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Jesi “Stai zitta!”, al Pergolesi la forza dissacrante di Michela Murgia

Un happening vorticoso, basato sulla condizione femminile vista con gli occhi di Antonella Questa, Valentina Melis, Teresa Cinque, e condiviso da un pubblico complice e interprete inconsapevole

Jesi«Cara Murgia “stai zitta”!!!, sennò mi distraggo un po’, io mi son divertito e più forte sorriderò».

Chiaro che scherzo ma è come se cantasse, nel suo linguaggio simil/cantautoriale, Antonella Questa. Che, insieme a Valentina Melis e Teresa Cinque, hanno preso il saggio di Michela Murgia, “Stai zitta!”, ne hanno evidenziato il ticchettio dei luoghi comuni che la saggezza ironica della Murgia ha sempre dispensato a larghe falde e ne hanno ricavato una specie di happening vorticoso, basato sulla condizione femminile vista con gli occhi delle tre artiste e condiviso da un pubblico (mercoledì 17 scorso), quello del Teatro Pergolesi, complice e interprete inconsapevole.

La comunicazione dalla platea tornava sul palco senza essere necessariamente passati da un esperto di marketing per sapere di che si tratta. Loro, tutti noi, partecipi, di un lavoro solido, profondo, che sbeffeggia amaramente una condizione umana, quella femminile, che sciorina le ovvietà diventate verbo su cui divertirsi, fra testi di canzoni che arricchiscono come se un tornado di note e parole si riversasse sul pubblico.

E poi balletti che ci riportano la Carrà di fronte agli occhi, che ruotano intorno a un mondo che fece dire a Pedro Almodòvar «Raffaella no es una mujer. Es un estilo de vida», con una sintesi efficace e indimenticabile. «Raffaella non è una donna, è uno stile di vita».

Si rincorrono sulla scena, trovano, qualche volta il proprio posto nel mondo, pronte a mordere ancora riportando e condividendo “le frasi che non vorremmo più sentirci dire”.  

E allora benvenuto a uno spettacolo che finalmente riporta le regole del Teatro a Teatro, con dialoghi, canzoni, balli, monologhi, che è dissacrante quanto la forza di scrittrice Michela Murgia imponeva non solo nei racconti ma anche nei saggi.

“Stai zitta!” perché sei una donna, perché resterai l’angelo del focolare, perché la tua oppressione è il marchio di fabbrica di un patriarcato che regala, si fa per dire, un tracciato di cui anche il mondo maschile dovrebbe ormai essere stanco.

E’ la zona in cui alcuni inutili idioti (perché ci sono anche quelli utili, che permettono di scoprire gli idioti reali) si sono trincerati per non sentire gli spari sopra, da parte di una società che ormai vuole e deve abbattere le discriminazioni non solo usando le parole giuste ma usando il cervello.

Ricordando anche l’Aristofane platonico, che divise gli esseri umani in genere maschile, femminile e androgino. Uno spettacolo da godere, con Antonella Questa, Valentina Melis e Teresa Cinque (donne, scrittrici, registe, artiste a tutto tondo), dirette con allegria mista a profondità da Marta Dalla Via.

Due chiacchiere a fine spettacolo con le tre artiste da parte dell’assessore Luca Brecciaroli. Anche lui non si sarebbe mosso da quel palcoscenico. Moltissimi applausi a tutti. 

© riproduzione riservata

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