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JESI CON LO SCENOGRAFO BENITO LEONORI DIETRO LE QUINTE DI “CAVALLERIA RUSTICANA” E “PAGLIACCI”

Lo scenografo Benito Leonori

Lo scenografo Benito Leonori

JESI, 28 novembre 2016 –  Aspettando il dittico verista di fine settimana di Cavalleria rusticana e Pagliacci, al teatro Pergolesi per la 49ma Stagione lirica di tradizione, insieme a Benito Leonori, dal 2005 direttore tecnico della Fondazione Pergolesi Spontini, esploriamo il dietro le quinte delle due opere che andranno in scena venerdì 2 dicembre (ore 21.00) e domenica 4 (ore 16.00).

Il nuovo allestimento è coprodotto dal Teatro jesino in collaborazione con Opéra-Théâtre de Metz Métropole e Opéra de Toulon.

Leonori è scenografo che lavora con successo in tutto il mondo, ha collaborato con le maggiori firme – tra le quali Josef Svoboda -, docente di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e, quest’anno, oltre al su citato dittico, ha già messo mano ad Adelson e Salvini, La traviata, Il volo dell’aquila e San Guglielmo d’Aquitania.

(foto Binci)

(foto Binci)

Ha anche ottenuto riconoscimenti prestigiosi tra cui i Premi “Abbiati” per El Cimarrón di Henze (2003), ed il Macbeth e Lucia di Lammemoor (2012).

“Con il regista, Paul-Émile Fourny, e la costumista, Giovanna Fiorentini – spiega Leonori – siamo partiti da un’idea comune: le dune di sale che si trovano in Sicilia, un luogo arido, dove il sole illumina e al tempo stesso brucia. Questa montagna di sale – costruita con blocchi di polistirolo scolpito, praticabili in legno e una mousse di poliuretano dalle diverse texture – è l’elemento comune a entrambi i titoli. La sua imponenza è un’illusione ottica amplificata da due pareti laterali in specchio piuma; su di essa il cielo, reso con proiezioni e luci”.

(foto Binci)

(foto Binci)

Nel dettaglio “Cavalleria Rusticana è un flashback di Santuzza che rivive in sogno il dramma che lei stessa ha causato: gli ambienti prendono forma nella sua immaginazione, villaggio e chiesa non sono architetture concrete ma quasi ologrammi pittorici che sorgono e scompaiono dalla montagna grazie a teli in tulle e luci“.

Per quanto attiene, invece, Pagliacci “la stessa montagna di sale si copre di stracci, è una sorta di discarica di abiti di scena abbandonati. Per questo titolo il regista ha pensato ad una commedia dell’arte, e così ho proposto l’idea di lavorare intorno all’episodio cinematografico con Totò-Ninetto Davoli “Che cosa sono le nuvole?” di Pier Paolo Pasolini. In questo modo i personaggi sono divenuti marionette manovrati dall’alto attraverso fili elastici”.william-graziosi-e-benito-leonori

“E’ molto importante essere autosufficienti e la struttura della Fondazione ha recepito, sin dal 2005, questo indirizzo, sviluppando un meccanismo dove tutti ci integriamo perfettamente. Importante è anche essere durevoli nel tempo e noi siamo riusciti a diventare bravi anche con poche risorse”.

William Graziosi, ad della Fondazione, ha elogiato lo scenografo, dicendo subito, in prima battuta, di essere  “orgoglioso di avere in Benito Leonori, nostro direttore tecnico, lo scenografo di punta di questa edizione della Stagione Lirica. Con lui e grazie alla crescita dei nostri laboratori scenografici e di sartoria portiamo il know how della cultura italiana, a prezzi vantaggiosi, e un lavoro di altissimo artigianato applicato all’arte”.

(p.n.)

 

 

 

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