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Cronaca

GENGA CONTRO LA DEMOLIZIONE DELLO SPERONE ROCCIOSO UN SIT-IN AMBIENTALISTA

GENGA, 26 dicembre 2017 – Sit in di protesta e mobilitazione delle Associazioni ambientaliste, movimenti civici ed abitanti sulla questione dello sperone roccioso del Monte San Pietro. Italia Nostra, WWF, Legambiente e tante altre si sono trovate a poche decine di metre dal grande masso per una mobilitazione che fa seguito della richiesta del comune di Genga di rimuovere il grande affioramento di scaglia rossa calcarea sul versante sinistro del monte san Pietro, sopra la frazione Palombare di Genga. Descritto dall’amministrazione gengarina come potenzialmente  pericolosa per il centro abitato e per la ferrovia e potenzialmente messo in “crisi” dagli eventi sismici del 2016.

Da quei giorni de 2016 allo studio per vericare lo sperone a fine agosto 2017, una conferenza dei servizi tra i vari enti e la successiva ordinanza del sindaco di Genga (11 dicembre) che imponeva lo sgombero immediato dovuto “alla presenza di un masso pericolante posto su versante roccioso aggettante sulla strada di accesso all’abitato di Mogiano e sottostanti infrastrutture stradali e ferroviarie”. Da lì la mobilitazione delle associazioni ambientaliste fino ad arrivare alla consegna dell’ordinanza di sgombero dei 5 residenti e la chisura della strada che porta a Mogiano, la frazione minacciata.  

Associazioni e residenti nella zona che evidenziano: “Bisogna tener conto di due aspetti: chi ha scelto di vivere qui ed il paesaggio. Sono due aspetti che nel ventunesimo secolo possiamo far convivere senza l’utilizzo di esplosivi”. Una posizione che però cerca di mediare con i rischi, perché nessuna delle associazioni presenti intende sminutire l’eventualità del rischio. “Allora cosa di dovrebbe fare in Trentino? Bisognerebbe minare ogni angolo di territorio oppure metterlo in sicurezza. La posizione di chi si oppone è più che ragionevole, perché è evidente che se quella roccia fosse davvero un pericolo immediato per le persone la cosa cambierebbe. Noi pensiamo che si debba mettere in sicurezza ma bisogna trovare tecniche diverse, senza dimentare il bosco sottostante con il suo potere frenante”.

Messa in sicurezza con soluzioni alternative per le associazioni ambientaliste: l’imbragatura dello sperone roccioso unita ad una rete para sassi da finanziare con risorse non di provenienza comunale.

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