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JESI PALAZZO BISACCIONI: ARTE ANTICA E CONTEMPORANEA A CONFRONTO

mostra Carisj arte antica e contemporanea

Sul tema della “ferita”, si apre domani l’esposizione che propone un percorso essenziale e al tempo stesso di forte impatto

JESI, 29 novembre 2019Respiro nazionale per la mostraLa ferita, tra umano e divino. Arte antica e contemporanea a confronto. Da Francesco da Rimini a Lucio Fontana” che sarà inaugurata domani, ore 18, a Palazzo Bisaccioni.

Culmine dei festeggiamenti per i 25 anni della Fondazione Carisj, l’esposizione è curata da Sara Tassi, del Museo Diocesano, e Andrea dall’Asta, direttore della Galleria San Fedele di Milano.

mostra Carisj arte antica e contemporanea La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi in collaborazione con il Museo Diocesano, ha scelto per la sua mostra invernale il tema della ferita, proponendo un percorso espositivo essenziale e al tempo stesso di forte impatto. Coprendo un arco cronologico dall’arte medievale a quella contemporanea, l’esposizione è costituita da 15 opere di Francesco e Giuliano da Rimini, Nicola di Maestro Antonio, Lorenzo de Carris, Lucio Fontana, Alberto Burri, Maria Lai e Ettore Frani.

«Dopo il successo della mostra su Tina Modotti – ha svelato il segretario generale della Carisj, Mauro Tarantino – con oltre 8mila visitatori tra Jesi e Ostra e 822 cataloghi venduti, apriamo le porte ad un’altra esposizione frutto della collaborazione tra più realtà del territorio e nazionali».

Visitabile fino al 28 febbraio prossimo, l’esposizione è realizzata con prestiti di importanti di istituzioni italiane, e vuole riflettere su un archetipo della storia dell’Occidente, la ferita, secondo un approccio interdisciplinare, senza il quale si rischierebbe di restare in un ambito puramente estetico.

«Grande qualità delle opere esposte – evidenzia il presidente Alfio Bassotti – tra cui un’Annunciazione rinvenuta a Montecarotto datata 1592».

Soddisfatto della collaborazione e della sensibilità della Carisj, il direttore del Museo Diocesano, Randolfo Frattesi: «L’idea viene dalla mostra Biblia Pauperum che avevamo esposto e alla quale abbiamo voluto dare un respiro nazionale».

Accostamenti importanti quelli fatti dalla curatrice Sara Tassi allo scopo di creare «un dialogo tra arte antica e contemporanea: una sfida. Se a livello esistenziale la ferita richiama la sofferenza, dal punto di vista simbolico essa si presenta come fenditura, come passaggio a un oltre con cui dare nuova luce al senso più profondo della vita umana. La ferita può così trasformarsi in apertura al mistero, in occasione perché ci schiudiamo al mondo intorno a noi, agli altri e all’assoluto».

Sette le opere di arte antica, altrettante quelle contemporanee: è stata commissionata un’opera appositamente creata per l’occasione a Ettore Frani che rappresenta il punto di vista del presente, l’artista che si confronta con l’archetipo della ferita per restituirci una visione trasfigurata del tema che tende all’ineffabile.

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Bassotti, Tassi, Tarantino e Frattesi

Importante il contributo del’arte riminese, che ha contaminato anche l’arte jesina, e unici i pezzi di Lucio Fontana che ha lavorato sulla materia con grande scrupolo e attenzione.

«La mostra non è esclusivamente sull’arte sacra perché tutti possono rispecchiarsi in quella ferita – ha aggiunto la Tassi – la ferita-squarcio introduce infatti la dimensione del dolore fisico, tanto rifuggito dalla società contemporanea, quanto connaturato alla vita con forza e insistenza sin dal momento della nascita».

L’esposizione da un lato racconta la ferita di Cristo attraverso alcuni capolavori di arte medievale e rinascimentale: dalla Crocifissione con Vergine Annunciata di Francesco da Rimini alla Crocifissione di Lorenzo de Carris detto il Giuda, dal Volto di Cristo di Giuliano da Rimini al Cristo morto nel sarcofago sorretto da due angeli di Nicola di Maestro Antonio.

Anche nella modernità, in una prospettiva puramente laica, la ferita ha ispirato artisti come Lucio Fontana, dove il taglio diventa l’accesso a un oltre che attende di essere esplorato. La tela subisce una lacerazione volontaria da parte dell’artista, nel momento stesso in cui sembra fendersi irreparabilmente, la materia si costruisce una nuova dimensione, un anelito verso l’infinito, il mistero della terza dimensione che si affaccia alla realtà.

Alberto Burri e Maria Lai hanno poi declinato la ferita come oggetto di ricucitura e di ricomposizione, per creare nuove armonie, inedite relazioni, intensi legami concettuali. Nelle opere di Burri la povertà dei materiali utilizzati contiene dignità di significato e la scelta della tecnica rappresenta una catartica riformulazione del dolore che lavorato, bruciato, fuso, cucito, assemblato, ri-plasmato dona alla materia una nuova veste.

La mostra è visitabile a ingresso gratuito dal lunedì alla domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30. Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Cariplo con il patrocinio della Regione Marche, di Amei e del Mibac.

Eleonora Dottori

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