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LAVORO Infortuni Covid, da gennaio 409 casi in più

Galli, Cgil Marche: «Colpiti soprattutto donne, professionisti della sanità e i trasporti»

ANCONA, 26 febbraio 2022 – Infortuni Covid: secondo i dati elaborati dalla Cgil Marche, dall’inizio della pandemia ad oggi, sono stati 4.865 pari al 2,3% del dato nazionale.  Rispetto all’ultima rilevazione di dicembre 2021, nelle Marche si contano 409 nuovi casi in più.

Il 68% di questi infortuni si è registrato nel 2020, il 29% nel 2021 ma l’ ultima impennata è di gennaio 2022 con  il 7,4% dei casi. Quanto agli infortuni mortali, dall’inizio della pandemia ad oggi, sono stati 23.  

Le donne sono le più colpite con il 70% dei casi. I lavoratori più coinvolti, con una percentuale del 41,7%, sono i tecnici della salute di cui l’86% infermieri, nei servizi sanitari e sociali, secondo l’Inail, i più interessati sono gli operatori socio-sanitari.

Tra le professioni qualificate, i 2/3 sono operatori socio-assistenziali mentre tra il personale non qualificato, il 43% è ausiliario ospedaliero. Per quanto riguarda le attività economiche, nell’industria si concentra il 96,5% dei contagiati.  

Colpito è anche il settore dei trasporti che registra il 9,6% di infortuni mentre nel manifatturiero si conta solo l’1,9% dei contagi e nel commercio l’1,5%.

E’ questo il quadro che emerge dai dati elaborati dalla Cgil Marche rispetto agli infortuni Covid accaduti negli anni della pandemia.

«Questi numeri, nonostante il balzo in avanti di gennaio – dichiara Giuseppe Galli, segretario regionale Cgil Marche – confermano gli effetti positivi della campagna di vaccinazione su tutto il periodo». 

 Secondo Matteo Pintucci, segretario generale Fp Cgil Marche, «queste ultime rilevazioni confermano che il Covid continua a mietere vittime tra i professionisti della sanità e, a  dire il vero, poco si è fatto, in questo tempo, per tutelare la sicurezza di questi professionisti».

Ma è preoccupante anche il dato sui trasporti.

Osserva Galli: «E’ un settore che ha continuato a registrare la sua vulnerabilità in un periodo davvero complicato per questi lavoratori che, comunque, hanno cercato di garantire i servizi essenziali. Per quanto riguarda il manifatturiero e il commercio, con ogni probabilità, il maggior distanziamento sociale tra le postazioni di lavoro e l’applicazione del protocollo hanno contribuito a contenere la diffusione del virus». 

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