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Jesi La parola si fa immagine, mostra fotografica di Giuliodori e Graziosi

Inaugurazione oggi (ore 18) a Palazzo Bisaccioni di “Verbum imago factum est”, presenti gli autori e il professor Gabriele Bevilacqua che ne ha curato l’organizzazione

Jesi – Approda anche in città la mostra fotografica itinerante di Luciano Giuliodori con i testi dello scrittore jesino Vittorio Graziosi, dal titolo “Verbum imago factum est”, l’espressione che si fa immagine.

L’inaugurazione questo pomeriggio, sabato 2 novembre, alle 18 a Palazzo Bisaccioni, alla quale interverranno i due autori per spiegare come interpretare la fusione di testi e immagini e il professor Gabriele Bevilacqua che ne ha curato l’organizzazione.




«Cos’ è per me la fotografia? – ha spiegato Luciano Giuliodori – Un percorso attraverso il quale la visione di un istante viene trasmutata in un’ emozione in cui cerco di trascinare lo spettatore. Il processo di trasmutazione è il motivo dell’uso esclusivo del bianco e nero. Solo il bianco e nero hanno quelle duttilità e malleabilità da permettere questo percorso, almeno per me. Emozione rinvigorita delle parole-pensiero di Vittorio Graziosi».

«Il Pensiero Immaginato, ossia il pensiero che diventa immagine. Foto e parole-pensiero (verbo) formano un unicum amalgamato con lo scopo di aspirare l’osservatore nella suggestione dell’attimo. Scopo di queste opere foto-verbali non è la bellezza, ma inghiottire l’osservatore nel gorgo dell’emozione sino in fondo al gorgo stesso e… farcelo naufragare».

Le foto raccontano attraverso le sfumature che degradano dal bianco al nero paesaggi e situazioni di forte suggestione alle quali Vittorio Graziosi ha inteso agganciare le sue considerazioni.

«Per me l’arte, quando è sublime, è un’energia verticale – ha spiegato lo scrittore nel presentare la mostra -. Questa espressione l’ho mutuata da un antico pensiero che paragonava l’espressione artistica a una preghiera che nelle intenzioni si eleva verso il cielo, al soprannaturale. Con questa mostra volevamo dare un senso di completezza alle nostre espressioni: credo che guardando le foto chi verrà potrà confrontare le proprie sensazioni con le mie, descritte in didascalie, che ho provato guardandole».

La mostra dà voce alle nuove frontiere dell’espressione artistica che dalla pittura scivola verso la video arte.

«Fotografia e consorelle come la video arte – ha spiegato Gabriele Bevilacqua -, proprio in virtù della loro diffusione di massa, in quanto media di dominio amatoriale, pare abbiano strappato quel testimone dell’artisticità storicamente accordato alla pittura. Tuttavia, più che il primato, oggi assistiamo a un profondo mutamento in corso nel campo delle poetiche contemporanee».

«Graziosi e Giuliodori ci interrogano sulla non strana coppia di scrittura e immagine. Il fotografo avanza con le sue poesie visive, struggenti, silenziose – come mantra – mentre l’uomo è tenuto fuori scena. Lo scrittore si abbandona a parole che sgorgano da una fonte limpida, dalla profondità dell’anima. Si dice che la pittura o la fotografia di paesaggi poetici rivelino un’anima solitaria, incline alla contemplazione del bello».

«Più probabilmente questo connubio artistico produce una combinazione di immagini prototipi di una diversa esperienza del paesaggio. Per questo c’è un continuum fra Giuliodori medico-fotografo e Graziosi scrittore».

«Non il vagheggiamento della bellezza in una quiete serena dell’anima, non l’imitatio naturae, bensì il colloquio dell’anima con se stessa nella rappresentazione dell’universo naturale, impressione immediata frutto di quell’originario legame fra l’io e quell’infinito in cui “dolce è il naufragar”».

L’esposizione sarà aperta fino al 18 novembre.

(foto in primo piano, Luciano Giuliodori e Vittorio Graziosi)

(t.f.)

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