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Jesi Lions Club, al virologo Massimo Clementi il “Melvin Jones Fellow”

La massima onorificenza nel corso della cerimonia organizzata al Circolo Cittadino

Jesi, 22 ottobre 2022 – Il Premio “Melvin Jones Fellow”, la massima onorificenza assegnata dal Lions Club International Foundation  ai professionisti e ai cittadini che si distinguono per il proprio operato umanitario a favore della collettività, è stato assegnato dal Lions Club di Jesi a Massimo Clementi, professore di virologia e microbiologia presso l’Università Vita – Salute San Raffaele di Milano, vice rettore presso la stessa Università, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia presso l’ospedale San Raffaele, autore di numerosi testi scientificiprotagonista di una attività divulgativa di grande rigore durante il periodo pandemico“con particolare attenzione – si legge nella motivazione – alle nostre comunità”

Al prof. Clementi è stata conferita la massima onorificenza lionistica “in funzione del percorso professionale svolto, della disponibilità dimostrata in tutta la sua carriera nella cura dei malati e della capacità di informare correttamente la popolazione nel periodo più difficile del Covid, mantenendo un approccio rigorosamente scientifico”. 

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Clementi ha ricevuto l’onorificenza nel corso della cerimonia organizzata dal Lions al Circolo Cittadino, alla presenza del primo vice governatore Marco Candela, del presidente Giordano Togni e di numerosi ospiti, fra i quali l’assessore alla sanità e vice presidente della RegioneFilippo Saltamartini, il direttore generale dell’Asur Jesi Nadia Storti, il vice sindaco di Jesi, Samuele Animali

Il professor Clementi ha ricordato, nel suo intervento, il suo percorso intellettuale e scientifico, rivivendo insieme al numeroso pubblico presente, la sua carriera sin da quando iniziò a interessarsi, quasi casualmente, del mondo della virologia.

«Allora – ha raccontato – eravamo davvero pochi in Italia e la virologia è una disciplina tornata sotto i riflettori in tutto il mondo all’inizio della pandemia di Covid 19. Noi virologi, anziché compiacerci del grande fermento mediatico che il Covid provocò, siamo stati a lungo preoccupati dalle eccessive banalizzazioni in merito a questa pandemia, tanto da modificare in modo negativo la percezione che la società ha della disciplina e del metodo scientifico in generale».  

Ha percorso passo passo la sua carriera, la sua crescita e il suo lavoro che diventava ogni giorno più chiaro nell’obiettivo che voleva raggiungere, affiancando e affiancandosi con studiosi che avevano grande voglia di esplorare campi poco conosciuti come quello della virologia e della microbiologia.

Un percorso notevole, fatto anche di momenti in cui qualcuno, magari, avrebbe potuto mollare tutto. Del resto, come diceva Bertolt Brecht, nella “Vita di Galileo”, non credo che la pratica della scienza possa andare disgiunta dal coraggio

Clementi ha gradito l’onorificenza ricevuta, «perché è importantissima, poi perché sono jesino e me l’ha consegnata il Lions della mia città, infine perché il professor Raffaele Candela, mio affettuoso amico, è stato il primo jesino a riceverlo. La cosa che mi ha fatto andare avanti? La voglia di ricerca e, soprattutto, i vari colleghi, alcuni dei quali erano stati miei allievi all’Università, con i quali ho lavorato a stretto contatto di gomito con reciproca motivazione». 

Una serata che si è conclusa con domande che i soci e gli invitati hanno posto al professor Clementi, riferentesi soprattutto alla pandemia ed allo stato della ricerca per definire un vaccino definitivo.

«Ci vorrà del tempo, ancora, non si può pensare di avere un vaccino in due anni».

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