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Cronaca

JESI IL “CUPPARI” VERSO IL BLOCCO DEGLI SCRUTINI: 13 PROFESSORI FIRMANO UN DOCUMENTO D’ADESIONE

JESI, 10 giugno 2015Tredici professori dell’Its “Cuppari” hanno firmato un documento in cui dichiarano la loro intenzione di aderire al blocco degli scrutini promosso da tutte le sigle sindacali del mondo della scuola; un documento attraverso il quale vogliono chiarire agli studenti, ai colleghi, alla dirigenza, alle famiglie e alla comunità le motivazioni di tale scelta.
In primo luogo – sostengono i firmatari – è nostra priorità precisare che non siamo affatto riottosi ai cambiamenti in senso migliorativo della scuola pubblica né spaventati dall’idea che il nostro lavoro venga valutato: sta a cuore prima di tutto a noi, che spendiamo per la scuola la maggior parte del nostro tempo e delle nostre energie, che sia garantita l’idoneità di chi vi opera a un compito che consideriamo fondamentale per la crescita della società civile. Senza contare che, in un percorso formativo costellato di certificazioni esterne, relative a competenze linguistiche e professionali siamo abituati ogni anno a vedere giudicati i risultati della preparazione che offriamo ai nostri studenti. Ci sgomenta tuttavia la prospettiva che tale ruolo di controllo sia esercitato dal dirigente scolastico, (accompagnato o meno da una commissione), soprattutto se consideriamo l’alto grado di professionalità e di specializzazione disciplinare che caratterizza gli insegnamenti dei di tutte le scuole secondarie pubbliche di secondo grado”.
E aggiungono i 13 professori: “Il DDL in via di approvazione prevede, inoltre, per il dirigente le seguenti prerogative: in assoluta autonomia, può assumere i nuovi docenti e confermare loro l’incarico (art.9); può individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10 per cento di docenti che lo coadiuvano in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica (art.9 comma 6); a questo proposito facciamo presente che fra le attività di supporto organizzativo rientrano anche le supplenze brevi; può utilizzare i docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati, purché posseggano titoli di studio validi per l’insegnamento della disciplina e percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire; affiancato da due docenti, un genitore e uno studente, interni al singolo Istituto, il dirigente assegna annualmente al personale docente una somma del fondo di cui al comma 1 (istituito presso il Ministero) sulla base di motivata valutazione (art.13, comma 2); propone gli incarichi di docenza per la copertura dei posti assegnati all’istituzione scolastica cui è preposto, sulla base del piano triennale di cui all’articolo 2, ai docenti iscritti negli albi territoriali di cui al comma 4 nonché al personale docente di ruolo già in servizio presso altra istituzione scolastica”.
I firmatari tengono a precisare che gli insegnanti di ruolo che per i più disparati motivi presentassero domanda di trasferimento si troverebbero a essere inseriti nella lista dei docenti aspiranti a un posto nell’ambito territoriale (che al momento coinciderà con la provincia), nel quale è inserito il curriculum personale, a disposizione della “chiamata” del dirigente, in assenza di alcun criterio di anzianità, di avvicinamento alla famiglia, alla residenza, né alcuna tutela di situazioni familiari particolari. “A fronte dell’indubbio vantaggio – sottolineano i firmatari -, in presenza di dirigenti illuminati, di allontanare dagli studenti i docenti ‘non idonei’, cosa di cui si sente un’estrema necessità nella scuola italiana a tutti i livelli e gradi, ma che si può ottenere con altri metodi, si apre la prospettiva di una modalità di assunzione e valutazione subordinate a criteri di conformità di fede politica o religiosa e più in generale a tutte quelle logiche clientelari, tristemente diffuse nell’anticultura del nostro Paese. Insomma, in definitiva, al più totale arbitrio. Quale garanzia resterà per la libertà dell’insegnamento affermata dalla nostra Costituzione, e quale margine di tutela del pluralismo di orientamenti culturali, politici, religiosi, sessuali, e delle condizioni personali (malattia, maternità, numero di figli)? Non sarà difficile manipolare i criteri che portano un dirigente a stabilire che, con buona pace di tutti, un insegnante è ‘più bravo’ di un altro, o più ‘adatto’ al piano formativo del proprio Istituto. Siamo proprio sicuri di volere scuole a immagine somiglianza del loro dirigente? Per questi motivi chiediamo di essere valutati dal punto di vista didattico da un ente esterno all’istituto di lavoro, per sottrarre le relazioni tra docenti e dirigenti, tra docenti e famiglie, e tra docenti e docenti, alla logica del ricatto e dell’acquiescenza”.
Conclude la nota: “Siamo contrari agli investimenti nelle scuole paritarie; e vorremmo al contrario il potenziamento della scuola pubblica inclusiva di tutte le diversità; siamo contrari che l’accento messo dal DDL sull’autonomia non sia in nessun punto bilanciato da strategie per il raggiungimento di standard nazionali, fondamentali per una scuola pubblica che voglia avanzare – Nord e Sud insieme – verso obiettivi d’eccellenza; temiamo che lo school bonus, ovvero, il sistema delle erogazioni liberali soggette al credito d’imposta del 65%, concorrerà ad accrescere il divario fra scuole di serie A e di serie B; temiamo l’influenza degli enti privati in merito alla costruzione dei curricula e delle materie di insegnamento; temiamo, da ultimo, che la contrattazione collettiva non costituirà più una tutela del nostro lavoro, visto che l’art. 23, comma 5 recita: ‘Le norme della presente legge sono inderogabili e le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge, sono inefficaci’. Più in generale consideriamo negativamente il gran numero di deleghe in ‘bianco’ pretese dal governo. Siamo consapevoli che il blocco degli scrutini creerà disagio ai docenti (noi compresi) e alla dirigenza; sentiamo tuttavia urgente il bisogno di manifestare il nostro profondo dissenso nei confronti dello stravolgimento della Scuola (un Organo costituzionale, come sosteneva Calamandrei) prospettato da questo disegno di legge”.

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