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JESI PRESI PER MANO CON “SENSIBILI ALLE FORME”

Presentato a Palazzo Pianetti il  libro di Massimo Pamio, «un’analisi dell’attività artistica dal punto di vista scientifico», ospite principale l’artista e pittrice Simona Bramati

 

JESI, 9 dicembre 2019 – Presentazione appassionante, a Palazzo Pianetti, del libro “Sensibili alle forme” di Massimo Pamio, poeta, saggista, scrittore, direttore del Museo della Lettera d’amore, unico al mondo (chissà se ha anche quelle Lettere d’amore di Pessoa, riprese da Roberto Vecchioni…), ospitato nel palazzo Valignani di Torrevecchia Teatina e direttore editoriale di Edizioni Mondo Nuovoci.

Pamio ha preso per mano il pubblico presentando il suo lavoro, definito «un’analisi dell’attività artistica dal punto di vista scientifico», per interrogarsi poi nel merito, dal punto di vista filosofico antropologico e sociologico, con risposte originali e provocatorie.

Il finale a sorpresa

L’opera viene completata da un finale a sorpresa e da un’appendice dedicata a 60 artisti italiani dei nostri giorni che, per il loro altissimo valore «dovrebbero essere posti all’attenzione del mondo».

Ne ha parlato anche lo psicoterapeuta Anthony Molino sfogliando e raccontandoci le emozioni del volume di Pamio.

L’artista Simona Bramati, nata nella nostra vallata, con studio a Castelplanio e Sirolo, ospite principale del pomeriggio, era seduta fra i relatori. La stimo artista e pittrice fra le più complesse e riflessive del nostro panorama, per la sua intelligenza, per le sue analisi sulla precarietà esistenziale, il suo terrore verso ingiustizie, guerre, bassezze umane. E autrice di autentiche opere d’arte. Stop.

Il pubblico “legge” l’ultima sua opera, esposta a fianco dei relatori, intitolata “Aletheia”, un olio e grafite su tela, realizzata al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma . durante Atelier#4.

Volto di donna con corpo di corvo

L’opera, maestosa e intima, rappresenta il volto di una donna con il corpo di corvo, un animale che “assume significati molto diversi nelle differenti culture. Per noi è un presagio di morte o un passaggio per l’infinito”, spiega Simona , che dice anche che “Aletheia”, dal greco “svelamento”, “rivelazione” o “verità”, è una riflessione sulla vita.

“Il volto dà un bacio alla morte: quando si è dinanzi a problemi molto grandi – continua – ma se ne traggono conclusioni importanti, cioè utili per noi stessi, si possono produrre dei fiori. Il corvo infatti produce dei petali che poi diventano delle bellissime e candide rose”.

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Foto R. Recanatesi

Mi viene in mente un’intervista che le feci anni fa, quando le chiesi a bruciapelo a quale corrente appartenesse. Lei mi rispose: «Non appartengo a nessuna corrente ma faccio parte, diciamo così, della “nuova figurazione” italiana, un insieme di giovani, più o meno conosciuti. Secondo me, pur ottimista, la vita non è così facile da vivere. L’uomo è incredibilmente meraviglioso ma anche incredibilmente bastardo, siamo animali crudeli, il detto “homo homini lupus” lo vedo calato nel genere umano come un guanto. In fondo il nostro aspetto animalesco emerge sempre in modo vistoso ed eclatante».

In effetti non si può restare senza emozioni di fronte ad un suo lavoro, la cui creazione ha comportato un pathos che la figura rappresentata trasmette subito a chi lo guarda, con gli occhi della mente e del cuore.

Giovanni Filosa

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