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JESI San Pietro Martire: i Padri cappuccini se ne vanno

Il vescovo Gerardo: «Una grande perdita per la diocesi»

JESI, 23 marzo 2020 – I Padri cappuccini se ne vanno. Alcuni mesi fa il Padre provinciale ha comunicato alla diocesi di Jesi la necessità di ritirarsi. Hanno grandi difficoltà in quanto la diminuzione numerica dei frati e l’avanzare dell’età li costringe a ridimensionare le attività.

La scelta, pertanto, è quella di mantenere quelle attività più consone alla vita e alla spiritualità francescana. Per cui le prime cose da lasciare sono le parrocchie. Per la diocesi di Jesi di tratta di una grande perdita.

I frati, oltre a reggere la Parrocchia di San Pietro Martire, parrocchia vivace e bella, svolgono il loro ministero all’ospedale Carlo Urbani, alla casa di riposo e al cimitero. La sostituzione sarà difficile.

Il vescovo Gerardo Rocconi

Più volte ci siamo incontrati con i parrocchiani. Nei mesi di gennaio e febbraio abbiamo svolto la visita pastorale in questa parrocchia, proprio per affrontare questo problema.

Ovviamente abbiamo delle ipotesi per sostituire i frati. Trattandosi di persone e trattandosi di ipotesi, è prematuro darne comunicazione.

La diocesi di Jesi è strutturata in unità parrocchiali, cioè in piccoli gruppi di parrocchie con un solo parroco ed eventualmente un viceparroco. Fanno parte della stessa unità pastorale le parrocchie di San Pietro Martire e di Regina della Pace. Questo significa che, ad agosto, quando i frati lasceranno Jesi, il parroco di Regina della Pace diventerà parroco dell’intera unità. È l’unica cosa certa. Il resto ancora è tutto in divenire.

A causa di questa emergenza sanitaria abbiamo dovuto interrompere i contatti con i sacerdoti che pensavamo di accogliere in sostituzione dei frati. Riprenderemo appena le cose si saranno un po’ calmate.

Ringrazio i frati per la loro preziosissima presenza. Sono testimone del dolore e dell’affetto dei parrocchiani nei confronti dei Padri. Avremmo voluto che questa cosa non accadesse.

Io, come battuta, ma non troppo, invito i fedeli a pregare fra’ Serafino, sepolto in chiesa. Se un giorno diventerà beato (ora è dichiarato venerabile) quella chiesa diventerà un santuarioe chissà che i frati non saranno costretti a ritornare.

Forse è fantasia, forse è speranza.

Mons. Gerardo Rocconi

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