Segui QdM Notizie

Opinioni

JESI Alessia Polita: «A volte ti fanno sentire in colpa a essere disabile»

Il suo sfogo: «Quello che la gente non capisce è che una persona in sedia non ha alternative di parcheggio»

Avrei dovuto aspettare per scrivere quello che leggerete tra poco perché sono una bestia, e quando sono incazzata ne dico di ogni, ma non sono riuscita a darmi un freno perché, perdonatemi, ma ne ho fin sopra i capelli.

Oggi (ieri, ndr) sono andata in centro. E partiamo dal presupposto che per un disabile in carrozzina che è ben diverso da un disabile che deambula, trovare un parcheggio è peggio di cercare un ago in fondo all’oceano. (C’è bisogno di spazio per l’apertura della portiera, devi controllare che quando apri la porta non ci sia una buca più grande di te, ecc). Oltretutto quei pochi parcheggi che ci sono, sono occupati da macchine con le quattro frecce o come sempre da gente che non ha il cartellino o se ha il cartellino è della nonna, dello zio, del cugino di secondo grado della nuora.

Ma se non li cogli sul fattotutto è concesso. Come sempre mi reco verso il parcheggio delle Grazie perché è l’unica zona meno pericolosa per scendere con la sedia senza rompermi l’osso del collo.

E partiamo dal presupposto che, ogni volta, becco gente senza cartellino e non capisco perché i vigili non vi beccano mai, che poi un giorno che io ho segnalato a una forza dell’ordine di una macchina che era parcheggiata senza cartellino ha praticamente girato la testa sbattendosene.

Oppure quando sono andata al supermercato Arcobaleno ho visto due signori che risalivano in macchina, ovviamente nel parcheggio disabili senza cartellino, li ho ripresi e mi hanno risposto: ”Tu non sai chi sono io!”

“E chi sei tu!“Io sono un finanziere . E io non ho potuto che rispondere: “Bene, doppio coglione!(giusto per farvi capire ogni giorno in cosa dobbiamo imbatterci).

Fatto sta (come da foto) che i parcheggi erano tutti occupati e non avendo alternative l’ho messa dove non c’erano le righe e mi sono presa una bella multa. Ok mi sta bene, anche voi mi risponderete: le leggi sono uguali per tutti. D’accordo.

Ma se vedi un cartellino disabili, ci vorrebbe un minimo di buon senso. Ok non avete idea di cosa vuol dire stare in sedia, ma spero avrete un minimo di cervello per capire che se non blocco strade, se non mi metto sul marciapiedi se non ingombro strisce pedonali, se non mi metto in uno scivolo, potresti chiudere un occhio, perché sono una persona in sedia con le sue difficoltà.

Lo stesso occhio che devo chiudere io quando vado al cinema e mi mettono in un angolo sotto lo schermo perché non conto un cazzo. Lo stesso occhio che chiudo quando prenoto un biglietto al teatro e mi esiliano in ultima fila, a non vedere una minchia. Lo stesso occhio che chiudo quando vado in centro e nonostante la bellissima e nuovissima pavimentazione non entro ancora in metà dei negozi. E potrei mettermi qui a fare un elenco lungo un kilometro.

Pensate. Chiudo anche gli occhi se devo andare in bagno e mi metto dietro un cespuglio perché nessun bar in centro è accessibile ad una persona in sedia.

Ora non sono le 40 euro di multa perché non mi cambia la vita. Ma quello che la gente non capisce è che una persona in sedia non ha alternative di parcheggio, abbiamo una sedia con le complicazioni che ci portiamo dietro. Qui non è un discorso che la pandemia ha rincoglionito la gente.

Il problema è che non c’è più buon senso e comprensione. La società certe volte ti fa sentire in colpa ad essere disabile.
Vergogna.

Alessia Polita

©RIPRODUZIONE RISERVATA

News