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Cronaca

FABRIANO L’INCANTO DEL PIANOFORTE, PATRIZIO FARISELLI CONQUISTA FABRIJAZZ

FABRIANO, 26 agosto 2017 – Patrizio Fariselli conquista l’oratorio della carità e FabriJazz. Il pianista degli Area ha incanto tutti con il suo pianoforte, e con la sua via “moderna” per esplorare i sentieri del jazz.

Pianoforte, tastiera ed effetti elettronici per un concerto vivo e brillante, dove pezzi della storia degli Area si sono miscelati con il repertorio del Maestro di Cesenatico ad altri provenienti da culture antichissime e citazioni apprezzate dal pubblico. Joe Zawinul (storico pianista e compositore dei Weather Report e di The Zawinul Syndicate scomparso nel 2007) e Beatles. Con una versione di “Blackbird” da brividi.

Un live introdotto dal presidente di Fabriano Pro Musica (organizzatrice di FabriJazz, manifestazione all’interno della quale si è esibito Fariselli) e da Max Salari, critico musicale e profondo conoscitore del prog rock, che ha raccontato brevemente la carriera di Patrizio Fariselli.

Questa sera appuntamento per jam al Mercato Coperto. Ultimo appuntamento prima del gran finale al loggiato di San Francesco con le esibizioni di fine corso.

Ottima l’adesione alla masterclass, che ha visto la presenza di moltissimi dei corsisti di FabriJazz. In prima fila soprattutto ragazzi, compreso un gruppo piuttosto numeroso che è rimasto incantato dalle parole e delle spiegazioni del Maestro di Cesanatico. Uno di loro, prendondo appunti su un taccuino ha scelto poi poi di lasciare libera l’immaginazione, ed ha creato una caricatura di Fariselli. Immediato l’apprezzamento. E l’autografo.

Maestro Fariselli, perché rispondere “sì” all’invito dell’associazione Fabriano Pro Musica che ha organizzato FabriJazz?

Ho risposto in maniera positiva perché mi piace fare quelle che io chiamo “conferenze concerto”, un momento dove mi piace mettere in scena miei vari repertori. Inanellare una serie di argomenti come la composizione o la sperimentazione  e la psicologia che c’è dietro l’improvvisazione.

Nei suoi 50 e più anni di carriera, ha visto mutare il mondo musicale più volte, cosa può essere da stimolo per i giovani musicisti?

Condivido quello che disse Socrate: “Io so di non sapere”. Perché davvero non so cosa possa essere da stimolo. So che non sono stati bei tempi, perché la spinta all’omologazione musicale è stata forte. La prepotenza del mercato è stata assoluta. Un giovane che nasce musicalmente oggi è difficile che riesca a sviluppare un percorso musicale autonomo. C’è però da dire che il livello medio di chi studia rispetto ai miei tempi è molto migliorato, possiamo dire tranquillamente che per loro l’improvvisazione non è più un mistero. Nonostante tutto sono ottimista perché ancora incontro ragazzi con la luce negli occhi, c’è voglia di conoscere e migliorare. Perché trovare dei “nonnetti pazzi” che scombinano certi schemi prefabbricati li porta a pensare musicalmente in maniera diversa. Crea dei cortocircuiti interessanti se c’è un ragazzo con un buon maestro a suo fianco.

Che rapporti ha con le Marche e con gli Agorà, storica band fabrianese degli anni 70?

Sono romagnolo, di Cesenatico, ho fatto il conservatorio a Pesaro ed ho avuto un lungo rapporto con Massimo Manzi che è il batterista degli Agorà. Ho suonato con gli Agorà a Pioracustic un paio di anni fa e poi con Manzi sono decenni che suono jazz, anzi, dal tempo dei tempi! È sempre un piacere tornare.

E proprio Massimo Manzi si è presentato ieri per salutare un amico, per ascoltare un collega e per rimettere al centro la musica come tutti dovrebbero fare.

(s.s.)

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