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JESI Rotta Balcanica, anche la Caritas impegnata per i profughi

Il dramma dei migranti in Bosnia Erzegovina, l’appello dell’organismo diocesano per la raccolta fondi

JESI, 2 febbraio 2021 – La Caritas diocesana sposa l’appello lanciato da Caritas Italiana in merito alla situazione di emergenza umanitaria in Bosnia Erzegovina e lungo la Rotta Balcanica dei profughi. Attualmente c’è una raccolta fondi di Caritas Italiana e di Caritas Marche: Regione Ecclesiastica Marche Caritas Regionale IBAN IT92Y0306909606100000063560, Intesa San Paolo, con causale “emergenza profughi balcani“.

Attraverso la raccolta tutti i beni necessari verranno acquistati direttamente sul territorio, in modo da rispondere tempestivamente alle necessità reali e andando a sostenere anche il sistema economico locale, già fortemente provato.

«Finora il team di Caritas e Ipsia-Acli ha acquistato e distribuito a Lipa vari camion di legna che serve ai migranti per scaldarsi, giacche a vento e abiti invernali, scarpe, cibo, acqua… insomma, cerchiamo di rispondere ai bisogni che giorno per giorno si presentano. Non è accettabile che persone vivano in una tale situazione di emergenza» si legge nella nota stampa di Caritas Marche.

Al momento l’indicazione è di non avviare raccolte di beni materiali dall’Italia. Tutti i prodotti necessari sono acquistabili direttamente sul luogo dell’emergenza. In questo modo si evitano i tempi del trasporto e la difficoltà per gli operatori di dover gestire i prodotti all’interno di una situazione già critica.

«Quando siamo stati al campo due giorni fa la neve si era sciolta, pioveva, e c’era un pantano osceno in tutto il campo, pozzanghere enormi, i team di Caritas Italiana e di Ipsia-Acli vanno regolarmente a Lipa per monitorare la situazione e per distribuire i generi necessari – spiegano dalla Caritas -. La situazione a Lipa continua ad essere grave e molto emergenziale. E’ stato risolto (anche se in maniera fragile) solamente il problema del dormire, perchè nei giorni scorsi l’esercito ha montato le tende militari che sono riscaldate con dei cannoncini di aria calda, per cui almeno la gente di notte non congela».

Ma per il resto è un caos totale: «I bagni chimici che sono stati messi non sono nemmeno utilizzabili e sono già in condizioni pessime. Continuano a mancare gli allacci idrici ed elettrici – non c’è dunque acqua corrente, non ci sono docce, l’elettricità è solo fornita da qualche generatore. Gli ospiti del campo non hanno neanche un posto dove mangiare, quando la Croce Rossa distribuisce il cibo, loro devono mangiare in piedi o dentro le tende, non ci sono sedie o un tavolo per mangiare tranquilli. Alle 16.30 fa buio e l’illuminazione è molto carente, questi fino al mattino successivo, restano al buio in mezzo alla montagna. La strada per arrivare a Lipa è poco più che un sentiero sterrato, molto fangoso, che ghiaccia di notte, per cui è anche difficile arrivare su con i mezzi».

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