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Jesi Ramy Essam, come la rabbia del popolo in piazza

Stagione di prosa al Pergolesi con il musicista egiziano in esilio dalla dittatura del proprio Paese, performance che ha emozionato la platea

di Giovanni Filosa

Jesi, 15 febbraio 2023 – A una performance interessante e, per un certo verso, “diversa” da come generalmente viene recepito il messaggio che il Teatro invia al pubblico recita dopo recita, ha dato vita al Pergolesi, come seconda recita della stagione di prosa in collaborazione tra Fondazione Pergolesi Spontini e Amat,  “Ramy. The voice of Revolution” di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani di Babilonia Teatri in esclusiva regionale.

Babilonia Teatri è una formazione entrata con piglio nel panorama teatrale contemporaneo  “distinguendosi per un linguaggio che a più voci viene definito pop, rock, punk”, come ha detto Enrico Castellani al termine dello spettacolo. Insieme a Valeria Raimondi, da anni gioca la carta vincente di una drammaturgia che ha stimoli ribelli, che sbatacchia le contraddizioni della quotidianità, le analizza nel vuoto – pieno della scena teatrale.

Vuoto, scarno, il palcoscenico. Pieno perché il vuoto riempie l’occhio dello spettatore. Coraggiosi? Agli artisti non interessa soltanto la vita di una qualsiasi provincia dello stivale, a loro interessa il microcosmo che diventa universale quando propongono tranche de vie e, con l’irriverenza quasi cinica che è un marchio di fabbrica, ma attenzione, mai fine a se stessa se non nel voler interrogare il pubblico e interrogarsi, fanno emergere la voglia di approfondire stili, conflitti e l’indignazione popolare preconfezionata.

Miscelata con l’ignoranza che “il popolo cojone, risparmiato dal cannone”, come diceva Trilussa, è costretta a subire. Stavolta hanno dato voce, come si è sentito alla fine dalle loro parole, a mille domande. Cosa vuol dire giustizia, cosa significano potere, Stato, legalità. Tutte parole entro le quali ci buttiamo sicuri di conoscere tutto ma, in realtà, delle quali conosciamo il significato, per lo più, che vogliono farci capire.

Ed eccoci a Ramy Essam, un egiziano che ha “raccontato” con la sua chitarra, la dittatura del suo Paese, insieme a Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Amani Sadat, Luca Scotton. 

Ramy ha cantato e gridato con la rabbia e la nostalgia di chi paga tutti i giorni un prezzo altissimo, l’esilio, per le proprie scelte. Ha ricordato i diritti umani calpestati giorno dopo giorno, la debolezza di fronte ai diritti inviolabili dell’uomo, che muore in carcere non perché il carcere uccide, ma perché la solitudine ti fa morire

Ramy ha raccontato tutte, una per una, le sue lotte contro le dittature succedutesi in quel Paese, trasmettendoci stati d’animo contraddittori. Con le sue canzoni, è emerso un mondo che poco conosciamo o di cui siamo poco informati. Quando all’inizio ho scritto “performance diversa” intendevo la musica e i testi. Noi siamo abituati magari a pensare alla musica popolare ed etnica come ce l’hanno presentata De André, Pagani ed altri ancora. Questa che ha suonato Ramy è dura, i testi sono vere e proprie scudisciate contro il potere, senza la poetica di cantautori da Dylan in poi ma con frasi che vanno diritto al sodo e al cuore, rabbia del popolo in piazza.

Alla fine un incontro con gli artisti e un Ramy che ci ha raccontato la sua odissea, in un incontro/conversazione, introdotto dall’assessore alla cultura Luca Brecciaroli, a cura di Pierfrancesco Giannangeli, docente, giornalista e consulente della Fondazione Pergolesi Spontini.

Una marea di applausi.

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