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CALCIO Un libro per raccontare le imprese del mister Osvaldo Jaconi

Libro il Comandante Osvaldo Jaconi

Andrea Verdolini: «Ho proposto la figura dell’allenatore più vincente in assoluto in Italia perché non era stato mai scritto nulla, se non in maniera sporadica, su di lui»

Questo libro, “Osvaldo Jaconi – vita e miracoli di un allenatore di calcio”, Geo Edizioni, ci farà ripercorrere (mi riferisco a noi tifosi marchigiani che frequentavamo la serie C), gli anni gloriosi dei derby, degli stadi carichi di tifo anche più di quanto la capienza lo permettesse, la girandola di allenatori e giocatori che poi avrebbero percorso una lunga strada fra gli dei dell’olimpo calcistico. Non tutti, certo, però quelli che non ci sono riusciti hanno indubbiamente lasciato la propria orma sui terreni delle nostre piccole, grandi città.

Osvaldo Jaconi foto campo da calcio bianco e nero

Un allenatore che ha vissuto dal di dentro anche il nostro calcio è, appunto, Osvaldo Jaconi, prima calciatore (il più giovane della serie A, stagione 1966/67), che ha mantenuto la stessa filosofia di vita che lo ha contraddistinto e gli ha dato una collocazione tutta sua. Personale e per sempre. Giorgio Chiellini lo ha conosciuto, per esempio, come allenatore quando, adolescente, lo ha avuto come “mister” nel Livorno.

«Una persona che mi ha dato carota e bastone, indicandomi davvero le regole per fare questo lavoro, il giusto e lo sbagliato, per permettermi, proteggendomi, di capire i miei errori». Andrea Verdolini, giornalista, una vita fra carta stampata e direttore di Tvrs, ha vissuto, come cronista, una buona parte della vita di Jaconi, seguendolo e ricordandocelo, in queste pagine, come esempio di franchezza ed umanità.

Osvaldo Jaconi con Kurt Hamrin foto in bianco e nero

Tappe di una vita, un libro scritto che scorre come una biografia romanzata, con foto di grandi che hanno conosciuto, affiancato, apprezzato, amato Jaconi, pur se talvolta gli “amarcord” dei cosiddetti tempi belli (solo perché il calcio era diverso nella sua filosofia, non perché eravamo più giovani) che emergono con saggezza dal lungo incontro, durato settimane, fra Verdolini e Jaconi. A chiacchiera per raccontarsi. Un libro necessario e scorrevole, ricco di “ricordi” e risultati persi nella nostra memoria, aneddoti, adatto sia a noi che possiamo fare un confronto perché quelle pagine ci hanno visto protagonisti e lo abbiamo vissuto e a quanti invece, si affacciano al calcio di oggi. Un’altra cosa.    

Andrea, tu definisci Osvaldo Jaconi “un comandante” e ci sveli che molti non sanno che è il mister che ha ottenuto più promozioni nella sua carriera. Perché un libro?

Ho proposto la figura dell’allenatore più vincente in assoluto in Italia perché non era stato mai scritto nulla, se non in maniera sporadica, su di lui. Il libro si è sviluppato con una serie di incontri nella sua casa di Civitanova dove, a cuore aperto, ha sviscerato la sua lunga carriera, prima da calciatore e poi da allenatore. E’ un paradosso incredibile che un allenatore che vince 11 campionati, 11 promozioni, non sia mai riuscito ad allenare in serie A.

Osvaldo Jaconi

Secondo te qual è stato il motivo?

Credo che sia dovuto al fatto che non si è mai voluto legare a nessun carro, tiene in modo particolare alla sua libertà e alla sua dignità. Ha sempre scelto di testa sua, basandosi su rapporti schiettamente umani e questo l’ha pagato forse con il non aver mai allenato nella massima serie ma, ti assicuro, non ha nessun rimpianto. Quello che ha fatto è stato grande, vincendo in piazze incredibili. E nel libro, ricco di immagini, lo vedi insieme a tanti grandi del calcio italiano, fianco a fianco a ricevere premi. Per lui è stato sempre un onore ma era normale, oggi lo si definirebbe un “hombre vertical, cioè chi non deroga mai dai suoi principi. La sua carriera è ricca anche di dimissioni, una parola che in Italia non va molto di moda. Clamorosa quella di Livorno dove, all’apice della popolarità in quella città che non vinceva nulla da tantissimi anni, per divergenze col presidente Spinella si dimise, rinunciando a un contratto principesco, per l’epoca, in serie B. Un altro esempio è stato quando ha portato in serie B il Savoia di Torre Annunziata. Chiamò Gravina, suo presidente allora, e gli disse: “Non è che tutti questi successi mi riserveranno delle delusioni? Perché, sai, la vita ti dà e ti toglie”. Ecco, lui pensava così, anche se era come se avesse paura che il successo gli cambiasse il suo modo di vivere la vita e la professione.

Osvaldo Jaconi

Cosa aveva in mente quando sceglieva una piazza con una squadra da allenare?

Semplicemente due cose: le persone e il progetto. Per esempio, quando ha scelto Catania, una piazza difficile, l’ha fatto perché aveva un rapporto stretto, quasi sanguigno, con un personaggio simile a lui, il presidente Massimino, paragonabile ad altri presidenti come Rozzi ad Ascoli e Anconetani a Pisa. Ma nello spogliatoio non ha mai voluto ingerenze, tanto meno quelle dei presidenti. Era lui a gestire la testa e le gambe dei ragazzi.

“Uscire” in libreria in un momento come questo non è semplice: ma è coinvolgente leggere i 30 capitoli che completano la sua vita. Quale di questi hai affrontato con maggior affetto?

Risposta facilissima. Gli anni di Civitanova, che ho vissuto da vicino con intensità, il calcio, allora, nella nostra regione, era qualcosa di diverso, importante, avevamo squadre che ci rappresentavano in ogni città d’Italia, e questo perché c’erano dei personaggi alla guida di quelle Società che erano incredibili, tipo Leopoldo Latini a Jesi, Natale Maiani in Ancona, Giancarlo Nascimbeni a Macerata, Luciano Balestrini a Fermo. Quel campionato di serie C era ricchissimo di derby, stadi strapieni, la città viveva il calcio con amore e un grande tifo. Di quel calcio ho nostalgia, perché era un calcio vero, sanguigno, della gente. Oggi si fa fatica a ritrovare, nella statura di quei personaggi, la stessa forza e sinergia.

Osvaldo Jaconi

Qualche aneddoto?

Tanti ma ne racconto uno che dimostra l’umanità di alcuni grandi personaggi del mondo del “nostro” calcio. Costantino Rozzi, presidente dell’Ascoli Calcio, viene intervistato in diretta da una tv di Ascoli Piceno. Lui riconosce la voce di chi l’ha chiamato, un venditore ambulante di cocomeri. Rozzi, nel mezzo della trasmissione, gli dice: “Aspetta, finisco qui e vengo da te, così parliamo di quel giocatore, se farlo giocare terzino o mediano”. Mi ricorda la “Livella” di Totò applicata al calcio, di cui si può parlare sempre, anche nel mezzo di una trasmissione o durante un consiglio di amministrazione.

Ha girato tutta l’Italia, il buon Jaconi. Ma alla fine ha scelto le Marche, a Civitanova Marche. Perché?

Qui per il mare e perché Civitanova è città concreta dove c’è schiettezza nei rapporti, cosa che ha sempre apprezzato. E credo che non se ne andrà più via, perché la città rispecchia il suo carattere.

Giovanni Filosa

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