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Calcio

Chiaravalle Biagio Nazzaro, 100 anni con retrocessione

Amarissima celebrazione: i tifosi non se lo meritavano, quando una stagione si conclude in questo modo le responsabilità sono di tanti, di tutti

Chiaravalle, 2 giugno 2022 – Un compleanno che doveva essere festeggiato, celebrato e ricordato: i 100 anni della Biagio Nazzaro! Un compleanno macchiato da una retrocessione dura da digerire per tifosi e sportivi ed evitabilissima, considerate le forze in campo.

Una retrocessione anche per questo più dolorosa. Quando una stagione si conclude in questo modo le responsabilità sono di tanti, di tutti, dai calciatori, alla società, dagli allenatori alle componenti dirigenziali.

Chi ha occhi attenti può analizzare le cause di una conclusione sportiva nefasta e fallimentare.


La società aveva due anime: quella nuova, proveniente da Marzocca, composta da Cerioni, Spadoni e Tittarelli, il ds giornalista, e quella chiaravallese, con in testa Lorenzo e Cesare Parasecoli e i tanti sportivi dirigenti che da lustri si sobbarcano l’onere di tirare avanti la baracca, talvolta (ma non questa) essendo fin troppo impermeabili a entrate esterne.

Dietro, ma non di molto, l’Amministrazione comunale, in primis il sindaco Damiano Costantini e immediatamente dopo il consigliere comunale Stefano Tanfani, che hanno sempre convintamente sostenuto la società biagiotta, che ha ottenuto, come succede in altre realtà contributi comunali per la gestione dello stadio e del campo dei Pini.


La componente esterna e quella chiaravallese, che si sono sempre mal sopportate, hanno allestito una squadra di riguardo: si capiva lontano un miglio, però, che difficilmente le due entità avrebbero potuto coesistere.

Ufficialmente alla guida del sodalizio c’è sempre stato Cesare Parasecoli, il presidente, sostenuto dal cugino Lorenzo, imprenditore e figlio del grande Plinio che la Biagio l’aveva portata perfino in Interregionale (l’attuale serie D). Nessuno dei personaggi provenienti da Marzocca, però, aveva assunto un ruolo ufficiale nella presidenza o nella vicepresidenza. In compenso si era costruita una squadra forte, almeno sulla carta.

Avere in organico calciatori come Giovagnoli, Rossini, Marini, Tomba, Carbonari, Pierandrei, Pieralisi, Ruzzier, Gallotti e diversi altri avrebbe fatto pensare a un campionato di avanguardia: la squadra, sempre sulla carta, valeva le prime 5 posizioni. Ma il calcio non è la matematica e non si sono fatti i conti con l’età di qualche calciatore e soprattutto con le motivazioni che troppi ultratrentenni non possono più avere.

Una componente, che è assente da troppo tempo, mancava nell’organico della Biagio: la chiaravallesità!

Nessun giocatore, in particolare nessun giovane tra quelli utilizzati, tranne Brega, è di Chiaravalle. A cosa serve avere un settore giovanile se non si utilizzano mai i calciatori della cantera locale? Perchè privilegiare sempre gli stranieri o i prodotti degli altri vivai invece dei propri giovani? C’è davvero tanta differenza tra gli uni e gli altri? No, non c’è.

Si gioca in Eccellenza ed è impensabile che negli ultimi 7 o 8 anni quasi nessuno del settore giovanile sia approdato in Prima Squadra e ci abbia giocato con una certa continuità. Questa è la colpa principale!

Ed i responsabili di questo stato di cose sono prima di tutto i dirigenti che non tracciano la strada e non danno direttive. Poi i responsabili del settore giovanile che dovrebbero proporre i loro ragazzi: possibile che nessuno dei giovani di Chiaravalle possa avere spazio in Prima Squadra?

Da tutte le altri parti succede il contrario, basti vedere nelle vicine Marina o Jesi, per non voler scomodare Urbania, Fossombrone, Atletico Ascoli, ecc. ecc.

La società si è divisa quando ci sarebbe stato bisogno di una forte unione: la componente esterna, quella composta da Cerioni, Tittarelli e Spadoni, è stata messa brutalmente alla porta come si è dato troppo presto il ben servito a Malavenda, un allenatore che alla Biagio aveva dato tanto e non si è avuto la pazienza di dargli ancora fiducia. Per non parlare di Omiccioli, un allenatore capace, esperto, professionale, trattato alla stregua di un signor nessuno e a cui alcuni hanno preparato il funerale senza alcun rispetto e dopo poche partite, mettendolo contro la parte più calda dei tifosi.

Poi Favi che, almeno stando ai rumors, avrebbe creato divisioni nello spogliatoio, mettendo all’indice anche alcuni suoi collaboratori tecnici oltre che escludendo dall’undici titolare dell’ultima partita, quella decisiva, il capitano Rossini che sarebbe stato utile avere fin dal primo minuto.

Altra responsabilità della società è quella di non aver richiamato Malavenda al timone dopo le dimissioni di Omiccioli. L’allenatore di Ancona conosceva i suoi calciatori molto bene ed era comunque ben visto dall’ambiente: probabilmente avrebbe potuto ancora dare un contributo importante alla causa rossoblù.

Se si cambiano tre allenatori in una stagione di 8 mesi c’è qualcosa che è stato sbagliato. Se invece dell’unione tra i dirigenti si privilegiano egoismi e polemiche, l’ambiente non si rafforza di certo.


Chi non è certamente retrocesso sono i tifosi che anche a Porto Sant’Elpidio, come altrove, hanno seguito la Biagio in massa: se i calciatori avessero avuto la passione dei loro ultras è probabile che la Biagio sarebbe ancora in Eccellenza.

In un anno da dimenticare i tifosi biagiotti hanno dimostrato di meritare la serie D non certo la Promozione.


Una retrocessione non è mai benedetta, men che meno nell’anno del Centenario. Con poche accortezze in più si sarebbe facilmente evitata: un pizzico di umiltà e di competenza e di compattezza.


Da cosa ripartire? Dai tifosi, certo, dal loro affetto, dalla loro passione. E poi, finalmente, dai giovani chiaravallesi e da una società più aperta e partecipata, più condivisa e meno incline alle polemiche e a mettere all’indice chi non si adegua al coro e chi ha idee diverse dalla vulgata dominante: ci vogliono competenza e professionalità, ci vogliono cultura sportiva e cultura generale non strizzare l’occhio a questo o quello, non ingraziarsi il potere ma affidarsi a chi ha conoscenze di calcio e di sport.


Così la Biagio Nazzaro potrebbe risalire in fretta la china e riconquistare il massimo torneo regionale: ci vogliono coraggio, umiltà, apertura a nuove forze e nuove persone appassionate, voglia di mettersi in discussione e unità di intenti.


Nonostante tutto, nonostante una retrocessione amarissima proprio nell’anno del Centenario, auguri Biagio Nazzaro!

(Redazione)

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