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Cronaca

L’intervista Alessandro Cerioni: «Università privilegio per pochi fortunati» – Video

Parla il giovane universitario jesino che viveva in 9 mq di appartamento a Milano per 650 euro al mese e che ha suscitato clamore nei media: «Noi formiamo eccellenze che altri Paesi si prendono al termine del percorso di studi»

JesiAlessandro Cerioni da Jesi si presenta come «un ragazzo che, come tanti, è arrivato a Milano per studiare le leggi della fisica al Politecnico, dopo aver vissuto un’esperienza in Svezia nell’ambito del progetto Erasmus che mi ha aperto sia spazi che mente».

«Lì ho avuto la fortuna di fare un’esperienza di studio per ampliare i miei orizzonti culturali e mi hanno colpito l’ampiezza degli spazi destinati allo studio e all’accoglienza degli studenti, nonché, e soprattutto, il fatto di aver avuto a disposizione una residenza ancor prima di iniziare il dottorato. Ciò mi ha fatto riflettere molto sul livello di attenzione che viene posto allo studio, quale volano di uno sviluppo e di una crescita del sistema Paese in uno Stato che da sempre rappresenta un fulgido esempio per un welfare sostenibile a livello internazionale».

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«Nonostante ciò, ho deciso di ritornare a Milano, nel Paese e nell’università che amo profondamente, anche per la presenza dei miei amici nella città. In poco tempo ho dovuto cercare una sistemazione e la casa da 9 mq a Porta Venezia a 650 €, trovata accidentalmente su Instagram, mi è sembrata il miglior compromesso in quel momento in quanto la centralità e la privacy che offre sono aspetti per me importanti».

Alessandro Cerioni ci mostra la sua casa

«Questa vicenda mi ha dato un’occasione di profonda riflessione su quello che è diventato il mercato immobiliare degli affitti di città metropolitane come Milano, che rappresenta un esempio di eccellenza economica produttiva e universitaria. Perché rendere questa eccellenza un privilegio per pochi fortunati, cioè solo per coloro che hanno alle spalle un supporto, un ammortizzatore sociale improprio (famiglie abbienti) che consente di accedervi? Occorre a mio parere una revisione del sistema in un’ottica che permetta a uno studente di non dover optare per soggiorni campali in tende improvvisate quali alloggi temporanei. Dobbiamo fare in modo di non gravare troppo sui familiari e di creare un network virtuoso in cui i giovani possano scegliere l’Italia per il proprio percorso formativo e che trovino qui la loro risposta professionale. Nella nostra terra. Noi formiamo eccellenze che altri Paesi prendono al termine del percorso di studi. Questo si traduce in una perdita economica enorme per l’Italia». 

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«Durante tutta questa vicenda non ho mai pensato di lamentarmi, perché sono consapevole di quanto io sia privilegiato. Non mi piace, però, scarsa attenzione di questo Paese verso i giovani, verso i quali mancano quegli investimenti necessari per invertire le tendenze negative e i circoli viziosi sopra menzionati». 

Nei giorni scorsi i media hanno giustamente riportato ed esaminato il caso degli studenti universitari che, fuori sede, non riescono a trovare una stanza, un appartamento che li ospiti se non dietro esborsi di somme che non tutte le famiglie degli studenti stessi hanno a disposizione.

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Tende davanti alle università, proteste che però superano, secondo noi, il mero fatto estemporaneo ma, anzi, portano alla luce elementi o fatti che dovrebbero far pensare e agire i nostri governanti.

Emblematico l’esempio di Alessandro, apparso sui quotidiani e in talk show televisivi per la sua scelta di vita. La realtà è molto più profonda e soprattutto sociale.

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«Anche i figli di chi non ha possibilità economiche debbono poter studiare, i giovani che vengono formati in Italia e scelgono l’Italia per lavorare sono risorse e volani di sviluppo che il nostro Paese non può ignorare in una prospettiva di crescita totale: scolarità, lavoro, sviluppo economico e ricerca». 

È quanto abbiamo chiesto ad Alessandro.  

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