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Cronaca

JESI MASSACRO CURDO IN SIRIA, LE ASSOCIAZIONI JESINE AL PRESIDIO DI ANCONA

Per chiedere una posizione netta dell’Italia e dell’UE contro l’aggressione messa in atto dalla Turchia

JESI, 17 ottobre 2019 – Ci saranno anche diverse associazioni jesine al presidio organizzato per sabato 19 ottobre ad Ancona a partire dalle 10.30 in piazza Roma.

L’iniziativa promossa da Cgil, Cisl e Uil Ancona e da altre associazioni raccoglie l’appello per fermare il nuovo massacro della popolazione curda.

Hanno aderito anche l‘Arci Jesi e Fabriano, la Consulta per la Pace, la Casa delle donne e la Casa della Cultura di Jesi, oltre ad altre realtà della regione.

Alla manifestazione parteciperà anche Karim Franceschi, attivista e scrittore che nel 2014 si è unito allo Ypg e ha combattuto contro l’Isis durante l’assedio di Kobane. Il governo turco ha avviato un’offensiva militare nel nord della Siria: un’operazione di guerra che viola il diritto internazionale. Il popolo curdo e la sua resistenza fatta di uomini e donne ha avuto e ha un ruolo determinante nel contrasto al terrorismo dell’Isis.

L’offensiva militare scatenata dal governo da Ankara nel nord della Siria è l’oggetto dell’Ordine del Giorno, presentato da Jesi in Comune per il prossimo Consiglio comunale di ottobre.

Nell’atto si chiede di esprimere solidarietà al popolo curdo, condannare l’aggressione turca e le sue già tragiche conseguenze, fra cui l’uccisione di numerosissimi civili e la creazione di nuovi profughi in fuga dalla zona di guerra.

L’atto impegna il Consiglio e chiede «al Governo italiano di attivarsi a tutti i livelli internazionali per prendere una posizione chiara contraria alla guerra e favore della pace, di adoperarsi per l’immediata cessazione dell’aggressione turca nel nord della Siria, e che il governo italiano agisca per fermare la fornitura di armi alla Turchia».

Si chiede inoltre di cancellare la partecipazione alla missione Nato Active Fence ritirando i soldati italiani dal territorio turco e che simili misure vengano avanzate anche a livello di Unione Europea e in tutti gli organismi internazionali, nonché che ci si adoperi per la realizzazione di una “no fly zone” nell’area interessata, la quale impedisca quindi all’aviazione turca di bombardare la zona in questione, già devastata soprattutto a livello di popolazione civile.

(e.d.)

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