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L’OPERAZIONE “Fast Money”: smascherata truffa da 200 mila euro

Architettata e condotta da un ex giocatore professionista di serie A di basket, promotore finanziario, e da altre sette persone attraverso lo “Schema Ponzi”

ANCONA, 30 marzo 2021I finanzieri del Gruppo Tutela Economia del Nucleo di Polizia Economico–Finanziaria di Ancona, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno portato a termine una complessa indagine di polizia giudiziaria, che ha consentito di smascherare una articolata truffa architettata e posta in essere da un consulente finanziario di Bergamo, di 54 anniex giocatore professionista di serie A di basket – che, unitamente ad altre sette persone, avrebbe circuito una decina di vittime (imprenditori, dipendenti e liberi professionisti) tra cui anche un anconetano, autista di bus di linea, promettendo lauti rendimenti e intascando le somme apparentemente investite.

L’illecita attività finanziaria, interrotta grazie all’intervento delle Fiamme Gialle doricheha prodotto danni per le vittime del raggiro per oltre 200 mila euro ed è stata perpetrata grazie all’utilizzo di un complesso schema truffaldino, che si avvaleva di svariate società ubicate oltre che in Italia, anche in Austria, Cipro, Lussemburgo, Svizzera e Gran Bretagna.

Le strutturate indagini di polizia giudiziaria, svolte anche mediante l’utilizzo di minuziosi accertamenti bancari, hanno consentito di raccogliere importanti elementi di prova utili per ricostruire e cristallizzare la responsabilità penale degli otto indagati, la cui condotta avrebbe avuto come unico fine quello di impossessarsi fraudolentemente dei risparmi delle vittime in assenza di qualsivoglia attività di investimento reale, in attuazione del cosiddetto “Schema Ponzi”.

Quest’ultimo è una tecnica illecita in base alla quale si promettono ingenti guadagni alle vittime che versano risorse finanziarie a titolo di investimento, a patto che queste reclutino nuovi “clienti“, i quali diventano, a loro volta, vittime della truffa. Tale schema permette a chi inizia la catena e ai primi soggetti coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente di trovare nuovi clienti disposti a pagare le nuove quote. 

I guadagni sul capitale iniziale investito derivano, infatti, esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie. Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi affidati non danno alcuna vera rendita. I primi interessi pagati dagli organizzatori degli illeciti sono effettivamente versati per far credere che il sistema funzioni veramente. 

Le caratteristiche tipiche sono: promessa di alti guadagni a breve termine, ottenimento dei guadagni da escamotage finanziari o da investimenti di “alta finanza documentati in modo poco chiaro, offerta rivolta ad un pubblico non competente in materia finanziaria, investimento legato a un solo promotore o azienda. Il rischio di investimento è crescente al crescere del numero dei partecipanti.

Le indagini, avviate a seguito della denuncia della vittima anconetana, autista di bus di linea, oltre a confermare gli innumerevoli episodi di truffa, realizzati tra il 2016 e il 2019, in parte emersi a seguito di analoghe indagini svolte da altri due reparti della Guardia di Finanza sotto il coordinamento delle rispettive Procure, hanno evidenziato, attraverso gli ulteriori accertamenti richiesti dall’autorità giudiziaria dorica, l’esistenza di un unico disegno criminoso posto in essere da tutti gli indagati.

Infatti, i membri del sodalizio raccoglievano i risparmi dei malcapitati, con modalità non consentite dalla normativa di settore. Gli investitori venivano indotti in errore con artifizi e raggiri e con l’illusione di rendimenti fino al 12% annuo sulle quote versate.

Al riguardo, i suddetti artifizi e raggiri consistevano nel: proporre l’acquisto di prodotti finanziari, in specie quote di crowdfounding (ossia micro- finanziamenti ad imprese operanti in settori ad alto sviluppo tecnologico), per il tramite di società appositamente costituite, ma prive di autorizzazione a operare in Italia; omettere la consegna all’investitore del prospetto informativo ai sensi del Regolamento di attuazione del Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, nonché di fornire ogni informazione sul tipo di investimento proposto in quanto di fatto inesistente; garantire falsamente rendite elevate.

Le somme così raccolte non venivano in alcun modo investite, ma servivano per alimentare l’intero circuito fraudolento, in cui gli investitori versavano denaro, che, in realtà, era destinato a corrispondere i profitti promessi ai precedenti investitori, nonché le copiose provvigioni ai partecipi della struttura criminosa.

Nell’ambito di tale operazione, denominata “Fast Money”, l’Autorità Giudiziaria anconetana, condividendo la tesi degli investigatori, ha emesso decreto di citazione a giudizio per gli otto soggetti, tra i 51 e i 72 anni, residenti in Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto e in Austria, ritenuti responsabili, a vario titolo, delle diverse condotte truffaldine commesse tra l’Italia, in particolare la città di Ancona, e il territorio estero, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019. Il reato contestato a tutti gli indagati è la truffa, aggravata dalla transnazionalità.

L’esito delle attività investigative ha permesso, altresì, alla Consob, in un primo momento, di sospendere in via cautelare l’ex professionista di basket dall’esercizio dell’attività di consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede e successivamente di radiarlo in via definitiva.

L’operazione di servizio, svolta sotto l’egida dell’Autorità Giudiziaria dorica, testimonia il presidio esercitato dalle Fiamme Gialle nel contrasto alle truffe in danno della buona fede dei singoli cittadini e della salvaguardia del loro patrimonio, insidioso fenomeno che, alterando le regole della sana competizione tra i cittadini, danneggia gli onesti. 

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