Attualità
Castelbellino In festa per il vangelo di Marco scritto sui muri della chiesa (video)
30 Maggio 2022
L’opera di don Maurizio Fileni inaugurata ieri in San Marco a Stazione alla presenza del vescovo Gerardo, di monsignor Giovanni Tonucci e di tanti fedeli
Castelbellino, 30 maggio 2022 – La chiesa di San Marco evangelista ha cambiato volto, in un momento solenne, quello di ieri pomeriggio, quando finalmente i teli che coprivano l’opera realizzata da don Maurizio Fileni, sulle note del canto “Fiore meraviglioso“ intonate dal coro parrocchiale, sono stati scoperti sull’intero Vangelo di Marco ritrascritto a mano in dialetto jesino.
Un evento accompagnato da Beatrice Testadiferro, direttrice del settimanale diocesano Voce della Vallesina, che ha visto la presenza del vescovo, Gerardo Rocconi, e del Nunzio Apostolico mons. Giovanni Tonucci, e allo stesso tempo un pomeriggio gioioso, allietato non solo dai canti del coro parrocchiale ma anche dalle letture di alcuni passi del Vangelo, alla presenza di una comunità che attraverso applausi e sorrisi ha dimostrato tutto il suo apprezzamento per il lavoro di questo parroco che non finisce mai di stupire.
«Questa è un opera d’arte?», la domanda che pone a se stesso don Maurizio Fileni.
«Io dico che è un’opera», la risposta che si dà.
«Se sarà un’opera d’arte lo potremo dire fra due o tre generazioni, ma sono fiducioso, fin da oggi posso dire, forte dell’esperienza di Monte Roberto, che piace ai nonni, ai genitori e ai più piccoli. Non mi fido dei critici, mi fido solo del popolo».
Quella inaugurata ieri è la seconda opera prodotta da don Maurizio, la prima è stata inaugurata nella canonica di Monte Roberto, e ha entusiasmato così tanto Mons. Giovanni Tonucci, che lo stesso con la complicità del vescovo Gerardo, ha fatto sì che l’eco e la meraviglia suscitate arrivassero in Vaticano.
Si tratta di 23.000 parole, che ricoprono 56 mq di pareti, su 1.680 righe, 677 versetti, 600 euro spesi per pennarelli indelebili.
Sui muri che una volta erano di una vecchia fabbrica di conserve, poi di un laboratorio di macchine artigianali agricole, e adesso chiesa, ora c’è la parola di Dio che abbraccia un’interazione comunità: un modo originale, quello di don Maurizio, ma che continuerà a proporsi anche alle generazioni future.
(c.l.)
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