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JESI “VIA DEGLI OREFICI”, IL GIOIELLO GRIFFATO MADE IN JESI

Progetto illustrato alla conviviale mensile del Club Nova Aesis: brand sul modello di Ponte Vecchio, per coinvolgere le 15 botteghe orafe operanti

JESI, 19 febbraio 2019 – Un giorno non troppo lontano, forse, potremo indossare un gioiello Via degli Orefici, la griffe esclusiva che racchiuderà nelle sue forme preziose l’arte, la tradizione, la storia della grande scuola degli orafi jesini e del suo celebre rappresentante, Lucagnolo.

Come se fossimo a Firenze, a Ponte Vecchio. Ispirandosi a quel modello di successo mondiale.

È il progetto coltivato da Maria Marchegiani, illustrato nel corso della conviviale mensile del Club Nova Aesis, tenutasi la scorsa settimana al ristorante La Rusticanella, alla quale hanno partecipato – oltre al presidente del sodalizio culturale, Fabio Bertarelli, il vice, Giancarlo Catani, i soci – anche il maestro dell’arte orafa, Gianfranco Catalani, il professore – scultore Massimo Ippoliti, docente di design del gioiello al liceo artistico Mannucci, il sindaco Massimo Bacci e, per le associazioni di categoria, Giuseppe Carancini (Cgia Confartigianato), Luca Frezzotti (Confcommercio), Luca Baldini (Cna).

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Gianfranco Catalani, Massimo Ippoliti, Fabio Bertarelli, Maria Marchegiani

Appassionata e appassionante l’illustrazione del progetto che ne ha fatto Maria Marchegiani, titolare dell’omonima gioielleria in via Pergolesi – via degli Orefici – e del brand Marchegiani Italian Jewels: «La tradizione secolare della città nel campo dell’arte orafa non va dimenticata ma valorizzata specialmente in una via che è stata il cuore di questa attività con le sue botteghe e che ne porta ancora il nome». E Via degli Orefici potrebbe essere il nuovo brand che unisce le 15 botteghe operanti divenendo messaggero ovunque dell’artigianalità d’arte dei nostri maestri.

«Io faccio il possibile – spiega – cercando di promuovere anche il nostro territorio e dotando il mio atelier di un piccolo ma significativo museo nel quale sono esposti gli attrezzi del mestiere di una volta. E sarebbe anche importante apporre una targa che ricordi in che via ci si trova». Ma non basta, perché da soli non si va da nessuna parte. Ecco quindi il coinvolgimento delle associazioni di categoria e del Comune: «Noi potremo agire da facilitatori – ha specificato il Sindaco – perché l’artigianato è di competenza regionale. Ma non ci tireremo indietro per quello che possiamo fare».

E non sarà facile fare – perché occorrono finanziamenti -, come proposto, l’allestimento di un museo permanente nel chiostro di Sant’Agostino, con i locali che racconteranno questa bella storia di laboriosità e d’ingegno, attraverso gli attrezzi, le foto, i manufatti, la documentazione.

«Aprirsi e non rimanere chiusi in se stessi – la ricetta del maestro Catalani -, permettere ai giovani di arrivare a questo mestiere, facendo rete con scuole e istituzioni, se non si vuole che questa tradizione secolare scompaia».

Pino Nardella

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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