avvicinato, lentamente, il centro del problema, cioè come deve essere “La fisionomia dei nuovi centri culturali in Italia”. 

Gabriele Levi

«Nel nostro Paese – ha detto – ci sono, da oltre 12 anni, migliaia di organizzazioni che portano avanti pratiche culturali collaborative basate sulla partecipazione e sull’attivismo, nelle grandi città ma non solo. E si incontrano in luoghi delegati, ibridi e flessibili. Semplicemente, si fa per dire, per fare cultura. Le domande: cosa si può fare? Chi ci lavora? Come costruire misure di sostegno? Quali politiche specifiche seguire? E tante altre ancora».

Lo strappo definitivo per entrare nell’argomento lo ha dato Damiano Aliprandi, responsabile dell’Area ricerca e consulenza della Fondazione Fitzcarraldo, che ha affrontato un temino mica da poco, “La sostenibilità economica degli spazi culturali e creativi”.

Cioè: «Primo problema da studiare a fondo è la sostenibilità economica, sennò sono solo sogni all’italiana, non servono, qui, cattedrali nel deserto, qual è il pubblico, il fruitore per destinazione, come si può valorizzare la territorialità e con quali studi di fattibilità, come si valutano territorio e comunità, come può realizzarsi la cooperazione culturale nazionale e anche internazionale fra gli Enti (istituzioni, privati…) e chi dovrà gestirla direttamente in nome e per conto dei cosiddetti committenti. E non finisce lì». 

Un quadro che, fino a quel momento, ha portato per mano il pubblico presente, facendolo entrare passo dopo passo in una fetta di futuro, che coinvolgerà tutti per almeno tre o quattro anni, ma che ha prospettive ottimistiche.

Marilù Manta

Con un occhio nel passato (a dirla col Poeta) e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. 

Ha moderato l’incontro Gabriele Levi, Ceo Disamis Srl, esperto di sviluppo locale, progettazione, monitoraggio e valutazione.

​​​​Alle ore 15, poi, la visita all’ex-Cascamificio, guidati dall’ing. Bartolini e dall’arch. Talacchia, consulenti a cui la Fondazione ha affidato la stesura di un progetto preliminare di intervento (foto in primo piano).

La conclusione del workshop è stata affidata a Roberta Manzotti, creative director titolare dello Studio RossodiGrana, con una esercitazione pratica: “Riflessioni per una futura identità”.  

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