Cronaca
JESI TAGLI AL FONDO SOCIALE, CINGOLANI: «VERGOGNOSO IL SILENZIO DEL PD, I CONSIGLIERI REGIONALI DEVOLVANO LE LORO DIARIE»
5 Ottobre 2015
JESI,5 ottobre – Un fiume in piena. Le reazioni al paventato mancato ripristino del Fondo Sociale regionale (dei 34 milioni da erogare sembra che ci si fermi, ad andar di lusso, ad una ventina) hanno scatenato, e non poteva essere altrimenti, un putiferio. Onda su onda, sindacati, amministratori della città e della Vallesina, associazioni, onlus, politici (di questi, però, chi più chi meno…) hanno richiesto a gran voce che la Regione, nelle vesti del suo princeps Luca Ceriscioli, si dia finalmente una mossa e mantenga quanto promesso (in sede di campagna elettorale) e quanto, in effetti, deve.
La questione è nota: in due parole, a fronte di questi tagli che coinvolgono le fasce più deboli in ordine fisico e psichico, si va verso un’assistenza zero, servizi zero, qualità della vita zero, occupazione zero, carico sulle famiglie insostenibile. Una situazione che rischia di mettere in ginocchio i Comuni non più in grado di far fronte alla domanda che proviene da quella fetta di società che, ribadiamo, ha il sacrosanto diritto di essere custodita ed adeguatamente accompagnata giorno per giorno. E non emarginata.
Paolo Cingolani, 57 anni, consigliere comunale e presidente di JesiAmo, solida esperienza alle spalle, come medico (laurea in logopedia e pedagogia) e come amministratore (già assessore ai servizi educativi e sociali e presidente dell’assise cittadina), incarna proprio quel fiume in piena che dicevamo all’inizio.
«Chissà se i consiglieri regionali sarebbero contenti nel vedersi trattenute le loro diarie, diciamo, per 10 mesi. Io gliele tratterrei almeno sino al termine di questa triste vicenda…».
«Con la questione del Fondo Sociale siamo alle solite – ci dice – . È vergognoso il comportamento di chi ha rassicurato tutti che il taglio dal bilancio di previsione era solo una questione tecnica. E’ vergognoso, oggi, il tentativo di accampare scuse di ogni tipo dicendo ai marchigiani che per l’anno in corso non potranno essere distribuiti più di 15/20 milioni di euro. È vergognoso il comportamento di chi, come i consiglieri regionali della nostra provincia, non si assume la responsabilità di quanto sta accadendo. Non servono a niente le varie dichiarazioni di Giancarli e Busilacchi e meno che meno le loro interrogazioni. Servirebbe un gesto eclatante. Ma il coraggio uno ce l’ha o non ce l’ha. E loro il coraggio, nella politica, non sanno neanche dove alberga».
Poi, ancora un affondo, per l’assordante silenzio del Pd che «da quello locale a quelli provinciale e regionale non prendono, naturalmente, posizione contro la politica della giunta marchigiana. Altra vergogna!»
Cingolani, andando a ritroso, liquida presto la storia che ha portato a questa situazione, ricordando che proprio quando «in aprile la Regione si trovava in difficoltà a chiudere il bilancio, Gian Mario Spacca e la sua maggioranza azzerano il Fondo Sociale (un milione e mezzo a fronte dei 30 del 2014) e promettono solennemente di reintegrarlo in sede di assestamento. Forse Spacca sperava di essere rieletto! I consiglieri pd, Giancarli in testa, insieme, tra gli altri, a Busilacchi, Badiali, Lucchetti, difendono a spada tratta la strategia e l’operato dell’ex governatore e si impegnano, in campagna elettorale, a ripristinarlo. I fatti sono andati, purtroppo, diversamente. Giancarli e Busilacchi sono stati rieletti in Consiglio regionale, il Pd ha rieletto il suo presidente Ceriscioli, Badiali è stato nominato segretario provinciale del partito. Ma del ripristino rimangono solo le promesse». Non lo ha rieletto nessuno…
Tornando all’oggi, dunque, una domanda sorge spontanea: adesso qui come si fa?
«I sindaci a fronte di una riduzione di circa 15 milioni di euro rispetto a quanto messo già in bilancio per la gestione dei servizi alle persone in difficoltà, hanno una sola strada: tagliare. O, per dirla più elegantemente, razionalizzare. Ma la sostanza non cambia, con pesanti ripercussioni sulla qualità e la quantità degli stessi, sulla speranza delle famiglie di poter avere certezze di interventi sui loro congiunti, oltre che su buona parte dei lavoratori del settore, che già prendono salari da sopravvivenza. Se fossi io il Sindaco chiamerei di sicuro il Prefetto a gestire la questione, oltre che verificare la presenza o meno di un vulnus giuridico nella scelta della Regione. Non è, infatti, possibile dire ai Comuni di procedere con l’erogazione dei servizi e poi fargli mancare, in corso d’opera, gli stanziamenti».
Per il Consiglio regionale in programma il prossimo 20 ottobre ci sarà ancora mobilitazione verso Ancona, con amministratori locali, utenti, famiglie, lavoratori del settore che andranno a sostenere il ripristino del Fondo. Con una speranza, al di là delle polemiche, delle prese di posizione, delle invettive e delle legittime aspirazioni. Che ognuno, per la sua parte, possa contribuire, con criterio di civiltà, a non togliere, a quanti non sono in grado di sostenersi da soli, almeno il senso di una “vita buona”.
(Pino Nardella)