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COVID Stop visite strutture residenziali ma le relazioni non vanno interrotte

Diverse le associazioni che si interrogano: «Prevenzione del contagio e mantenimento degli affetti non devono essere in contraddizione»

ANCONA, 27 ottobre 2020 – Seppur il Dpcm del 13 ottobre, confermato da quello del  24 ottobre disponga la chiusura delle visite ai parenti, demandando la decisione ai direttori sanitari delle strutture e non siano cambiate le disposizioni della Regione Marche, «ogni giorno apprendiamo della decisione, da parte di molte residenze, soprattutto per anziani, del blocco degli accessi ai parenti».

L’Angsa (associazione genitori soggetti autistici) Marche, le Acli (Associazione cristiana lavoratori italiani) Marche, la Fondazione Paladini di Ancona, la Cooperativa Papa Giovanni XXIII, l’Uildm (Unione italiana lotta distrofia muscolare) del capoluogo, e il Gruppo Solidarietà di Moie, pensano all’unisono che «prevenzione del contagio e mantenimento degli affetti non devono essere in contraddizione».

«In una situazione già molto difficile da oltre sette mesi – aggiungono – nella quale in molti casi anche durante l’estate sono rimaste attive forti limitazioni alle visite, il nuovo blocco determina una situazione di fortissima sofferenza nelle persone e nelle famiglie. Ricordiamo che sono oltre 12.000 le persone ricoverate nelle sole residenze per anziani, demenze, disabili, salute mentale della nostra regione».

Per le sigle «se davvero si tiene alla tutela della salute psico fisica, riteniamo vadano responsabilmente trovate le modalità, anche con fantasia e creatività,  per non interrompere le relazioni. Se ciò non viene fatto, difficile non pensare che queste persone vengano ritenute “vuoti a perdere”. In questi giorni moltissime voci si sono levate contro decisioni che non tengono in conto quanta sofferenza e danno comporti l’interruzione  delle relazioni affettive con i propri familiari».

Focus anche su altri aspetti: «Nella gran parte delle residenze, specie quelle per anziani non autosufficienti, si è spesso  in presenza di standard di personale non adeguato rispetto ai bisogni. Una carenza vicariata, spesso, da familiari o assistenti remunerati dalle famiglie. Né la riduzione generalizzata delle persone ospitate nelle residenze, a causa degli isolamenti per i nuovi ingressi che riducono l’occupazione dei posti, determina aumento degli standard. In  molti casi, infatti, il personale è stato proporzionalmente ridotto».

Quindi l’appello alla nuova Giunta regionale affinché disponga che non venga meno il diritto alle relazioni e agli affetti.

«Molti sono gli strumenti che possono permettere visite in sicurezza. Diversi enti lo stanno già facendo nella responsabile consapevolezza che non c’è contraddizione tra prevenzione del contagio e mantenimento degli affetti e delle relazioni tra persone ricoverate e loro familiari e parenti».

(e.d.)

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