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Cronaca

JESI LA SCOMPARSA DI ALFREDO “BEBO” MEMÈ, I RICORDI DEL CUORE DEGLI ONAFIFETTI (foto)

Oggi nella chiesa di San Pietro Martire i funerali, pioniere della pallamano marchigiana

JESI, 22 luglio 2019 – C’era una marea di amici alla parrocchia di San Pietro Martire, venuta a salutare, per l’ultima volta, Alfredo Memè, scomparso a 66 anni, che tutti conoscevano come “Bebo”.

Sui volti tesi, addolorati e tirati dei presenti si leggeva lo stupore per la perdita di un amico, di qualcuno che è stato importante nella tua vita e con la scomparsa del quale il ritmo cosmico del continuum vitale si è arrestato.

Bebo, per noi, non è stato solo il fratello minore di Piergiorgio, Teresa, Iliana, quello che ci girava intorno quando, oltre cinquant’anni fa, frequentavamo la loro casa, “giù la costa della Saffa”, una casa enorme, e ci trovavamo tutti, cane compreso e scusate se non ricordiamo più il nome del primo, ma un cane non è mancato mai dai Memè.

A quei tempi cominciavamo coi nostri primi passi nel mondo “cabarettistico” e, frequentando la Famiglia, il sor Emilio e la signora Irma, potevamo solo essere capitati bene, si respirava da ogni parte aria di palcoscenico. Bebo era il “cucciolo” di tutti, il più giovane, sempre in mezzo sia che si provasse a fare qualcosa di sportivo nell’enorme terrazza sia che si giocassero le interminabili partite a carte, le tombolate e non solo, nelle serate obbligate sotto le festività natalizie.

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Dove fioccavano frizzi e lazzi, con battute secche, nelle quali emergeva una jesinità schietta, capirai, quella era la costa dei fiammiferi, inaugurava il famoso “Giù ‘l prado” perché pochi metri più in là c’erano ancora i residui delle ultime ruote dei cordai e il vallato scorreva fluente. Bebo era un ragazzo tranquillo, non aveva minimamente soggezione di noi, più grandi di sei, sette anni, e a quell’età la differenza si sente.

Con la sua personalità che gli portava ad avere sempre un sorriso e due occhi che si accendevano quando ci si incontrava, aveva contagiato anche noi, che lo sentivamo vicino, non appartenente a una generazione diversa. E cosa fa un ragazzino se non correre dietro ad un pallone? E dove lo fa? Chiaramente all’Aurora di don Roberto, poi anche alla Gherardi, era un Fregoli in campo. Diventava roccioso, invalicabile, veramente metteva “il cuore dentro le scarpe e correva più veloce del vento”.

Spesso si parlava di sport, con lui, soprattutto quando decise che quel mondo sarebbe stato il suo futuro. Si diplomò all’Isef di Urbino e cominciò a insegnare, ricordando sempre la sua passione per il calcio, che lo aveva portato anche a giocare con l’Ancona di mister David. Noi lo seguivamo ormai da lontano, quelle serate erano lo spunto per far partire i “ti ricordi” di quando ci si incontrava. Ha insegnato in vari istituti scolastici della provincia ma poi è venuta la folgorazione del mondo della pallamano femminile, dove trovò le sue maggiori soddisfazioni. Portò il Camerano Pallamano addirittura in serie A e la fece piazzare al sesto posto. Una cosa incredibile per un piccolo centro di provincia, che incominciò ad appassionarsi a questa disciplina spettacolare.

In seguito allenò il Cus Ancona negli anni 89/90. Anche il mondo dell’handball lo piange. Ieri è giunto alla famiglia e sui social il messaggio personale del presidente federale, Pasquale Loria, che ha espresso «personale dolore e profondo cordoglio, anche a nome del Consiglio Federale e di tutto il movimento della pallamano italiana, per la scomparsa di Alfredo Memè. Considerato come uno dei pionieri della pallamano marchigiana, da allenatore ha guidato Camerano e Cus Ancona. Aveva inoltre ricoperto il ruolo di tecnico regionale nelle Marche e nel contempo di arbitro, dando un forte impulso alla diffusione della disciplina sul proprio territorio d’origine».

Ecco, questo rappresentava Bebo nel mondo sportivo e anche per noi che un incontro ogni tanto sembrava lontano massimo una settimana da quello precedente. Metodico e sempre pronto a frizzi e lazzi, in realtà dietro quella scorza disincantata aveva il cuore e gli occhi di un bambino perennemente alla ricerca di mille perché e tante risposte le trovò girando col suo camper e sua moglie Attilia, inseparabili per oltre quarant’anni, che condivideva ogni sua passione e ogni iniziativa, dalla campagna allo sport, puntando il muso dove li portava il cuore.

Piergiorgio, anche lui “Giorgio” per noi Onafifetti che tagliamo i doppi nomi e giochiamo coi soprannomi, era il suo “mentore” più deciso, e noi ci stringiamo a lui, come abbiamo sempre fatto, e lo stesso a Iliana e Teresa, perché incontrare “i Memé” nella nostra vita è stato sicuramente un grande arricchimento.

Una sintonia che non ha mai perso un colpo. Chissà se Bebo, col suo fisico che aveva mantenuto in ottima forma, dovunque sarà, avrà ancora voglia di riprendere quel pallone in mano, soppesarlo e poi dare ancora la carica alle sue ragazze, e magari vincere lo scudetto.

Ciao Bebo da tutti noi, che la terra ti sia finalmente lieve.

(Alfredo Memè è deceduto venerdì 19 luglio all’età di 67 anni all’ospedale di Chiaravalle, la salma è stata tumulata nel cimitero di Cupramontana).

gli Onafifetti 

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