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Cronaca

JESI BASSOTTI (FONDAZIONE CRJ): PER BANCA MARCHE ACCUSE PRECISE CONTRO BANCA D’ITALIA E NON SOLO

JESI, 8 settembre 2017 – Sulla tormentata vicenda Banca delle Marche la Fondazione Carisj vuole la verità e con questa finalità ha intentato alcune azioni legali per fare chiarezza. Questa mattina il Presidente, Rag. Alfio Bassotti, assistito dall’avvocato Antonio Mastri, ha illustrato gli atti non risparmiando critiche, anche pesanti, a Banca d’Italia e non solo.

Bassotti è partito dal giorno in cui i Commissari si insediarono in Banca Marche quando, sempre secondo il Presidente, l’istituto di credito poteva vantare un patrimonio di circa 1 miliardo di euro; “infatti – è stato detto – ai quasi 1,3 miliardi certificati di bilancio del 2012 occorre sottrarre i 233 milioni di perdita relativa alla semestrale 2013, oltre a qualche altra perdita creatasi nel mesi successivi”.

Questo fa ipotizzare che “ad agosto 2013, data di inizio dei due mesi di amministrazione straordinaria decretata da Banca Italia (a cui farà seguito senza soluzione di continuità la gestione commissariale) Banca delle Marche poteva contare su un patrimonio di quasi 1 miliardo di euro”.

L’interrogativo della Fondazione è questo, “com’è stato possibile che in 28 mesi di gestione (26 di commissariamento e due di amministrazione straordinaria) Banca d’Italia e i suoi commissari sono riusciti a collassare la banca, polverizzandone un miliardo di patrimonio e creando una situazione di vera catastrofe economica?”

Questo si registrava nel novembre 2015, quando fu emesso il decreto di liquidazione coatta amministrativa. Su questo tema il giudizio della Fondazione è stato ed è chiaro: “la banca, pur attraversando una situazione più critica rispetto alla generalità del Sistema, soprattutto per la concentrazione creditizia a favore di alcuni settori (tra cui quello dell’edilizia) era sostanzialmente allineata a banche di pari dimensioni in termini di copertura del credito problematico. Purtroppo – ha continuato Bassotti, sempre assistito dall’avvocato Mastri –l’Istituto era stato e continuava ad essere sottoposto ad una ‘cura da cavallo’ in termini di accantonamenti sul rischio di credito che, era chiaro anche ai più sprovveduti, se non fosse stata radicalmente ripensata, l’avrebbe inesorabilmente condotta verso la ‘catastrofe’”.

Questa, invece, si è abbattuta su 43.000 famiglie di azionisti e obbligazionisti subordinati che non hanno potuto far nulla per salvare i loro risparmi; non solo, analoga situazione anche per le quattro Fondazioni bancarie soci di riferimento. Uno “scherzo” costato ben 600 milioni di risparmi andati in fumo; un patrimonio che ha messo in ginocchio l’economia già interessata dalla crisi.

A questo punto Bassotti fa riferimento ai comportamenti dei sindacati gli interrogativi dei quali sono stati fatti suoi al punto tale da affermare di “farlo nostro” dove quel nostro è la Fondazione.

Ecco gli interrogativi: “Perché mai a Banca Marche è stato riservato un trattamento difforme da quanto avvenuto in altre situazioni?

Perché Banca d’Italia ha commissariato la nostra e poche altre aziende assai più piccole e altre, in condizioni addirittura peggiori della nostra, no?

Perché ha ritenuto che la nostra situazione fosse più grave di altre avendo in precedenza comminato, agli Amministratori ed al Direttore Generale, sanzioni assolutamente lievi?

Perché è stato perso tanto tempo con un commissariamento durato di fatto di 2 anni e 4 mesi?

Le successive, repentine svalutazioni sui crediti deteriorati sono state il frutto semplicemente di incapacità a comprenderne anticipatamente gli effetti che ci sarebbero immancabilmente stati o ci potrebbe, invece, essere dell’altro?

E’ stato, forse, sottovalutato l’effetto che le nuove normative Europee sui salvataggi bancari avrebbero di sicuro prodotto?

E se si, come noi crediamo, da chi e perché?”

Interrogativi pesanti che ancora attendono risposte. Intanto, però, la Fondazione ha presentato lunedì scorso, 4 settembre, alla Procura della Repubblica di Ancona e di Roma, un esposto denuncia contro Banca Italia e la Gestione commissariale di Banca Marche; in questo atto “si chiede la verifica, per quanto di competenza delle procure, di alcuni comportamenti dei soggetti preposti alla vigilanza ed alla gestione commissariale”.

Altro atto intrapreso, il “deposito agli atti della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario dell’esposto denuncia (accompagnato in questo caso da una meticolosa e corposa relazione illustrativa delle fasi più significative che hanno caratterizzato la vicenda bancaria della nostra ex conferitaria) con richiesta di relativa audizione”.

In sintesi sono queste le misure intraprese a tutt’oggi dalla Fondazione Carisj:

  1. Ricorso al tar Lazio contro Banca d’Italia, Ministero ed altri risoltosi con “sentenza n. 12889/16: esito negativo; ricorso al Consiglio di Stato n. 2445/17 contro Banca d’Italia ed altri: appello avverso succitata sentenza.
  2. Intervento autonomo causa contro Medioleasing. Barchiesi Giuseppe, Pricewaterhosecoopers ed altri la cui causa per chiamata terzi è stata differita al 16.11.2017.
  3. Ricorso nr. 37/16 R.G.A.C. Tribunale di Ancona relativa istanza per le dichiarazioni di insolvenza di BDM in risoluzione; ricorso è stato respinto poiché il tribunale ha dichiarato lo stato di insolvenza alla data del decreto di risoluzione. Opposizione alla sentenza è stata presentata in ogni caso da Bianconi e dalla Fondazione C.R. di Pesaro con lo stesso esito di giudizio di 1° grado.
  4. Procedimento penale n. 6626/15 R.G. N.R. Procura dlla Repubblica di Ancona/ Bianconi Massimo, Casale Vittorio e De Gennaro Davide. Motivazioni: Costituzione parte civile: il tribunale ha ritenuto che la Fondazione non avesse legittimazione alla costituzione di parte civile non avendo subito dagli specifici reati contestati una diretta lesione alla sua sfera giuridica-patrimoniale. Il procedimento è per Carisj da considerarsi conlcuso.

Oltre a queste misure la Fondazione ne ha prese molte altre, finalizzate, come detto in apertura, Bassotti ha messo in evidenza le manchevolezze della commissione di vigilanza, il comportamento di Banca d’Italia e quello del Governo sottolineando come la penalizzazione subita da Banca Marche sia ricaduta sulle attività culturali, assistenziali, di sostegno alla sanità ed altri ancora tra i quali venivano suddivisi i proventi della Fondazione che non persegue scopo di lucro.

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