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Legami forti legami deboli e capitale sociale in merito al web odierno

L’attuale e longevo successo dei social network si può considerare come un riflesso di una società globalizzata e interconnessa.

L’attuale e longevo successo dei social network si può considerare come un riflesso di una società globalizzata e interconnessa.

Già durante il secolo scorso è stata proposta la popolare metafora del villaggio globale al fine di descrivere un mondo diventato improvvisamente più piccolo grazie al repentino sviluppo delle tecnologie capaci di spostare merci e informazioni da una parte all’altra del pianeta.

A partire dall’invenzione del telegrafo elettrico nell’Ottocento l’umanità si è scoperta abitare un piccolo pianeta comune, dove venivano condivise le esigenze di convenzioni universali come ad esempio i fusi orari per permettere a tutti l’esperienza di una simultaneità de-spazializzata.

Nonostante permangano sacche di popolazione socialmente e fisicamente isolate, è esperienza banale entrare in contatto in modo del tutto casuale con qualcuno di molto distante da noi per poi scoprire di condividere conoscenze comuni ed esclamare la proverbiale espressione: “ma com’è piccolo il mondo!”.

Tutto questo avveniva già prima dell’era di internet, dei social network e oggi delle piattaforme di streaming video e di broadcast come YouTube e Twitch.tv.

Le differenze tra il pubblico online e quello offline

In generale però i nostri comportamenti online avvengono di fronte a pubblici connessi che presentano caratteristiche a loro volta molto diverse ai più tradizionali e per certi versi statici pubblici offline.

A tal riguardo si consiglia la lettura dei saggi di Ervin Goffman che tratta nei suoi studi abitudini e comportamenti nella vita quotidiana in epoca pre-internet.

I pubblici connessi online

Innanzitutto nei pubblici connessi online le audience sono invisibili: i lettori di un blog o i visitatori di un profilo su un social network possono lasciare tracce, commenti e apprezzamenti, ma spesso si limitano a osservare con maggiore o minore attenzione; se durante una conversazione con un amico al parco, guardandoci intorno, possiamo aver ben chiaro chi è presente vicino a noi, nella dimensione online non possiamo sapere davvero quanti e quali persone ci stanno ascoltando.

Possiamo quindi essere convinti di rivolgerci alle masse, quando le nostre migliaia di follower in realtà sono rivolte altrove.

Oppure potrebbe accadere il contrario, con una conversazione intima che potrebbe diventare un fenomeno virale, nostro malgrado.

Il collasso dei contesti: che cos’è?

Una seconda caratteristica dei pubblici connessi è il collasso dei contesti. L’audience è composta da membri con cerchie sociali differenti.

I nostri amici, i nostri colleghi di lavoro e i nostri parenti possono essere presenti nella stessa piattaforma e avere accesso allo stesso tipo di informazioni e di contenuti.

Un professore universitario che scherza con i suoi amici, potrebbe finire per rivelare ai suoi studenti imbarazzanti e personali dettagli di sé.

I pubblici connessi rendono più sfumata la separazione tra la dimensione pubblica e quella privata. I social media dispongono di molteplici funzionalità tecniche che consentono di definire, per ogni singolo contenuto, il suo grado di visibilità.

Tuttavia tali funzionalità sono complesse al punto che spesso gli individui ne perdono il controllo e come conseguenza, non hanno sempre una precisa consapevolezza di quali comunicazioni siano private e quali invece pubbliche.

Ci sono poi le impostazioni di default dove il sistema decide comodamente per noi, senza la nostra piena consapevolezza. Le diverse possibilità per la costruzione di una identità online hanno prodotto talvolta una visione del sé frammentata e molteplice.

Un singolo individuo oggi ha la possibilità di costruire diverse identità virtuali (i nostri profili social, ad esempio) ognuna delle quali verrà usata per delineare altrettante persone in contesti e in ambienti differenti.

L’esempio di Ready Player One di Cline e Spielberg

In questo senso ci aiuta un’opera come Ready Player One di Ernest Cline, romanzo ambientato nel futuro, dove la tecnologia ha preso il sopravvento, specialmente nella vita nei personaggi che usano il mondo virtuale di Oasis come valvola di sfogo, in termini videoludici e non solo.

Un mondo virtuale dove trova spazio il tema del gambling con roulette e slot online unito a tanti altri aspetti tipici dello svago digitale degli ultimi 10-15 anni.

Per certi versi il libro e il film di Spielberg costituiscono un valido esempio e una satira azzeccata rispetto a quanto stiamo vivendo, soprattutto se si pensa al fatto che il film abbia anticipato alcuni aspetti della recente pandemia e conseguente lockdown.

Del resto i romanzi di fantascienza da lungo tempo hanno avuto i meriti di anticipare il futuro, si pensi ad esempio alle intuizioni di Huxley, a quelle di Orwell o a quelle più recenti di scrittori visionari come Gibson, Sterling e Dick. Molte intuizioni a breve potrebbero diventare parte della nostra vita e del quotidiano.

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