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Jesi Nasce Casa Iom: «Restituiamo alla comunità quanto ricevuto»

Un semplice incontro, un gesto di generosità di Leda Binci, una visione condivisa, così ha preso avvio il progetto a sostegno delle donne con patologia oncologica: un luogo dove la forza della solidarietà si trasforma in realtà tangibile




Jesi – Una storia di generosità e di visione ha trasformato un gesto personale in una risorsa collettiva di valore inestimabile.

Grazie al lascito di Leda Binci, deceduta nell’agosto 2021, lo Iom Jesi-Vallesina ha dato vita a Casa Iom, un luogo dedicato alle donne che affrontano un percorso oncologico, in cui trovare sostegno, comprensione e risorse per migliorare la qualità della vita.

Tutto ha avuto inizio con un incontro fortuito tra Leda Binci e Anna Maria Trane Quaglieri, la presidente storica dello Iom. Una richiesta semplice – una sedia e un caffè – ha dato avvio a una relazione fatta di empatia e dialogo. Colpita dal lavoro dello Iom e dalla sua missione, Leda ha scelto di lasciare in eredità casa e una cifra in denaro all’associazione, un gesto inaspettato, ma straordinariamente generoso.




«Leda non aveva mai ricevuto assistenza da noi, ma si è affezionata all’idea di ciò che facciamo», racconta la presidente.

«Non era una paziente, ma ha voluto contribuire a un futuro migliore per altre donne».

Oggi, la casa donata da Leda in via XXIV Maggio10 a Jesi, è diventata un centro di supporto integrato per donne in cura oncologica. Ogni dettaglio di Casa Iom è stato progettato per offrire un’esperienza di accoglienza e cura, con attività e laboratori realizzati in collaborazione con medici e professionisti esperti.

Tra le attività proposte:

Yoga e Meditazione, per sviluppare consapevolezza, accettare i cambiamenti fisici e mentali e favorire la guarigione attraverso un approccio integrato tra corpo, mente ed energia. Il laboratorio è tenuto da insegnanti della Federazione Mediterranea Yoga.

Dietetica, con percorsi personalizzati seguiti da dietiste dell’ospedale “Carlo Urbani” e un laboratorio culinario che unisce teoria e pratica, guidato da chef esperti.

Dermatologia ed Estetica Oncologica, per prevenire e gestire gli effetti collaterali delle terapie, con check-up estetici, trattamenti personalizzati e accesso a turbanti e parrucche.

Laboratori espressivi e creativi, come “Raccontarsi”, dedicati all’elaborazione delle emozioni e alla consapevolezza di sé, guidati da una psiconcologa dello Iom Jesi-Vallesina.

A tutti i percorsi è possibile accedere tramite l’oncologo o il medico di Medicina Generale, tutte le attività sono gratuite e pensate per offrire un sostegno completo, che va oltre il semplice approccio clinico.

«Quando il paziente arriva a noi non possiamo solo curare, dobbiamo accoglierlo, prendercene cura con umanità», sottolinea la presidente.

«La realizzazione di Casa Iom è stata possibile grazie al lascito di Leda e al sostegno del Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo, che ha finanziato il progetto EmpowerHer. Il programma, realizzato in collaborazione con le dottoresse Giovanna Carbonari e Tiziana Meletani dell’ospedale “Carlo Urbani”, ha permesso di ristrutturare lo stabile e avviare i laboratori», spiega Marialuisa Quaglieri, direttrice Iom.

«Abbiamo trasformato questa casa in un luogo dove le donne possano sentirsi accolte e supportate, è un progetto per loro, per dare un senso alle loro giornate e aiutarle a ritrovare serenità e forza».

Casa Iom non è solo un centro di assistenza; è un simbolo di solidarietà e condivisione. Grazie alla collaborazione di volontari, medici e professionisti, lo Iom è riuscito a creare un programma che risponde alle esigenze delle donne in cura oncologica e delle loro famiglie. Un progetto che riflette la filosofia dell’associazione: «Restituire alla comunità quanto ricevuto».

La signora Leda, con il suo gesto, ha reso possibile tutto questo. La Casa Iom sarà un luogo dove ogni donna potrà trovare non solo supporto medico e pratico, ma anche uno spazio per condividere esperienze, costruire relazioni e affrontare con forza il proprio percorso.

È un’eredità di speranza, un faro per tutte le donne che si trovano a navigare le sfide della malattia oncologica, ma non si esclude la possibilità che la casa possa essere aperta anche agli uomini.

«Ci siamo consultate anche con l’oncologa – spiega Marialuisa Quaglieri – nessun uomo per ora è stato disposto a fare percorsi, neanche con lo psicologo, quindi siamo partite con le donne nella speranza che facciano da traino, sicuramente la donna è più ricettiva da questo punto di vista, potrebbe fungere da volano». 

Un semplice incontro, un gesto di generosità, una visione condivisa: è così che è nata Casa Iom, un luogo dove la forza della solidarietà si trasforma in realtà tangibile.

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