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Cronaca

Jesi Ripristinata la targa in memoria di Sacco e Vanzetti alle ex Carcerette

Evento promosso dal Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”: «Siamo qui per rinnovare la memoria di due punte del movimento operaio, per commemorare i migranti di ieri e di oggi»

Jesi – E’ stata inaugurata stamattina la targa dedicata dal Comune a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, presso i giardini delle ex Carcerette, intitolati proprio ai due anarchici immigrati italiani, uccisi da innocenti sulla sedia elettrica, a Boston nel 1927.

L’iniziativa, promossa dal Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”, ha voluto recuperare la memoria storica dei due anarchici e della lapide a loro dedicata, che era scomparsa.

La prima epigrafe fu apposta, infatti, nei giardini già nel 2006 ma andò perduta durante i lavori di restauro dei locali delle ex carceri di Jesi, contigui ai giardini, che ospitavano anche la sede del Centro Studi Libertari, trasferitasi poi nel complesso di San Martino.

A presenziare all’inaugurazione, Andres del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” e della Federazione anarchica italiana, l’assessore alla cultura, con delega alla memoria storica, Luca Brecciaroli, Tullio Bugari e Grazia Tiberi di Arcivoce, Vittorio Lannuti di Jesi in Comune.

Tra i presenti, i gruppi Anarchici di Pesaro e Ancona, Massimo Mazzarini del Sunia di Ancona, il segretario del Pd, Stefano Bornigia e il consigliere comunale Filippo Bartolucci, la consigliera Agnese Santarelli di Jesi In comune, Daniele Fancello presidente dell’Anpi provinciale.

«Siamo qui per rinnovare la memoria storica e ricordare Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due punte del movimento operaio, che cento anni fa si sono fatti carico delle problematiche del mondo operaio. La loro storia è la storia dei migranti italiani negli Stati Uniti. Ricercati per essersi rifiutati di arruolarsi nella Grande Guerra, furono usati come capro espiatorio, condannati perché emigrati, perché anarchici e operai», ha detto Andres del Centro studi, nel discorso di apertura dell’inaugurazione.

«Oggi ripristiniamo non solo una targa ma la memoria storica di due personaggi importanti, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici e attivisti italiani, pugliese il primo e piemontese il secondo, calzolaio l’uno e pescivendolo l’altro, emigrati dall’Italia negli stati Uniti, in cerca di fortuna, all’inizio del ‘900».

«Due persone diverse ma accomunate dal senso di giustizia e dalla volontà di difendere i diritti degli operai e dei lavoratori italiani ai tempi calpestati e di fatto inesistenti, soprattutto quelli degli immigrati», ha sottolineato l’assessore Luca Brecciaroli, augurandosi che proprio attraverso la memoria si possa creare una comunità più unita che accolga le diversità.

A seguire le letture di Tullio Bugari e Grazia Tiberi di Arcivoce che hanno interpretato un brano scritto da Tullio Bugari ispirato alla strage di Portella della Ginestra. Poi l’intervento sui flussi migratori di Vittorio Lannuti di Jesi in Comune che ha preceduto l’inaugurazione della targa.

La nuova targa dedicata “Ai migranti di ieri e di oggi”, ripercorre in pochi paragrafi, tradotti anche in lingua inglese, il clima di intolleranza e repressione delle istituzioni statunitensi del 1920 verso i poveri e i lavoratori, in particolare verso la classe operaia, costituita da immigrati del vecchio mondo che con scioperi e manifestazioni rivendicavano maggiori diritti socio economici.

In questo clima si è inserita la cattura e la condanna a morte dei due anarchici Sacco e Vanzetti, «dopo un processo lungo sette anni in quella che fu considerata a livello internazionale una montatura figlia di persecuzione politica», recita il testo della targa, al centro la foto dell’effigie del 2006 andata perduta, per cui è stato realizzato anche un cartonato che la riproduce, stamattina appoggiato davanti alla targa.

Questa la dedica originaria: A Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, uccisi innocenti sulla sedia elettrica perché anarchici, immigrati e lavoratori. Il valore delle loro vite vissute in nome di ideali di libertà, giustizia sociale e solidarietà umana, sia monito ed esempio contro ogni forma di intolleranza razziale, persecuzione politica e repressione delle libertà.

La storia dei due anarchici

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, segnalati nelle schede di polizia per essersi rifiutati di arruolarsi nella Grande Guerra, vennero fermati nel 1920 quando Vanzetti l’indomani avrebbe dovuto tenere un comizio in favore di un altro anarchico, Andrea Salsedo, volato giù da una Questura, precorrendo la dinamica del caso Pinelli. Incastrati per un crimine che non avevano commesso dopo 7 lunghi anni di un processo farsa, vennero giustiziati.

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