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Staffolo I “Toni caldi” di Carlo Cecchi

«L’arte è un territorio talmente complesso e bello che è una grande risposta ai problemi dell’umanità, l’imbecillità che circola è una pandemia vera»

di Cristina Amici degli Elci

Staffolo, 21 ottobre 2022 – Carlo Cecchi ha presentato domenica scorsa, alla presenza del sindaco Sauro Ragni, la sua mostra Toni caldi nella chiesa di San Francesco mentre sta lavorando su altre due esposizioni a Roma e a Firenze. Esposizione – a cura della storica d’arte Francesca Pietracci – che rimarrà aperta sino a sabato 29 ottobre

La mostra accoglie anche un’opera, Il passo del cielo, dalle dimensioni di 5 metri per 2

In cosa consiste questa esposizione? 

«Nasce in San Francesco perché mi era piaciuta l’idea di creare una qualcosa che fosse articolata o fosse armonica con i colori di questa chiesa. Quindi, ho deciso di intitolarla Toni caldi. Ci sono altri lavori, naturalmente di periodi diversi, ma tutti quanti hanno il richiamo al colore beige, questo è il motivo per cui c’è anche questa grandissima opera presentata alla Biblioteca Angelica di Roma nel 2018, poi è arrivata la tragedia del covid e mi sono dovuto fermare». 

Ci puoi introdurre l’opera? 

«Ha una dimensione di metri 5×2, è un disegno su carta da spolvero che è una carta molto importante che serve per preparare gli affreschi. Si tratta di un cielo animato, tutto fatto a carboncino. Ho disegnato una quantità di animali con carboncino bianco tanto da essere quasi trasparenti, evanescenti. L’opera si chiama “Il passo del cielo“». 

Toni caldi in questo periodo di scenari molto freddi: la guerra, la minaccia atomica, come si pone di fronte a ciò?  

«Personalmente mi pongo con una solenne incavolatura perché ancora siamo ai livelli di far guerra per i confini, quindi non siamo cresciuti molto dall’età della pietra che forse era il periodo migliore, perché non c’erano neanche questi confini. Però la guerra è una cosa stupida, quanto violenta. Ma, ovviamente, in ballo ci sono gli interessi che sappiamo»

Quindi l’arte cosa fa? 

«Ho  scritto nell’invito, L’arte come presidio. Ecco l’arte, credo che sia un grande presidio nei confronti della guerra, della crudeltà, della violenza. Quindi il senso è questo, l’arte può rispondere a questi eventi drammatici. Le guerre nascono per la volontà di esercitare violenza, occupare territori che forse contengono petrolio oppure semplicemente per la stupidità dei governanti che comunque hanno un problema, sembra che giochino a scacchi con noi, col popolo, con le persone, che hanno ben altri interessi e che amano la bellezza del mondoLarte è un territorio talmente complesso e bello che è una grande risposta ai problemi dell’umanità. L’ imbecillità che circola è una pandemia vera».

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