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Cronaca

Montemarciano Auto travolge e uccide coppia in bici sul lungomare

La tragica notte di Marina: le vittime Alberto Catani e la compagna Stefania, per i quali non c’è stato purtroppo nulla da fare

MARINA DI MONTEMARCIANO, 17 giugno 2022 – Alberto se n’è andato in una sera, calda, di giugno mentre con la sua compagna stava facendo una tranquilla pedalata sul lungomare di Marina tra lo Chalet e il ristorante Nialtri.

Per cause ancora in corso di accertamento una Fiat Panda ha centrato in pieno i due fidanzati, scaraventandoli a una ventina di metri di distanza dal punto dell’impatto.

A bordo dell’auto si trovavano una mamma di 38 anni L.M., cameriera in un ristorante, e sua figlia di 7, che sono rimaste illese.

L’auto, prima di ribaltarsi e travolgere i due giovani, ha urtato un camper in sosta e, successivamente la colonnina di un parchimetro.

E’ morto così Alberto Catani ed è morta così la sua compagna Stefania Viterbo, una ragazza pugliese di 39 anni, che da alcuni mesi aveva lasciato la sua regione di origine per andare a vivere con Alberto a Marina di Montemarciano.

Alberto era un amico, era stato un mio calciatore, lo avevo allenato sia a Fabriano che a Castelferretti. Era un ottimo centrocampista, uno di quelli dai piedi sopraffini e dalla visione eccellente, tanto che sembrava avesse un occhio anche dietro la testa ed era generoso, in campo come nella vita.

Aveva giocato a Pesaro con la Vis in serie C2, a Fano e Urbania in serie D e aveva poi giocato anche tanto anche in Eccellenza e nelle categorie inferiori.

Era anche un bravo allenatore, soprattutto di squadre giovanili. Quando era ragazzo, le squadre di serie D se lo contendevano perché era uno degli under migliori della regione.

Ma Alberto Catani era soprattutto un ragazzo splendido, un giovane uomo solare e leale, un entusiasta della vita, una persona stupenda, sempre positiva e aperta al dialogo.

Spesso mi telefonava per chiedermi consigli sulle squadre di calcio, per offrirmi la sua disponibilità a lavorare insieme.

E spesso ci incontravamo al mare o a cena: l’ultima volta mi aveva raggiunto ad Acqua Salata per salutarmi e altre volte per cenare insieme all’amico comune Michele Quirino.

Anche nel lavoro era eccezionale: si dava da fare, si impegnava, non lesinava sacrifici. Faceva il rappresentante di prodotti alimentari e svolgeva il suo lavoro con estrema professionalità e umanità.

Mi aveva telefonato anche l’altro giorno per salutarmi perché mi aveva incrociato, io in scooter e lui in auto, sul lungomare. Era legatissimo a me e ci volevamo molto bene.

Non posso ancora crederci, non possiamo ancora crederci.

Non si dovrebbe morire così, mentre si pedala insieme in una sera d’estate, felici, magari quasi mano nella mano.

Caro al Cielo è chi muore giovane

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