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Cronaca

JESI PRONTO SOCCORSO, LA FIALS: “DENUNCEREMO LE GRAVI CARENZE ALLE AUTORITÀ COMPETENTI ”

JESI, 1 agosto 2015 – Appena insediati i vertici della sanità regionale e i responsabili delle Aree Vaste ecco che i sindacati e la popolazione li sollecita a risolvere le tante manchevolezze della sanità jesina più volte denunciate. Il scrittaresponsabile della Fials territoriale provinciale-aziendale dell’Area Vasta 2 ha inviato una lunga lettera all’assessore alla salute della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ed ai vertici dell’Azienda per denunciare ancora una volta “la situazione grave e insostenibile” del Pronto Soccorso al Carlo Urbani, già bersaglio di critiche sia da parte sindacale, così come dalle centinaia di utenti che sono stati costretti a rivolgersi a quella struttura. Un Pronto Soccorso, si legge nella lettera, “tenuto esclusivamente in piedi grazie allo spirito di abnegazione e sacrificio dimostrato dal personale tutto che – si sottolinea – non è più disponibile ad accettare di essere esposto nell’espletamento del proprio servizio istituzionale ad alti rischi professionali e denunce penali che vanno ben al di la di quelli riconducibili e individuabili nella normale attività di lavoro”.
Entrando nei particolari, i responsabili Fials fanno presente all’assessore che “l’utilizzo di due soli ambulatori h.24 al Pronto Soccorso è del tutto inadeguato e insufficiente per i bisogni/necessità assistenziali dell’utenza; il rispetto della normativa sulla privacy è totalmente assente se il degente e i propri familiari sono costretti a stazionare nei corridoi; il rispetto della normativa sulla sicurezza, in quanto la barella non può essere considerata un idoneo appoggio per le manovre assistenziali anche elementari, né una unità di degenza soprattutto quando poi gli utenti rimangono anche 13 ore consecutive sopra le stesse; il rispetto degli standard minimi di dotazione dell’unità di ricovero, campanello, luce, presa corrente; il rispetto della normativa sulle dotazioni di personale, legge Donat-Cattin, considerando il Pronto Soccorso una unità operativa di sub intensiva ; il rispetto della normativa antincendio, basata sulle dotazioni standard di unità di ricovero”.
Come si può ben vedere, la liste delle cose che non vanno al Pronto Soccorso del Carlo Urbani, secondo la Fials, è abbastanza lunga; lista alla quale si potrebbero aggiungere “altre norme, giuridiche o di semplice educazione sanitaria, che sono legate alla aumentata possibilità di propagarsi di infezioni”.
Nella lettera inviata ai responsabili della sanità regionale e locale la Fials ricorda ed elenca la lunga lista di articoli del Codice Deontologico dell’infermiere, concludendo con una neanche tanto velata minaccia, quella di denunciare “all’autorità competente se non interverranno nel frattempo cambiamenti sostanziali“ per evitare che la situazioni si incancrenisca. “Questo – conclude la lettera – non è il servizio pubblico che ci aspettiamo da una struttura che è stata ‘venduta all’opinione pubblica’ come un ‘modello”. Modello di cosa? Forse dei costi affrontati per la realizzazione della struttura?
(Sedulio Brazzini)

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