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JESI Linda Elezi: «Ci ho messo il cuore e la testa, bellissima esperienza»

La candidata della Lega non è riuscita ad approdare al Consiglio regionale: «Stavolta l’impegno non è bastato ma non ho nulla da rimproverarmi»


di Giovanni Filosa

JESI, 24 settembre 2020 – Non saprei dire se le elezioni facciano bene o male. Dipende, dici tu, dal fatto che se uno le vince è tutto ringalluzzito, se uno le perde è imbestialito.
Sempre nel mondo animale si resta.

Per qualcuno è un’esperienza nuova che fortifica quando ci partecipi e vinci o, anche in caso contrario, ti fa capire come è fatto il mondo dell’avversario politico (oggi, con l’aria che tira, lo chiamano “nemico”) e quanto siano pesanti la politica e la cosiddetta democrazia che ciascuno a modo suo pensa di voler conquistare, difendere e far garrire al vento sopra i tetti delle ideologie.

Lindita Elezi, detta Linda, è una persona che le elezioni le ha perse ma è anche una candidata che, si può essere d’accordo o meno col suo “credo” politico, ha vissuto una battaglia costante, prima di finire in una guerra che ha portato ad assistere, specialmente tra i social, ad un susseguirsi di insulti personali e triviali (non ideologici, intendo, dai, qualcuno avrà capito…) che neanche nei vicoli delle città più maledette del Centro America. O di Jesi.

Una volta, anni fa, scrissi che le espressioni e gli attacchi alla persona e non all’idea, e indegni fra candidati, erano “di bassa Lega”, perché da quella parte politica erano cominciati.
Adesso, dopo aver letto certi post, posso dire che sono di bassa lega, con la l minuscola. Le elezioni hanno rappresentato una corsa alla Regione che non avrebbe reso nessuno tranquillo, specie dopo aver perso le “sue” elezioni. Sue, perché era convinta di essersele meritate.
Lei si chiama Elezi, per esteso si potrebbe dire Elezi … oni, quasi un nomen omen. Ma non sono andate. Stop. Allora ci parli, la cerchi, soprattutto se sei un giornalista che non ha il paraocchi, anche se le tue vedute sono diverse dalle sue, addirittura dalla parte opposta.

È sorridente, ma non è il quasi 22% che la Lega ha ottenuto a Jesi che la rende felice. È consapevole di avere fatto di tutto, correndo, come molti altri candidati hanno fatto, di qua e di là.

«Puoi non crederci ma oggi mi sento contenta, è stata una bellissima esperienza, anche molto forte, dura perché ci ho messo il cuore, la testa, tutta me stessa, senza fermarmi mai. Quando voglio conseguire un obiettivo, ci provo sino in fondo, non voglio avere rimpianti. Cuore, testa, amici, rete, squadra, ecco i miei metodi, ho bussato a tantissime porte per chiedere il voto, per me così doveva funzionare. Ho cercato di fare il mio percorso nella maniera più coraggiosa, non esistono obiettivi cui non si arriva se ci metti il coraggio che serve. Stavolta non è bastato».

La Comunità albanese nelle Marche è numerosa: hai ricevuto da loro l’appoggio che ti aspettavi o no?

«Il fatto che io sia di origine albanese è sempre stato un arricchimento. Culturale e sociale. Però debbo dire che non ho trovato il sostegno degli albanesi al cento per cento, come mi illudevo. Quando hanno saputo che ero nella lista di Salvini, è scattato subito il dubbio su perché io fossi con la Lega, che mi dicevano essere contro gli immigrati. Non è vero, Salvini mi ha voluto come esempio di integrazione, figuriamoci, ed è stato felice quando è venuto a Jesi, di vedere in piazza anche la bandiera del mio Paese. In questo non sono stata avvantaggiata, però la mia Comunità non è unita, in realtà, perché giustamente anch’essa ha diverse anime, quelle di sinistra e quelle che la vedono come me. E gli attacchi che ho avuto sui social, e sono stati tanti, mi hanno trovata con un sorriso sulle labbra, perché so che nella Lega ci sono persone per bene, che contribuiscono alla crescita della nostra città e della società».

Dove hai sbagliato?

«Non ho nulla da rimproverarmi. Ho cercato, è vero, di capire da cosa sia scaturito questo risultato (1.466 preferenze, 812 Jesi, ndr) che speravo potesse essere del tutto positivo. Ringrazio chi mi ha votato, però mi chiedo: perché a Jesi non ho avuto quei voti in più che mi aspettavo dalla fascia imprenditoriale? Anche l’imprenditoria vive questa crisi economica, questo disastro sanitario. In questi ultimi cinque anni ho personalmente sempre manifestato il disagio in cui stiamo vivendo, ma parlavo per tutti, non solo per me. Forse non sono stata brava io a farmi capire».

Se domani ti chiamassero e dicessero che per un’alchimia qualsiasi potresti rientrare in Regione?

«Sarei la donna più felice del mondo. Diventerei subito operativa, non dimenticherei cosa è successo, però riprenderei a inseguire il mio obiettivo verso il territorio, la sanità, il lavoro, i giovani».

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