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Cronaca

JESI TAGLI PESANTI AI SERVIZI SOCIALI, SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA

JESI, 4 giugno 2015 – Sindacati sul piede di guerra per i tagli ai servizi alla persona. Neanche a dirlo, il sociale è ancora una volta la “valvola di sfogo” dei bilanci regionali ogni volta che si deve rivedere al ribasso le prestazioni. Quest’anno poi si è inciso sulla carne viva, quella delle persone più deboli, come dicono Cgil-Cisl-Uil: “Il taglio regionale è molto consistente. Per l’anno 2015, questi interventi sociali producono i suoi primi effetti. Effetti che incidono pesantemente sulla riduzione dell’offerta dei servizi, in particolare quelli ricompresi all’interno della legge regionale 18/96, con conseguenze facilmente immaginabili anche sul piano dell’occupazione, o comunque sul salario dei lavoratori”.
L’ASP, l’Azienda per i Servizi alla Persona, dell’Ambito Sociale 9, dal canto suo ha allargato le braccia quando si è seduta di fronte ai sindacalisti: “L’Asp – dicono Sarti, Andreolini e Bellagamba – ha rappresentato in primo luogo l’incidenza della riduzione dei trasferimenti regionali sul proprio bilancio e successivamente le azioni che a partire da luglio saranno intraprese. Azioni che, appunto, si concretizzeranno in tagli, o comunque, in una compressione dei servizi, che, come è noto, si rivolgono alle fasce più deboli della popolazione”. I servizi interessati riguardano l’ Assistenza domiciliare, l’Assistenza scolastica per disabili, l’Assistenza educativa domiciliare, i Servizi per l’infanzia e l’adolescenza.
Con questi scenari che preannunciano ancora una volta lacrime e sangue per le fasce deboli, i confederali alzano il tiro: “La decisione assunta dall’ASP e dai Comuni dell’ambito 9 non è accettabile. Pur comprendendo le difficoltà finanziarie in cui sono costretti i Comuni, non possiamo non sottolineare come sia, a nostro giudizio, mancato ogni tentativo da parte loro di un impegno economico finalizzato al mantenimento dei servizi. Ma questo non significa assolutamente assolvere né il Governo, né la Regione Marche i cui tagli mettono, nei fatti, i Comuni con le spalle al muro dal punto di vista economico, mettendo in discussione la loro storica funzione pubblica e sociale. I tagli, e il conseguente ridimensionamento dei servizi sociali, rappresentano uno, anche se non l’unico, degli aspetti che rischia di far “precipitare” la crisi e il conflitto sociale negli Enti Locali. Ed è per questo che riteniamo che da subito riparta l’iniziativa nei confronti della Regione Marche perché il fondo per il sociale venga reintegrato, ricordando a tutti che investire nel Welfare non è solo farsi carico delle fragilità, ma è anche funzionale allo sviluppo e alla occupazione e incide in maniera significativa sulle eguaglianza/diseguaglianza e sulla coesione sociale”.

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