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Jesi San Nicolò: «Rendere pubblici gli atti della Soprintendenza»

Franco Cecchini: «Sarebbe auspicabile che fosse il Comune a prendere l’iniziativa di divulgarli, visto che la nuova Amministrazione intende far chiarezza»

É evidente a tutti che attorno alla chiesa di San Nicolò e al complesso delle ex Giuseppine si sia sviluppata da tempo molta confusione: la nuova Amministrazione «intende far chiarezza», come ha affermato ad apertura del suo primo intervento sulla questione, pubblicato il 17 settembre scorso.

Ma non si può dimenticare in proposito l’ultimo comunicato della precedente Amministrazione che il 6 giugno – cioè alla vigilia delle elezioni svoltesi in città il 12 e 26 dello stesso mese – con il titolo «Bene l’intervento della Soprintendenza», «prende atto con piena soddisfazione della decisione della Soprintendenza di sospendere i lavori alle ex Giuseppine, limitatamente alla parte annessa alla chiesa di San Nicolò, in attesa di ulteriori approfondimenti».

E’ quanto era stato auspicato dal Sindaco lo scorso aprile, quando si era recato in Soprintendenza. In tale sede il nuovo soprintendente aveva accolto l’invito a un sopraluogo per verificare la situazione, sopraluogo compiuto con gli effetti sperati.

Affermazioni chiarissime, peraltro pienamente conseguenti – e quindi per certi aspetti doverose in quel momento – con quanto già scritto in un comunicato della stessa Amministrazione il 15 aprile, all’indomani dell’incontro citato: «II Comune ha cercato di opporsi in più occasioni alle indicazioni della Soprintendenza, preferendo l’abbattimento completo della struttura appoggiata alla navata della chiesa. Una scelta questa che non è stata però accolta».

A questo punto, quindi, non si può «rimanere esterrefatto perché la stessa Soprintendenza dà pareri completamente opposti, a iter avviato e a lavori in corso», come è stato detto, a titolo personale, dai banchi dell’opposizione all’ultimo Consiglio comunale, nel corso di un’interpellanza sull’argomento, peraltro opportuna e positiva.

Risulta infatti dai comunicati ufficiali sopra citati che il cambiamento corrisponde in pieno a quanto auspicato e apprezzato dalla stessa Amministrazione precedente. E per fortuna è avvenuto – anche in seguito alla richiesta di intervento dei padri Carmelitani, proprietari della chiesa – in una fase in cui si è ancora in tempo per modificare il progetto.

Comunque, le vicende attorno al complesso ex Giuseppine negli ultimi dieci anni richiederebbero ulteriori verifiche e approfondimenti: ma ora interessa l’operato della nuova Amministrazione.

Che – sia nel comunicato del 17 settembre, sia nella risposta all’interpellanza da parte dell’assessore a urbanistica e lavori pubblici nel recente Consiglio comunale – ha espresso l’intendimento di «farsi promotrice di una mediazione, di un confronto tra le parti».

Con tre obiettivi precisi: «Innanzitutto che gli interessi e la volontà di Daniela Cesarini vengano rispettati, che le parti interessate in causa abbiano la possibilità di rivendicare e di veder riconosciuti i loro diritti, e soprattutto far sì che non rimangano incompiuti i lavori in Piazza Pergolesi, nell’attesa di una soluzione».

Obiettivi di per sé importanti e condivisibili ma, quanto a San Nicolò, finora si è detto solo che «dalla Soprintendenza è venuta la necessità di staccare il complesso dalla chiesa vincolata».

Forse dando così per scontato l’obiettivo di tutelare e valorizzare il monumento, che ha visto fin dall’inizio impegnati insieme Comune e Soprintendenza, tanto che nel 1970 è stato il soprintendente architetto Trinci a presentare al Comune e alla città il primo progetto, da lui stesso elaborato e tuttora documentato, con la chiesa monumentale liberata su tutti i lati da ogni sovrastruttura e con il cortile interno ad uso pubblico, collegato alla piazza e al corso.

Sembrerebbe perciò opportuno e utile che, in questa fase finale decisiva, anche questo obiettivo venisse affermato esplicitamente e perseguito prioritariamente dalla nuova Amministrazione comunale d’intesa con la Soprintendenza.

Rendere pubblici gli atti della Soprintendenza? A questo proposito avanzerei una proposta o meglio una domanda. Poiché la Soprintendenza è la referente, l’organo competente in materia per tutti i soggetti coinvolti (Comune, proprietà del complesso e proprietà della chiesa vincolata, costruttori); e poiché la Soprintendenza risulta l’unica parte silente, che non pubblica atti, né comunicati stampa, né interviste, ma di cui tutti parlano e riferiscono, non sarebbe opportuno rendere pubblici i pareri, le prescrizioni, le note e gli atti trasmessi dalla Soprintendenza al Comune negli ultimi anni sull’argomento?

Come peraltro è già avvenuto, ad esempio, nel 1998, quando l’ente aveva escluso l’interesse culturale dell’intero complesso, o nel 2012, quando invece aveva espresso pareri e vincoli su alcuni elementi dello stesso complesso per il loro interesse storico-architettonico, o di recente in merito ai pareri su altri interventi, quali lo spostamento del monumento a Pergolesi o della fontana dei leoni.

Per quanto attiene, invece, ai lavori progettati dal 2019 sul complesso ex Giuseppine, avviati, tutt’ora in corso e solo in parte sospesi, non risulta che sia stata resa pubblica in copia la relativa documentazione integrale, pervenuta dalla Soprintendenza.

Ovviamente si può sempre procedere con la pratica prevista per l’accesso agli atti, ma in un caso come questo sarebbe auspicabile che fosse il Comune stesso a prendere l’iniziativa di divulgarli, proprio per agevolare la conoscenza della situazione, per “fare chiarezza”, al di là di ogni ambiguità o carenza nell’interpretazione e nella comunicazione da parte dei diversi soggetti coinvolti.

La cittadinanza potrebbe così comprendere meglio, condividere e sostenere l’operato dell’Amministrazione stessa, nel suo impegno di chiarificazione e mediazione su questo argomento, particolarmente importante e complesso.

Franco Cecchini

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